Sì... non lo dite... non mi rovinate la storiella.
E va bene, lo sanno tutti, il drago morì di fame.
Il re infatti fece portare al suo castello tutte le fanciulle al di sopra dei tredici anni e incaricò il figlio di scegliere sette vergini. Le povere fanciulle, saputo di poter perdere la vita per la propria virtù, in lacrime invocarono l'aiuto della regina madre che, mossa a pietà, prese in disparte il figlio ancora ingenuo e gli spiegò come avrebbe potuto constatare la verginità delle fanciulle. Il bravo giovane obbediente si mise all'opera. Il tempo però passava e nessuna vergine veniva scelta. Finché finirono tutte le fanciulle del regno. Perplesso e allarmato il re chiamò il figlio e gli chiese: - Perbacco! In tutto il mio regno non c'è una sola vergine!?
- Oh, no, Padre - rispose prontamente il principe con orgoglio - Ce n'erano molte... le ho provate tutte.
Da allora si dice che in tutto il regno di Mogdob non ci sia una sola fanciulla ancora vergine.
E pensate che ci furono un paio di imbecilli che si avventurarono nel sesto gioco alla cerca di una mogdobiana.
Ma torniamo a noi. Finalmente giunse il settimo giorno. La Giostra si preannunciava grande poiché grande era il premio. C'erano i cavalieri dell'Orsa, incredibili nella loro capacità di cavalcare orsi grigi delle Terre Fredde, poi il Signore Nero, lugubre e inquietante, le Amazzoni dalle mortali fionde, e persino un centauro. Giuro che non c’è mai stata una Giostra così difficile. Gli orsi terrorizzavano i cavalli che disarcionavano i cavalieri e soltanto Gorr, il Taglialegna, riuscì a eliminarli uccidendo bestie e cavalieri con la sua poderosa ascia. Dal canto suo il Signore Nero portava una tale sfortuna che parecchi furono i ritiri. I grandi eroi della Terra di Uhr non temono la morte quanto il ridicolo. E le Amazzoni distraevano gli uomini con i loro superbi petti nudi e li tramortivano. Fu il Cavaliere della Rosa, dall'aspetto assai poco mascolino, a liberare la piazza. Per non parlare del Centauro. Avete mai provato a disarcionarne uno? Occorre spaccarlo in due. E fu proprio quello che feci. Vi furono ritiri, feriti, morti, e alla fine ero rimasto solo con Signore Nero. A un pelo dal gran gruzzolo del premio. Sinceramente l'avrei evitato, ma dovevo combatterlo, o arrendermi a esso e perdere tutto. Dopo i consueti colpi di lancia, per combattenti del nostro livello si dovrebbero evitare, ma piacciono troppo al popolino, dopo questi, dicevo, finalmente impugnai la mia adorata spada e con pochi ma decisi colpi stavo per stenderlo. Ero al colpo di grazia, visto che non accennava ad arrendersi quando.... maledettissimo! Inciampai nel mio stesso fodero e, tra le risate generali, finii in terra spaccando in due con la testa un masso.
Dovete convenire che sto raccontando tutto con calma. Ma quando rinvenni... E l'ira divenne furore allorché quel figlio d'una cagna lebbrosa e di cento maiali con la scabbia scelse la mia Pandea per l'ultimo gioco: la Prova dell'Amore. E se ora mi chiedete di che si tratta, giuro sulla Sacra Testa della Vacca Sacra che pregherò il Signore Nero di fare un pensierino su di voi. Ero violaceo in viso quando lei accettò. Avrebbe dovuto rifiutare, il regolamento lo consentiva. Certo, sarebbe andata in bianco, ma avrebbe tenuto fede al nostro patto d'amore eterno - avevo speso un patrimonio per lei -. Così ad andare in bianco fui io. Sì, è vero, c'era ancora disponibile la Dama del Ceppo che però, per quanto sia bellissima, ha la pessima abitudine di decapitare chiunque non l'abbia soddisfatta completamente. E si dice sia insaziabile, una vera strega.
A proposito di streghe. Pandea sparì nel padiglione del vincitore. Restare, per me, sarebbe stata la più atroce delle torture. Non avevo scelta. Saltai sul mio cavallo e cercai di mettere tra me e il Castello una distanza pari alla profondità del Crepaccio del Diavolo. Ora viene il bello.
Stavo correndo come un folle da poco tempo in preda a un giusto furore - ditemi un po' voi se non era giusto - quando alla luce della luna vidi davanti a me qualcuno e, man mano che mi avvicinavo, la figura indistinta assunse le forme mirabili di una donna. Donna?! Che avesse bisogno d'aiuto? Che ci faceva tutta sola nel bosco? poteva essere molto pericoloso. Che imbecille! Tirai le redini del mio cavallo con tanta forza che la povera bestia nella sua lingua bestemmiò peggio di un Giarganese delle Lagune ubriaco. Balzai giù dalla sella. Era fantastica vista da vicino. Pandea al suo confronto sarebbe sembrata la più brutta delle zitelle di Uhr. E poi... aveva un seno perfetto e mal celato. Rimasi a guardarla fisso come uno Gnomo. Conoscerete certo lo sguardo degli Gnomi delle Caverne, vero? Con quel sorriso ebete, gli occhi convergenti, le labbra pendule, eh... eh... eh... eh... COSA?! NO?!
2 commenti
Aggiungi un commentoComplimenti vivissimi questa storia mi ha fatto sbellicare dalle risate. Speriamo solo che la sacra vacca non se la prenda a male per tutte le volte che è stata chiamata in causa a sproposito.
hahahaha fa ridere molto ma fa anche eccitare comunque complimenti storia molto divertente
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