Finisce il Periodo di Gratitudine.

La bambina cinese guarda dalla torre di attesa.

Pao Chin Tien s’incazza.

Il terreno era simile a ghiaccio nero. I corpi dei dannati stremati, riflessi di fantasmi, si specchiavano sulla superficie duplicando il dolore che permeava l’aria. Una marea di larve nude fluiva come muco dalle torri di attesa ai vari Palazzi per andare a subire le più atroci sevizie.

Jun sapeva che entro due giorni anche lei sarebbe scesa lungo le scale umide della torre per attraversare quell’immenso spiazzo nero. Per quarantasette giorni aveva cercato di calcolare il tragitto più lungo, per guadagnare tempo prima dell’infinito.

Alcuni giorni prima, proprio verso la fine del Periodo di Gratitudine, Jun aveva scoperto che, se si concentrava un po’, l’orizzonte dell’Inferno si tramutava in una sorta di pellicola trasparente. I turbolenti miasmi del cielo si allungavano stirandosi come graffi in un sacchetto della spazzatura, rivelando la realtà dei mortali. Era stato quello a consentirle di ricordare com’era morta: nello schermo si vedeva benissimo il soppalco del capannone in cui viveva con i genitori. Si vedeva la ruggine e la polvere grassa che ricopriva in poco tempo ogni cosa all’interno. Si vedevano i sottili materassi in gommapiuma gettati in un angolo. Si vedevano i corpi di due adulti e una bambina riversi sugli stessi materassi, con rivoli di sangue che dai corpi imbevevano la spugna rendendola lucida come un tessuto organico.

- Resterai per sempre qui: tra due giorni ti destinerò a un Palazzo. - Pao Chin Tien, l’abominio, la riportò alla realtà. Quella specie di cinghiale su un corpo gonfio e marcio, dalla voce roca come pietre sgretolate, era un Guardiano giusto, almeno finché non si diventava ospiti dell’Inferno in via definitiva. - Nessuno ha pregato per te nel Periodo di Gratitudine.

- Non è giusto - aveva sussurrato Jun.

Pao Chin Tien aveva ruggito, indicando l’orizzonte - Non frignare! Una possibilità ancora c'è. Giocatela nei due giorni che ti rimangono.

Jun aveva guardato l’orizzonte e sullo schermo c’era un ragazzo scheletrico chino a leccare un cesso.

La Cittadella delle SS.

Maledetti cinesi ovunque.

Le assistenti sociali fanculano Floyd.

La sopraelevata circondava Milandia come un rosario di metallo rugginoso: in ogni stazione conveniva pregare per la propria salvezza. Tangente a vari settori dell’hinterland, il sistema era il meno sicuro ma il più veloce per fiondarsi nella periferia. L’ultimo tragitto portava dal settore a luci rosse, Lecco, a quello dei Servizi Sociali, SS, attraversando le frazioni di Pregate e Crepate (MI).

La Cittadella dei Servizi Sociali era in realtà un vecchio bunker antiatomico riconvertito. La struttura, bassa e grigia, si allungava per centinaia di metri in mezzo a un reticolo di zona industriale come un chip di cemento armato su una motherboard impolverata.

Vedendo l’assembramento di sbandati di ogni razza che formicolavano intorno alla Cittadella, Floyd capì perché i Servizi Sociali erano stati spostati in periferia. Centinaia di barboni inscatolati in umidi wafer di cartone lungo le pareti, tappeti con elefantini e buddini, qualche morto e parecchie risse, costituivano un patchwork un po’ kitch per la Milano da bere. I blindati della Polizia Municipale sgommavano in mezzo -ma anche sopra- la gente, badando che si scannassero tra loro e che non gli venisse in mente di imbrattare gli edifici di proprietà del Comune con le loro interiora. Floyd si mise in fila. Per un battito di ciglia le migliaia di poveracci intorno alle SS gli fecero schifo. Poi si ricordò di essere uno di loro.

Il Vecchio Cinese Qualsiasi, VCQ, era alto come un bidone della mondezza, ma più largo. Fasciato in una lucida tuta color cobalto, iniziò a scassare il cazzo a Floyd per il posto nella fila. - Drogato andare indietro in tuo posto, cioè morto in cesso.

- C’ero prima io, nonnetto - sibilò Floyd.

- Drogati sempre paranoia. Tu non hai soldi per trattamento, tu vale come guano di piccione malato - ridacchiò VCQ.

- Eh, perchè, tu sei un bambolo di porcellana? Io ti sventro.

- Antico proverbio cinese dice bocca di coltello e cuore di tofu.