Qual è il prezzo da pagare per diventare adulti? Semplice: il nostro folletto personale, che dovrebbe allungare la mano invisibile nel momento del bisogno, resta confinato nel reame dei sogni e entra a far parte della già nutrita schiera dei disoccupati. Col rischio di ingrassare causa fame nervosa da stress.

E così il nuovo cartone animato della spagnola Dygra (La Foresta Magica), ci racconta del duca Teseo, che è un gran sognatore nonché un genio incompreso dell’architettura. L’arzillo vecchietto continua a seguire improbabili progetti in nome della scienza, con l’aiuto dell’inventore pasticcione Lisandro. Come quasi tutti i padri un po’ bambini, Teseo ha una figlia più adulta di lui: Elena.

 

Da studioso timidone che si rispetti, Lisandro è perdutamente innamorato di Elena e ha un concorrente serio ed elegante, Demetrio. Ovvio che lei vede il nostro eroe più o meno come uno scarafaggio fastidioso. 

 

Elena
Elena
E allora non ci vuole molto a capire dove andrà a parare il film: riuscirà la bella-ma-troppo-fredda figliola a ritrovare la bambina che in lei? Trionferà l’amore?

La pellicola si rivolge al massimo a un pubblico preadolescente; senza strizzare troppo gli occhi al mondo degli adulti, come va di moda nei cartoni animati moderni. L’animazione computerizzata ha un sapore piacevolmente artigianale: ne guadagnano in simpatia le espressioni dei visi, un po’ meno i movimenti dei personaggi, un tantino legnosetti.

 

Fa forse eccezione il dinoccolato Lisandro, che per riuscire nell’impresa di scongelare il cuore della fanciulla si vede costretto a portarla nel mondo dei sogni. Bisogna trovare Titania, la fata di babbo Teseo, ormai malato perché ha deciso di smettere di sognare, come la figlia. Li accompagna Demetrio il banchiere, interessato alle grazie di Elena, se la cosa non gli costa troppo denaro. Povero Lisandro, pensare che c’è chi se la cava con una pizza o un gelato.

E guarda caso al regno delle fate ci si può arrivare giusto giusto nel solstizio d’estate, quando la porta dietro la cascata lascia passare gli esseri umani.

 

Il cartone animato arriva al momento dell’entrata nel fatidico regno fatato dopo un inizio un po’ lento, farcito da una canzoncina melodica un po' troppo strappacore. Poi inizia il meglio.

 

Oberon e Mostarda
Oberon e Mostarda
Il simpatico Oberon, un gioviale panzone, più che un re delle fate sembra il capo animatore di un villaggio turistico in Giamaica; magari ex surfista e perditempo di professione. Disoccupato com'è, fa il venditore abusivo di filtri d'amore. D’altronde la sua umana è proprio la gelida Elena. Con lui c’è Puck, l’agitatissimo folletto di Lisandro, combinaguai di professione. Sono loro che accompagneranno i nostri eroi. Non prima di averli accolti al di là della cascata a suon di rap. Divertente.

 

Chi ama il teatro avrà già capito da dove arrivano i nomi dei protagonisti, ma fate attenzione: i complicati intrecci del Sogno di una Notte di Mezza Estate, la più famosa commedia di William Shakespeare, non c’entrano nulla. Fate, folletti e bestioline varie si chiamano come quelli della commedia, ma le analogie si fermano qui. E dato il target di pubblico a cui è rivolta la pellicola, non c’è di che rammaricarsi.   

 

Nella rappresentazione del mondo magico gli animatori danno il meglio di sé: finiamo su alberi giganteschi che affondano le radici chissà dove, e arrivano con le foglie anche più lontano; le case sono conchiglie che galleggiano nell’aria, con le pale da mulino che iniziano a versare acqua nel nulla quando le fai partire. E se ti vuoi spostare, metti un piede nel vuoto, che una nuvola rimbalzina sarà lì per salvarti. O al limite aspetta l'arrivo di una tartaruga volante. Basta crederci, come fanno i bambini.

 

In fondo è di sogni che stiamo parlando: vanno bene anche i fondali dipinti a mano, molto meno efficaci nella prima parte del film.

 

Anna Maria Barbera, alias la Sconsy di Zelig, ha un doppio ruolo nel doppiaggio dell’ape Mostarda e di Titania. Il lavoro sull’ape resta senza infamia e senza lode: fra i personaggi-parodia del regno dei sogni è il meno simpatico, messo lì per strappare a forza le risate ai bimbi; mentre sorprende sentire la voce della Barbera senza l’accento che l'ha resa famosa sul palco del cabaret: è dolce e armoniosa, proprio come la bella Titania.

 

I nostri eroi sulle bolle
I nostri eroi sulle bolle
I personaggi più azzeccati restano Oberon e Puck, mentre il film pecca nella figura del cattivo.

Demetrio è fastidioso come una grossa zanzara coi baffetti e il vestito di Armani, ma niente di più.

Non impensierisce per un momento né lo spettatore né i personaggi, e le tre streghe (ancora Shakespeare, questa volta il Macbeth) sono bruttarelle ma troppo simpatiche per fare un minimo di paura.

E così tutto procede su binari sicuri che più sicuri non si può, sennò poi i bambini si agitano troppo.

 

Insomma: ottimo per i più piccoli, che si divertiranno senza stancarsi, anche perché il film è piuttosto breve, poco meno di un’ora e mezza. E all’uscita, i genitori non saranno costretti a comprare pupazzini e tazzine dei personaggi;  qui Disney o Dreamworks non c’entrano nulla.