In quel periodo sembrava che tutti volessero acquistare cappelli e cuffie; forse era il frutto della propaganda fatta da Fanny o forse era semplicemente l’avvicinarsi della primavera, stava di fatto che gli affari della cappelleria avevano proprio preso il volo, tanto che Fanny cominciò a dire in tono un po’ colpevole che non avrebbe dovuto essere così precipitosa nel piazzare Martha e Lettie fuori casa, perché a quel punto avrebbero potuto benissimo cavarsela tutte quante con i proventi del negozio.
Mentre i giorni di aprile correvano veloci verso il Calendimaggio, c’era talmente tanto da fare nella cappelleria, che Sophie aveva dovuto indossare un contegnoso abito grigio e servire in negozio. Ma tale era la richiesta che ella non riusciva a guarnire i cappelli fra una cliente e l’altra, per cui ogni sera la ragazza doveva portarsi il lavoro a casa, dove lavorava alla luce della lampada fino a notte fonda per poter avere dei cappelli da vendere il giorno successivo. I copricapo più richiesti erano le pagliette verdi vermicello come quella della moglie del Sindaco, seguite dalle cuffiette rosa. Poi, la settimana prima del Calendimaggio, entrò in negozio una cliente che voleva la stessa cuffietta color fungo che indossava Jane Farrier il giorno che ella si era imbattuta nel Conte di Catterack.
Quella notte, mentre cuciva, Sophie ammise a se stessa che la sua vita era veramente triste e monotona. Invece di parlare ai cappelli, man mano che li finiva cominciò a provarli e a guardarsi nello specchio. Ma fu un errore. Il serio vestito grigio che indossava non le donava per nulla, soprattutto ora che aveva gli occhi cerchiati di rosso dal troppo cucire e non le stavano bene né le pagliette verdi, né le cuffiette rosa, visto che i suoi capelli erano del colore rossiccio dorato della paglia; la cuffia color fungo, poi, la faceva sembrare ancora più depressa. – Sembro proprio una vecchia domestica – disse all’immagine riflessa nello specchio. Non che volesse imbattersi in un conte come era successo a Jane Farrier e non sognava neppure mezza città ai suoi piedi come era capitato a Lettie, ma voleva fare qualcosa (non sapeva nemmeno lei cosa!) che fosse un po’ più interessante del guarnire cappelli. Se ne andò a letto riproponendosi di trovare il tempo, il giorno dopo, di andare a trovare sua sorella da Cesari.
Ma non andò. Vuoi che non riuscì a trovare il tempo, vuoi che non riuscì a trovare l’energia per farlo, vuoi che il percorso le sembrasse troppo lungo, vuoi che le tornasse in mente il pericolo che poteva correre di incontrare il Mago Howl, Sophie non si mosse né quel giorno né i successivi, anzi, ogni giorno Sophie incontrava una nuova difficoltà che le impediva di andare a trovare Lettie. Era molto strano perché Sophie aveva sempre pensato di essere volitiva quasi quanto la sorella; ora invece scopriva che c’erano delle cose che poteva fare solo quando non le fosse rimasta più neppure una scusa. – È assurdo, la Piazza del Mercato è solo due strade più in là. Se corro… – e giurò a se stessa che sarebbe andata da Cesari il giorno del Calendimaggio, quando anche la cappelleria avrebbe chiuso.
Intanto arrivò anche in negozio un pettegolezzo nuovo: il Re aveva litigato con suo fratello, il Principe Justin, che, quindi, era andato in esilio. Nessuno veramente sapeva il motivo del litigio, ma i soliti ben informati assicuravano che il Principe, un paio di mesi prima, avesse attraversato la Piazza del Mercato sotto mentite spoglie e senza essere riconosciuto da nessuno, e se ne fosse andato. Il Conte di Catterack era stato mandato dal Re in cerca del fratello, quando si era invece imbattuto in Jane Farrier. Sophie, nell’udire tutte quelle chiacchiere, si sentì ancora più triste. Sembrava che le cose interessanti capitassero sempre e solo agli altri. Di nuovo pensò che sarebbe stato carino rivedere Lettie.
2 commenti
Aggiungi un commentoil film di miyazaki è stato spettacolare, e ora mi aspetto che il libro sia persino meglio!
Debbo ammettere che" Il castello errante di Howl "è il mio film preferito,spero che il libro non mmi deluda
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