L'origine delle feste del solstizio
Il 21 giugno, solstizio d'estate, è la data dell'anno in cui il giorno è più lungo e la notte è più corta. Durante il solstizio si verifica un fenomeno astronomico, causato dall'inclinazione dell'asse terrestre e la distanza della Terra dal Sole; quest'ultimo raggiunge infatti la sua massima declinazione rispetto al piano dell'eclittica e si ritrova così nel punto più alto del cielo; al Tropico del Cancro è allo zenit. Per alcuni giorni l'astro sorge e tramonta sempre nella stessa posizione, relativamente all'orizzonte. Sembra quindi "fermarsi", da qui il termine "solstizio", sosta del Sole. Dal 24 giugno il Sole riprende i suoi normali "spostamenti". È tale movimento apparente del Sole che determina la durata del giorno e della notte.
Fin dall'era antica gli uomini avevano notato questi movimenti astronomici. Inoltre in questo giorno il Sole, simbolo del fuoco, entrava nel segno del Cancro, segno d'acqua dominato dalla Luna. Così, secondo l'immaginario, il Sole e la Luna, il fuoco e l'acqua, si univano. La luce e l'ombra, il maschio e la femmina, il positivo e il negativo: quando tutto si fondeva, si otteneva un "matrimonio divino" e si generavano energie positive e benefiche sull'intero pianeta. Facile intuire come l'evento suggerisse una serie di pratiche magiche e celebrazioni. L'umanità omaggiava il Sole, fonte e simbolo principale della vita e del divino, che si ergeva in tutto il suo splendore.
Il cambio del percorso del Sole, che dal 24 giugno riprendeva la sua corsa, era visto come un ripartire del ciclo stesso della vita. Le feste del solstizio sono state celebrate da sempre in tutte le culture umane. Per gli antichi greci il solstizio estivo era la "porta degli uomini", attraverso la quale si accedeva al mondo della creazione; nell'America precolombiana, in Perù, il dio Sole (Inti), personificato dall'imperatore, riceveva in sacrificio animali, frutta e altri raccolti, tutti elementi insomma legati alla natura; il motivo? Fare in modo che il dio fosse propizio in vista dei raccolti estivi. Il solstizio era inoltre un giorno importante anche nei riti celtici e indoeuropei. La trasversalità di queste tradizioni, comuni a popoli così diversi, è facilmente spiegabile. I riti e le pratiche erano basate sulla semplice osservazione dei corpi celesti; questi fenomeni erano visibili in tutte le zone del mondo, da tutte le culture.
La religione cattolica divenne ben presto conscia dell'importanza di questo periodo e dei festeggiamenti a esso associati, e ai riti pagani sovrastò le proprie celebrazioni. Da qui il solstizio d'estate è diventato la festa di San Giovanni il Battista, che sarebbe nato esattamente sei mesi prima di Cristo. Il 25 dicembre, giorno in cui il sole ricomincia la sua corsa dopo il solstizio d'inverno, coincide invece con il Natale. In molte zone d'Italia ancora oggi si svolgono riti e feste di origine pagana, che la Chiesa ha cercato di cancellare, non riuscendoci completamente, perché tali credenze sono radicate nelle usanze popolari. Così oggi, nella festa di San Giovanni, si svolgono delle celebrazioni con questa strana mescolanza di elementi sacri e profani. In Bretagna, per esempio, c'era la stravagante usanza di far dondolare i bambini per nove volte davanti al fuoco, cosicché crescessero robusti. Davanti alle fiamme, inoltre, si disponevano delle pietre per fare in modo che gli avi defunti si riscaldassero. In Inghilterra era proibito, il 24 giugno, portare fuoco all'esterno delle case, per paura che la buona sorte se ne andasse. Tra le altre usanze, far passare gli animali attraverso il fuoco per preservarli dalle malattie e dai sortilegi negativi. La notte di San Giovanni, le donne della Repubblica di Venezia si rivolgevano alla luna per chiederle il nome del futuro marito. Il primo nome udito pronunciare da qualcuno, in qualsiasi circostanza, sarebbe stato quello dello sposo. Ben diversa l'usanza portoghese di andare nei boschi e, insieme, cominciare a prendere a male parole le volpi là nascoste, che non tornassero più a rubare le galline.
Tra le pietre di Stonehenge, luogo "magico" per eccellenza, c'è un monolito chiamato "heel-stone": fu posto in modo tale che si potesse scorgere il sole all'orizzonte nel giorno del solstizio d'estate.
