Melissa spalancò gli occhi per la sorpresa. Non aveva mai colto tali trasformazioni negli Uomini, ai suoi occhi apparivano equivalenti l’uno all’altro.
- Che sete - sussurrò il cavaliere inumidendosi le labbra aride con la lingua. Il ruscello mormorava la sua frescura, allettante e a pochi passi. Per un istante Melissa pensò di barattare un sorso d’acqua con il Segno, poi ricordò ciò che lui le aveva detto e si rese conto che doveva cercare altri mezzi di scambio.
- Dicevi delle tre categorie - ripeté lei per distrarlo.
- Già. I devoti son presto liquidati: essi hanno la fede, più di quanto un Umano possa avere. I ribelli non sono i reali oppositori della fede, perché spesso i loro ideali e valori coincidono con quelli dei devoti. Ciò che i ribelli difendono è la possibilità di scelta. Questa è la libertà dell’Uomo, nel senso più alto del termine.
Melissa rimuginò le ultime parole. Gli Angeli non conoscevano la scelta, erano emanazione e partecipavano della Sua natura nel profondo del loro essere. La scelta era affare da Uomini, non per niente gli ordini superiori raccomandavano di costringerli a effettuare una scelta: o il Segno o la testa.
- Dimmi dei pragmatici - lo invitò Melissa.
- I pragmatici rifiutano di schierarsi, mia cara - la voce del cavaliere era ridotta adesso a un roco sussurro. - Sono disposti a piegarsi a qualunque regola o legge che non leda la vita comoda che si sono creati. La forbice del pragmatismo serve per separare il simbolo dal suo significato e farne un guscio vuoto, un’ostrica senza mollusco, qualcosa che si può buttare via o tenere, secondo ciò che impone la legge. Sono perniciosi per i devoti, perché tolgono significato allo spirito che anima il vero credente, sono deleteri per i ribelli perché disapprovano e deridono la difesa della libertà di scelta. I più oltranzisti sostengono che la scelta non esiste, ma non è vero e te lo posso dimostrare.
Le ultime parole del cavaliere si persero in un bisbiglio soffocato, la sua testa reclinava sul petto e il Sole ormai lambiva le creste rocciose che circondavano la valle.
Melissa fu costretta ad avvicinarsi.
- Cavaliere - chiamò turbata. - Cavaliere!
Conosceva la morte solo come taglio netto e quello sgocciolio lento della vita da un corpo la sconcertava.
- Ah, acqua... - bofonchiò il cavaliere. - Ho la gola in fiamme.
- Ti porto l’acqua! - gridò lei e fece per muoversi.
- Resta qui - impose lui ritrovando l’accento autoritario. - Lascia che ti guardi. Siete così belli, voi, così giovani e perfetti.
- Dicevi che me lo puoi dimostrare - insistette Melissa. - Dimostramelo.
- Cosa?
- La tua libertà di scelta.
- Libertà... di morire... per le mie idee ribelli... all’aperto, sotto un albero, con l’odore dell’erba nelle narici... per questo mi sono trascinato fin qui...
Melissa strinse i pugni, rabbiosa. La fine della vita le faceva sempre rabbia. Ogni volta che vedeva spiccare una testa d’Uomo dal corpo, e vedeva un compagno che la Segnava, lieto di aver accresciuto il numero dei Segnati, sentiva un amaro sapore di sconfitta in bocca. Troppo facile ottenere la vittoria col ferro e col fuoco.
- Lascia che ti Segni, cavaliere. Sarai salvo.
- Una cosa sola... non avevo scelto... morire guardando il tuo volto.
Melissa si stupì. Gli occhi di lui, neri come due carboni ma velati, erano fissi sul volto di lei, bianco e severo, illuminato dall’ultimo Sole. Il cavaliere sollevò a stento una mano e le fece una lieve carezza insanguinata sulla guancia verginale.
- Guardando te... io ho visto... il paradiso.
Le palpebre si abbassarono lente, un lungo sospiro gli uscì dalla bocca, curva in un ineffabile sorriso, poi il torace si fermò. Il Sole era scomparso.
Un rombo lontano che si avvicinava. Zoccoli al galoppo, sbattere di ali nell’aria, grida di esultanza, richiami di guerra, in breve fu circondata dai suoi compagni, che la cercavano per terra e per aria.
Dopo gli abbracci e le esclamazioni di gioia, vittoria! vittoria! un Uomo Segnato, che aveva tradito i suoi e combattuto con loro, puntò la fiaccola sul volto del cavaliere morto e indietreggiò sgomento.
- Per l’Altissimo! E’ lui!
- Chi? - domandarono i giovani ufficiali.
- Il Grande Contradditore! Maestro di Parola! Cavaliere del Dubbio!
Gli occhi di tutti si volsero verso Melissa.
- Sapevo chi era - spiegò lei. - Ho notato il sigillo sul suo anello. Sapevo anche che avevamo vinto, ho visto il segnale azzurro a est.
3 commenti
Aggiungi un commentoOttimo racconto - riesce a discettare di concetti filosofici senza mai scadere nello scolastico! Certo, viene difficile pensare che un uomo moribondo ed eviscerato possa parlare, e a lungo, con tanta calma e coerenza. Ma è una "suspension of disbelief" che se non altro eleva la narrazione al pari dei dialoghi di filosofia del passato!
Stupendo, spero di leggere al più presto un tuo lavoro fantasy più lungo.
Scrivi benissimo e i personaggi hanno un grande carisma... Complimenti!
stupendo, bellissimo. godibilissimo e affascinante. scrivi benissimo.
vorrei leggere qualcosa di tuo!
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