L’unico aspetto interessante delle sue giornate era costituito dalle chiacchiere delle clienti, che Sophie riusciva a cogliere dal suo bugigattolo. Nessuno riusciva a comperare un cappello senza fare dei pettegolezzi e lei, seduta a cucire nel retrobottega, ascoltava le chiacchiere che si facevano in negozio. Veniva così a sapere che il Sindaco non voleva mai mangiare verdure verdi, oppure che il castello di Howl, il Mago, era di nuovo in movimento sulle scogliere e che il suo terribile proprietario… Ma a questo punto la voce si riduceva a un bisbiglio, come sempre quando si parlava del Mago. Tuttavia una volta Sophie riuscì a sentire chiaramente che il mese prima Howl aveva catturato una ragazza della valle. – Barbablù – sussurrarono piano le voci in negozio, per alzare subito dopo il volume, mentre affermavano che la nuova acconciatura di Jane Farrier era proprio orrenda. Quella era una ragazza che non avrebbe attratto neppure il Mago, figuriamoci un uomo rispettabile! Fra tutti i bisbigli ce ne fu anche uno, fugace e impaurito, sulla Strega delle Terre Desolate, tanto che Sophie cominciò a pensare che Mago e Strega avrebbero proprio dovuto incontrarsi. – Sembrano fatti l’uno per l’altra – fece notare al cappello che aveva in mano – qualcuno dovrebbe proprio organizzare una bella gara fra quei due! –

Improvvisamente, ai primi di aprile, i pettegolezzi si incentrarono tutti su Lettie. Si diceva che la pasticceria fosse incredibilmente affollata, di giorno e di sera, da gentiluomini che volevano essere serviti dalla nuova commessa e che compravano quantità enormi di dolciumi pur di parlarle. Lettie aveva avuto ben dieci proposte di matrimonio, dal figlio del Sindaco allo spazzino, ma lei le aveva rifiutate tutte, dicendo che era ancora troppo giovane per prendere una qualsiasi decisione.

– Mi sembra che Lettie si sia comportata finora in modo molto sensato – disse Sophie a una cuffia che stava foderando di seta plissettata. E Fanny commentò compiaciuta: – Sapevo che se la sarebbe cavata benissimo! – Sembrava che fosse sinceramente felice della notizia, ma a Sophie venne da pensare che forse Fanny era doppiamente contenta perché Lettie non era più nei paraggi. – Lettie non sarebbe andata per niente bene con le clienti – disse alla cuffia, mentre pieghettava la seta dal colore di un fungo verdastro – avrebbe fatto sembrare affascinante anche un vecchiume triste come te. Le altre donne guardano Lettie e perdono ogni speranza… –

Man mano che il tempo passava, Sophie parlava sempre di più con i cappelli, visto che non c’era nessun altro con cui scambiare quattro chiacchiere. Fanny se ne stava fuori quasi tutto il giorno a mercanteggiare o a cercare di invogliare le signore a nuovi acquisti, mentre Bessie era impegnata a servire e a comunicare a tutti i suoi progetti matrimoniali. Sophie prese così l’abitudine, man mano che finiva un cappello e lo metteva sull’apposita forma, di fare una breve pausa dal lavoro; si soffermava a valutare il copricapo, che in quella posizione sembrava una testa senza corpo, quindi gli spiegava chi avrebbe dovuto essere la sua proprietaria, gli descriveva l’immaginario fisico sottostante, lo blandiva e lo adulava, proprio come avrebbe fatto con una cliente. – Lei, mia cara, ha veramente un fascino misterioso – disse a una veletta che lasciava intravvedere dei piccoli strass. A un cappello color crema con delle rose che spuntavano al di sotto dell’ampia tesa predisse invece un ricco matrimonio, mentre a una paglietta verde come un piccolo vermiciattolo, adorna di una lunga penna arricciata dello stesso colore, non poté fare a meno di dire – Sei proprio giovane e fresca come una fogliolina primaverile! – Alle cuffie rosa sussurrava che avevano il fascino delle fossette di una bimba, mentre ai cappelli eleganti rifiniti in velluto diceva che erano intelligenti e arguti. Alla cuffietta con la seta plissettata color fungo disse: – Hai un cuore d’oro, e una persona di alto rango lo vedrà e si innamorerà di te –. Questo solo perché provava pietà per quella cuffia che sembrava così disadorna, austera, un po’ triste.

Il giorno successivo a quella frase, Jane Farrier entrò in negozio e comprò la cuffietta triste. Sophie fece capolino dal retrobottega e pensò che effettivamente la pettinatura di Jane era un po’ strana, come se la ragazza avesse attorcigliato ai capelli un mazzo di bastoncini. Era un vero peccato che Jane avesse scelto proprio quella cuffia.