L’uomo del mondo terreno, Floyd, si era intrufolato nel capannone qualche giorno prima, non appena i sigilli della polizia erano stati rimossi. Jun aveva cercato di contattarlo senza interagire con il mondo fisico, proiettando immagini e pensieri nel suo cervello. Ma le sostanze che egli assumeva rendevano difficile la comunicazione, virando ciò che riceveva in una tinta rugginosa e terrificante. Quella sera Floyd era stato capace di fare ammazzare una ragazza che era con lui al ristorante cinese e di farsi catturare dalla Triade. Il fato l’aveva spinto più volte nella sua vita a confrontarsi con i cinesi, ma mai nella maniera più adeguata. L’uomo era stato trascinato nella comunità di Jun solo a causa della sua disperazione e necessità fisica. Jun sperava comunque di raddrizzare la spinta del fato nella direzione che poteva esserle utile. Magari utile anche alle centinaia di suoi compaesani che venivano sfruttati dalla Triade in quei sudici capannoni per venti ore al giorno. Floyd era l’unica persona che poteva fare qualcosa per le anime di Jun e dei suoi genitori: vendicarsi della Triade.
Jun avrebbe rischiato la dannazione immediata col prossimo tentativo. Quella era la punizione per chi interagiva col mondo terreno in maniera diretta. Ma non aveva più nulla da perdere, visto le poche ore che mancavano all’Alba del Tormento.
Il cervello ha un retrogusto di amarena.
Allucinazione di un’ombra cinese.
Un inferno relativamente infernale.
Floyd si svegliò più per il sapore in bocca che per il contatto della faccia con il pavimento gelido. Nel tragitto dallo stordimento alla semilucidità da tossico pregò fortemente che il sapore acidulo di sangue che aveva in bocca fosse il suo e non quello della puttana. Con le malattie che giravano non si sa mai.
Era in una semplice stanza rettangolare di cemento, spoglia e dimessa, con un piccolo abbaino che gli fece capire di essere sotto il livello stradale. L’odore più penetrante era quello di formalina, un acre strato che si posava su una base di cibo deteriorato ed escrementi. Un ticchettio costante di macchinari proveniva dal piano superiore. Probabilmente l’avevano trasferito dal ristorante cinese a qualche altro loro lunapark: qualcosa gli diceva che i suoi organi vitali sarebbero stati l’attrazione principale, ma che i fucili del baraccone non erano affatto ad aria compressa.
Dopo alcuni minuti una delle tante macchie di umidità sul muro, tra le quali più di un fervente integralista avrebbe scorto il faccione di qualche santo, si mosse verso di lui. Floyd si asserpentò, pensando che il divertimento per i Triadi stesse per iniziare. Si rese conto che l’ombra non era un manigoldo dagli occhi a mandorla con una .45 ma la sagoma evanescente di una bambina. Dalla risatina si rese conto che era una vecchia conoscenza.
- Azz, ancora allucinazioni. Devo smetterla con quella merda Chimica, devo smetterla.
Venne fulminato dal pensiero che la mancata assunzione di Chimica non gli aveva causato disturbi fisici per tutto il giorno. Ma gli sovvenne che ci avrebbero pensato i cinesi, se non fosse riuscito a uscire di lì. Se solo fosse stato così bravo a tagliare la corda come lo era a tagliare la coca.
Forse in un momento di totale cracca Floyd avrebbe accettato il dialogo con l’ombra a forma di bambina cinese come gli effetti collaterali della Chimica. Le avrebbe detto -hei, sto volando, amica- e avrebbe schiacciato un pisolo, o qualsiasi altro nano, in attesa di procurarsi la pasta successiva, dimenticandosi immediatamente della sua presenza. Ma in quel momento non era fatto, e dovette sforzarsi di non passare per scemo con il suo inconscio nell’ascoltare un’ombra.
La bambina gli disse che era morta, ovviamente, e gli stava parlando dall’inferno. Ok, registrato. Se qualcuno non l’avesse aiutata entro poche ore la sua anima sarebbe stata destinata alla dannazione eterna in uno dei Palazzi dell’inferno. Ok, input, funziona così anche a occidente. Lui doveva far fuori la Triade di Milandia e liberare i clandestini cinesi sfruttati. Col cazzo.
Gliel’avrebbe spiegato subito alla piccola ming cos’avrebbe fatto il vecchio Floyd. Avrebbe pensato a un modo di volatilizzarsi come una nuvoletta d’elio.
- Perché dovrei aiutare la tua gente? - disse Floyd.
Jun mentì, e lo fece anche male. - Perché altrimenti una volta ucciso finirai all’inferno cinese, al Quarto palazzo.
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