Dona Leonor fece un passo avanti cercando di sfuggire all'insistente pressione posteriore. - Ho come l'impressione che manchi ancora qualcuno.

- Per mille bare! - ribadì il vice sindaco. - Avevamo richiesto espressamente la presenza di una tv privata.

In quel momento, comparendo dal nulla, un uomo si fece avanti nella sala: aveva la barba lunga, voluminosi capelli neri, occhiali color fumé e una vecchia videocamera in spalla. Avanzò con passo claudicante riprendendo i presenti con abili primi piani e più improbabili panoramiche a tutto campo.

- Proponiamo sempre il miglior servizio per i nostri gentili clienti... - rispose Carlos, ingoiando quel poco di saliva che gli restava in bocca.

- Saranno le riprese più traballanti mai viste in tv! - si lamentò la vedova.

Restarono tutti impalati sforzandosi di sorridere all'obiettivo.

- Bene, allora possiamo procedere! - disse padre Dias, prendendo l'incenso dalle mani di un orfanello. - Forza Barbosa, facciamola finita. La gente è tormentata dai dubbi e la fila al confessionale raggiunge il sagrato della chiesa. E' stato un cattivo Novembre!

A Carlos Barbosa gli tremavano le gambe, le mani poggiate sulla Maravilhosa dois lo reggevano appena. Si fece forza e la spinse nel forno, poi accese il gas e si tirò indietro andandosi a rifugiare nell'angolo più lontano della sala. Iniziò a pregare combinando ave Maria con antichi scongiuri, architettò fioretti e promesse affinché nessun suono uscisse da quel forno maledetto, pesò la sua coscienza e la lasciò andare, affidandosi a un miracolo più forte del vento.

Trepidante per la lunga attesa, il vento balzò nella canna fumaria e le fiamme depredarono con violenza anima e corpo di don Miguel. L'intenso odore di rosmarino inondò completamente l'ambiente. Subito dopo si udì una sorda risata tenuta tra i denti.

- Avete sentito? - chiese dona Leonor, rabbrividendo.

- E' solo il sibilo dei gas interni... - la rassicurò Don Teodoro.

In realtà qualcosa di più tragico stava per accadere. Don Miguel, sorprendendo i presenti, si sollevò con il busto nella cassa in fiamme e, sfilatosi velocemente il fil di ferro dalle labbra, allargò le braccia urlando in una maestosa risata.

- Ragazzi, non potete neanche immaginare cosa c'è qui!

Poi stramazzò lasciandosi consumare dalle lingue di fuoco. Un mormorio scandalizzato attraversò la sala.

Le preghiere di Carlos non avevano avuto effetto. Un momento peggiore di quello, solo la grande crisi del gas, dieci anni prima, quando bisognò bruciare i morti col rum, e la fuliggine nera si addensò tenacemente alla canna fumaria trasformandola in una cannuccia. Carlos si strinse nelle spalle e si lasciò scivolare lungo il muro, fino a rannicchiarsi sulle ginocchia. Il tempo si fermò in un istante infinito: vide dona Leonor distesa come un calzino sul pavimento, padre Dias prendere a calci nel sedere gli orfanelli che saltavano divertiti su una mattonella traballante, e Don Teodoro, prossimo sindaco di quella sventurata città, avventarsi contro la videocamera, sfilare la cassetta e giurare solennemente sulla fine infausta dell'onorevole attività dei Barbosa.

Quando la sala rimase vuota, l'operatore della tv privata tolse via la barba, gli occhiali, la vistosa parrucca, e si avvicinò zoppicando a Carlos. Si guardarono negli occhi, e forse pensarono che avrebbero passato il resto della loro vita senza più parlarsi, vendendo lupini per le strade di un'altra città: Felipe e Carlos Barbosa sciagurati fratelli rovinati dal vento.

La pensarono così, finché non giunse il buio e il vento si spense.

Alle tre della notte, Carlos lanciò un urlo terrificante sotto le coperte.

- Che c'è? - chiese il fratello, dalla stanza accanto.

- Non avrai registrato la cremazione su quella cassetta?

- No, ma c'erano le uniche immagini di nostra madre - ripose Felipe.

Anche questa disgrazia! pensò Carlos, e maledisse suo padre.

Il vento era scomparso portandosi via Novembre e le carte dei giornali giacevano immobili sull'asfalto; orizzonte limpido, profumo di fiori, tutta Montego Branco si destava, e là dove c'era il vento, veniva la pace, il polline, respiri sempre più profondi.

Poco dopo l'alba, un suono fragoroso svegliò Carlos lasciandolo incapace di ragionare, di combinare causa e effetto, sotto le coperte.