La festa in Italia
Vediamo le caratteristiche delle tradizioni italiane. Le feste si svolgono generalmente dal 21 al 24 giugno, data appunto della nascita di San Giovanni. Secondo la leggenda il 24 è il giorno in cui le streghe si recano in volo verso il grande albero di noce di Benevento, per il sabba; questo è l'albero sul quale una divinità lunare avrebbe sconfitto il demonio, rimandandolo all'Inferno. Da qui nascono numerosi riti propiziatori per evitare che, durante il loro lungo viaggio, le streghe sostino presso le case dei comuni mortali. Uno dei più efficaci consiste nel proteggersi col rosmarino, pianta che si credeva allontanasse le forze negative, e un ramoscello d'ulivo benedetto. Sulla soglia di casa si mette poi del sale e una scopa di saggina. In questo modo le streghe che eventualmente passano sono costrette a contare i granelli di sale e i fili della scopa. Così sono impegnate finché non scatta la mezzanotte, e a quel punto devono fuggire.
Nella festa ritroviamo echi di riti indoeuropei e celtici, che esaltano i poteri della natura. I poteri della luce e del fuoco, dell'acqua e della terra, delle erbe e dei fiori. Il fuoco, in particolare, da sempre è un elemento importante delle credenze pagane; mette in fuga le tenebre e gli spiriti maligni, i demoni e le streghe. Nella notte di San Giovanni in tutta Italia, nelle città e nelle campagne, venivano accesi grandi fuochi. A Firenze, sui tetti delle basiliche, venivano messi dei grandi pentoloni di terracotta pieni di grasso. Il grasso produceva dei fuochi visibili anche a grandi distanze. Nelle campagne i fuochi propiziatori tenevano lontani i demoni e proteggevano le coltivazioni. I fuochi venivano tenuti accesi tutta la notte.
All'alba i falò si spegnevano, toccava al fuoco più importante ergersi in cielo: il sole. La ragazza che, guardando il sole all'alba, vi vedeva la testa decapitata di San Giovanni, si sarebbe sposata entro l'anno. San Giovanni infatti morì decapitato, per ordine di Erode. Giovanni Battista rimproverava a Erode la convivenza con la cognata Erodiade. La donna voleva la morte del predicatore, ma Erode si opponeva. Tuttavia Erode fu costretto a ordinare infine la condanna, per colpa di Salomè, figlia di Erodiade. Salomè infatti un giorno si esibì in una danza che deliziò Erode a tal punto che egli le promise come ricompensa di soddisfare un suo qualsiasi desiderio. La ragazza, istigata dalla madre, chiese la testa di Giovanni Battista su un piatto d'argento. Erode fu costretto ad acconsentire, per non venir meno alla promessa. Collegato a questa storia c'è anche una credenza in Sardegna, dove si riteneva che il sole all'alba saltellasse tre volte prima di innalzarsi, allo stesso modo in cui la testa di San Giovanni rimbalzò tre volte alla sua decapitazione.
A Verona si svolgevano balli e banchetti attorno a una fontana di ferro, nella "Valle di San Giovanni" (attuale quartiere chiamato "Veronetta"). Nei pressi, una pieve longobarda, alto-medievale, dedicata a San Giovanni. Pochi chilometri a nord-est, vicino a Montorio, un antico monolite di origini pagane (in seguito "cristianizzato" con l'aggiunta di una croce di ferro), pare sia misteriosamente allineato alla pieve. Il nome stesso di Montorio potrebbe derivare da "mons" e "orior", monte da cui nasce il sole.
Anche in altre parti d'Italia, attorno ai fuochi, si danzava e cantava, e si credeva che in questa notte magica avvenissero prodigi. Era di buon augurio saltare sul fuoco pensando intensamente ai desideri che si volevano realizzati. Ma oltre ai fuochi esistono parecchie tradizioni legate al solstizio tra cui un rito che serve a conoscere il futuro, perché come dice il detto "San Giovanni non vuole inganni". Il detto nasce dal fiorino d'oro coniato a Firenze nel 1252. L'effige del Santo compariva su una delle facce della moneta. Su questa valuta si basava la ricchezza e la reputazione della Repubblica fiorentina; San Giovanni, raffigurato sulla moneta, si faceva garante della qualità della lega metallica che la componeva. Essa doveva sempre contenere 3,54 grammi d'oro. Nasceva così il detto "San Giovanni non vuole inganni". Tornando al rito per predire il futuro, esso si collega all'era precristiana, quando il solstizio era considerato un giorno sacro come il capodanno. In questi giorni era consuetudine trarre presagi.
Vedi anche: www.fantasymagazine.it/notizie/3017/.
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