La nostra vita è esistita. Lei, io, la nostra casa. Anche il nostro tempo è esistito, pure se il tempo è un concetto che ormai mi sfugge e stinge nella mia memoria.

C'era Maura. La sua immagine sorridente si sovrappone a quella di un corpo inerte disteso per terra, circondato da un'aureola di sangue. Io l'osservo dalla soglia. Non ho la forza di urlare, di chiedere aiuto. C'è solo quella canzone che sembra volermi deridere, propagandosi dagli altoparlanti dello stereo. Un attimo che dura un'infinità.

Poi urlo: - Maura...

Fallin' in love is such a breeze...

Rispondimi!...

But it's standing up that's so hard for me...

Maura, Dio mio, cosa ti hanno fatto?...

I want to squeeze you but I'm scared to death...

Parla, parla, ti prego...

I'd break your back...

Maura!... Aiuto! Aiuto!...

You know your perfume, it won't let me be. (1)

Ero accanto a lei.

Lo specchio mi restituiva l’immagine di un uomo in ginocchio. Stringeva il corpo inanimato di una donna. Il sangue gli macchiava le mani e i vestiti.

Sono davanti alla porta. Busso.

Non sono mai riuscito a capire perché. Forse sono pazzo, ho pensato. Nella mia pazzia tutto potrebbe assumere la forma che percepisco. Certo, forse sono pazzo, in effetti, cosa lo impedisce? Impazzire è anche perdere la cognizione dei propri sistemi di riferimento. Ma in questo possibile smarrimento di sistemi referenziali che senso avrebbe opporsi alle immagini del mondo che mi entrano dentro? Tanto vale viverla questa follia nuova così simile alla realtà.

In ragione di questo potrei non essere pazzo.

Non lo so. Non potrei mai saperlo. E allora che senso avrebbe dirsi pazzo e comportarsi come tale? Che vantaggio ne avrei?

Sento dei passi dietro la porta chiusa. Sento gli scatti della serratura.

Dov'ero quando è successo? E' cominciato tutto con questa domanda. Poi è stato un conteggio di minuti, coincidenze e ritardi. La ricapitolazione delle parole scambiate con un passante, con la portiera, con il professore del primo piano.

Tempi.

L’ossessione dei minuti sprecati.

Ho trascorso le mie giornate compilando elenchi di memorie. Orari e tempi soprattutto. Tre minuti trascorsi con la portiera, forse quattro. Due col professore, credo. L’ascensore sempre occupato. Altri minuti persi nell’indecisione se fare le scale a piedi oppure attendere la cabina.

- Ma lei non ha proprio visto nessuno scendere le scale? - mi ha chiesto uno dei poliziotti al commissariato.

- Nessuno - ho risposto. Chissà se saprò mai chi occupava l'ascensore.

Anche i poliziotti hanno steso precise scalette della giornata, dei tempi, dei ritardi.

- E' stata una questione di minuti - mi hanno assicurato.

E' incominciata così, la mia ossessione: solo una questione di minuti.

Si apre uno spiraglio - una linea di luce bianca - tra stipite e battente. Il viso di Maura lo occupa. Sembra contenta di vedermi.

- Come mai prima, stasera?

Assieme alla sua voce, mi accoglie anche quella di Tom Waits.

Quando è successo, Maura aveva messo su il CD che le avevo regalato a Natale. Ho sempre immaginato che quella sera fosse impaziente e ansiosa. Suonano alla porta. Lei corre ad aprire. Poi è a terra. L'aureola rossa nata sotto i suoi capelli si allarga sul pavimento. Poco dopo arrivo io.

Pausa.

Incredulità, angoscia, ansia, frenesia, speranza. Braccia tremanti che stringono il corpo di Maura. Il mio petto ospita un cuore che sta per esplodere. Poi urlo.

Cosa è successo in quell'intervallo tra l'apertura della porta e il momento in cui l'aureola rossa ha iniziato ad allargarsi sul pavimento?

Quando è successo, forse, discutevo con la portiera. Questo pensiero non mi dà pace. Forse, mentre Maura moriva, ascoltavo annoiato le chiacchiere inutili di una donna sciatta.

Sono i pensieri che mi hanno accompagnato più di tutti nei primi momenti del mio dolore. Avrei dovuto essere in casa con lei.

E le parole dei poliziotti, anche quelle, certo.

- Forse un balordo ha tentato un furto. Ha visto qualcuno scendere mentre lei saliva? L'omicidio è avvenuto poco prima che lei trovasse il corpo. Quando s'è accorto che l'ascensore era in discesa? Ha dei sospetti? Capiamo il suo dolore. Si tenga a disposizione.

Mi tengo a disposizione, certo. Dove volete che vada?