Senza ulteriori incontri Sophie arrivò da Cesari, dove tutti i tavoli, sia quelli esterni che quelli interni al locale, erano occupati da avventori pigiati gli uni contro gli altri che facevano un baccano quasi maggiore di quello che si sentiva in piazza. Sophie individuò Lettie nella fila delle ragazze dietro il bancone dal grappolo di contadinotti che gridavano al suo indirizzo cercando di appoggiare i gomiti al banco e di attirare la sua attenzione. Lettie, più carina che mai e forse un po’ più magra, stava mettendo dolci nei sacchetti più velocemente che poteva, poi dava un abile e secco giro a ciascun sacchetto mentre sorrideva agli avventori, guardandoli da sotto il gomito alzato nel rapido movimento. C’erano un gran vociare e delle gran risate tutt’attorno e Sophie faticò ad aprirsi un varco verso il bancone. Poi Lettie la vide; per un attimo rimase interdetta, quindi i suoi occhi e le sue labbra si allargarono in un sorriso, mentre urlava il nome della sorella maggiore. – Posso parlare con te da qualche parte? – urlò di rimando Sophie, che si sentì del tutto disarmata di fronte a un grande gomito ben vestito che la spingeva indietro. – Solo un momento! – gridò Lettie per superare il frastuono, poi si volse verso la ragazza che le stava accanto e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. La ragazza fece di sì con il capo e scoppiò in una sciocca risata prendendo il posto di Lettie e apostrofando la folla di giovani con uno stentoreo – adesso avrete me… Chi è il prossimo? –

– Ma io voglio parlare con te, Lettie – gridò il figlio di un agricoltore della zona.

– Invece parlerai con Carrie, perché io voglio parlare con mia sorella –.

Nessuno parve prendersela e fecero girare Sophie su se stessa sospingendola alla fine del bancone dove Lettie sollevò un’anta per lasciarla passare dietro il banco, ma le raccomandarono di non tenere impegnata tutto il giorno la loro beniamina. Lettie afferrò sua sorella per un polso e la trascinò nel retro del negozio, in una stanza che aveva tutte le pareti occupate da rastrelliere e scaffalature di legno piene di file di dolci. Lettie prese due sgabelli e invitò la sorella a sedersi, poi con un’occhiata distratta individuò un dolce alla crema sullo scaffale più vicino, lo prese e lo porse a Sophie dicendo: – Tieni, potresti averne bisogno –. Sophie si lasciò andare sullo sgabello, aspirò a fondo il ricco profumo dei dolci e si commosse fino alle lacrime – Oh, Lettie. Come sono felice di vederti! –

– Sì, anch’io e… sono felice che tu sia seduta perché, vedi, io non sono Lettie. Io sono Martha –.

Howl’s Moving Castle

Copyright © 1986 by Diana Wynne Jones

Copyright © 2002 by Kappa Edizioni

ISBN: 88-87497-91-5