“Incappucciati”, così venivano chiamate le creature di Inesistenza. Dovevano questo nome alle tuniche dai rozzi cappucci con cui li coprivano una volta portati fuori dalla loro pianura, perché offendessero il meno possibile gli occhi degli umani, con il loro aspetto ripugnante.Il nuovo venuto rivolse un occhiata all’Incappucciato. Non c’era traccia in lui del ribrezzo di Emiana, né dell’evidente malessere dei soldati.– Mio Sire – disse, con voce profonda – Mia Signora, sono qui per servirvi.
La donna rispose al saluto con un cenno del capo, contenendo educatamente la sua avversione per quell’uomo. Arenio si accomodò su un seggio e attese.
– Ripeti il tuo racconto – ordinò il re a uno dei soldati.
– L’abbiamo trovato presso la porta Nord. Non aveva nessun marchio.
– Nessun marchio? Molto strano – disse Arenio
Il re annuì. – Già. Così penso anch’io. Non è una cattura della caccia di oggi, perché non era legato. Potrebbe averlo mandato un mio nemico.
– Non per nuocervi direttamente – ragionò Arenio – Gli Incappucciati sono pessimi sicari, oltre che pessimi servi. Ma potrebbe avere addosso del veleno.
– Perquisitelo – ordinò Aarno.
I soldati eseguirono l’ordine, usando una certa brutalità per vincere l’istintivo disgusto.
– Niente, Mio Sire – disse uno, alla fine della perquisizione.
– È maschio o femmina? – chiese Arenio.
– È femmina, signore.
– Potrebbe... recare un sortilegio – opinò ancora Arenio, usando una sottile sfumatura di disprezzo nel pronunciare l’ultima parola. Emiana lo notò, e strinse gli occhi con disappunto.
– Cosa ne dici, mia cara?
Non potendo sottrarsi a questa domanda del re, la donna rispose, controvoglia, guardando fisso davanti a sé con aria rigida e sostenuta: – Non c’è alcun alone magico, Mio Sire. Ve l’avrei detto subito, se l’avessi percepito.
– Bene, questo chiude la questione. Sopprimiamola, e non ci si pensi più. Hai ancora qualche dubbio, Arenio?
L’interpellato si stava accarezzando la corta barba grigia, con aria pensierosa.
– Certo, eliminarla mi pare l’unica cosa sensata da fare, tuttavia... vorrei che provaste a interrogarla, Mio Sire.
Aarno parve dubbioso. – Dubito che possa parlare, ma se è per farti piacere, proverò.
Arenio s’inchinò leggermente, per l’onore che gli veniva concesso. Emiana pareva sui carboni ardenti: sospirò, assumendo una posa annoiata.
– Chi sei? Chi ti ha mandato?
Quelle domande non ebbero risposta. Il re non si scoraggiò, e proseguì: – Da dove vieni?
– Da... laggiù. – La voce cavernosa e quasi inumana della creatura fece alterare immediatamente l’espressione di Emiana, che trasalì.
– Come sei arrivata fin qui?
– Seguendo…voi.
Aarno si sporse dal suo seggio, vagamente interessato.
– Vuoi dire che sei riuscita a uscire da sola dalla piana di Inesistenza? E come?
La creatura non rispose, ma sollevò la testa, osando fissare il re.
Le reazioni furono le più disparate: Aarno contemplò impassibile il volto stesso del nulla; Emiana ebbe un grido soffocato e distolse il viso; Arenio di colpo sbarrò gli occhi e sembrò pervaso da viva curiosità.
Dietro quella maschera biancastra senza lineamenti, quasi un fantoccio di cera appena abbozzato, in quegli occhi bianchi uniformi, il vecchio Arenio aveva scorto per un istante accendersi qualcosa, come una luce di pura adorazione, un sentimento che li aveva resi per un istante quasi umani. Lui, e solo lui, l’aveva percepito.
– Mi pare impossibile – borbottò il re. – Non è mai accaduto. Nessuno riesce a uscire da Inesistenza.
La creatura aveva chinato la testa, tornando immobile e inespressiva.
– Mio Sire – intervenne Arenio, con fervore – sapete che di rado vi chiedo favori, ma adesso oso implorare un vostro dono.
– Parla, allora – annuì Aarno – Se posso concederti qualcosa, lo farò volentieri.
– Vi chiedo di affidarmi questa creatura, se non intendete disporne diversamente. È l’ideale per i miei studi.
Il re aggrottò la fronte, con lieve stupore.Ma era evidente che Arenio non intendeva spiegarsi meglio di fronte a Emiana.
Aarno meditò ancora qualche istante, e alla fine annuì.
– Va bene. Te la concedo: so che agirai per il meglio.
Il vecchio s’inchinò fin quasi a terra, congedandosi. Ai due soldati che scortavano l’essere, il re fece segno di seguirlo.
Emiana, che nel frattempo si era ripresa dall’orrore che l’aveva invasa, lanciò ad Arenio un duro sguardo calcolatore. Era raro che quello studioso si scoprisse tanto, mostrandosi interessato a qualcosa. E lei si chiese subito in che modo avrebbe potuto trarne vantaggio.
79 commenti
Aggiungi un commentoPenso proprio che prenderò il libro subitissimo, l'estratto mi ha semplicemente avvinta. L'ho trovato scorrevole e diretto; in particolar modo mi piace molto la capacità dell'autrice di far saltar fuori l'immagine dalle parole. Magari sembra una banalità quella che ho detto, ma non tutti gli autori che ho letto sapevano farti "vedere" la scena come ha saputo fare Milena nelle poche pagine che ho letto.
Voglio il libro!!
Grazie, Castalia.
Spero che tu lo trovi e che possa piacerti.
Gran bel libro.
Letto in due giorni, tutto d'un fiato. Ben scritto, bella storia.
Complimenti all'autrice.
I.
Che dire... giudizio sintetico, ma appagante!
Grazie anche a te.
ehehe...
avrei da scrivere ben di più, solo che in questi giorni di rientro dalle vacanze, non ho tempo se non per "telegrammi" come questo.
In ogni caso, davvero, di nuovo, bel libro, bella storia e personaggio caratterizzato benissimo.
Me lo sono goduto davvero, apprezzandolo, divertendomi.
Solo, forse, il finale mi ha un po' spiazzato, ma alla fine, era il finale giusto per questo romanzo.
Di nuovo complimenti.
Brava, davvero.
I.
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