Il procedimento comprende l'utilizzo di un uovo. Nella simbologia esoterica l'uovo ha diversi significati. La sua forma richiama il numero zero, da sempre un numero "magico". L'uovo è simbolo di occultamento, esso nasconde qualcosa al suo interno. Qualcosa che esiste già ma che ancora non si vede. Si vedrà appunto in futuro, quando l'uovo si schiuderà, da qui l'affinità con il presagio. Nell'uovo è possibile scorgere due forme geometriche perfette, il cerchio e il triangolo. La punta dell'uovo rivolta verso l'alto è il simbolo del divino e il suo cerchio il simbolo di protezione. L'uovo è un involucro protettivo entro il quale si sviluppa una nuova vita, è un elemento di unione tra due piani vitali diversi.
Si prende un uovo, che deve ovviamente essere genuino, magari direttamente dal pollaio (difficile farlo oggi con quelli dei supermercati). Lo si mette da parte tenendolo all'ombra. Poi si prende una bottiglia vuota e pulita e la si riempie con l'acqua di sette fonti. Si apre l'uovo e si fa scivolare l'albume, e solo quello, nella bottiglia. Poi si mette la bottiglia sul balcone o sulla finestra, per esporla tutta la notte alla luce della Luna. Il mattino dopo si va a vedere le forme che l'albume ha generato nella bottiglia e se ne traggono le interpretazioni.
A Roma la notte di San Giovanni c'era un'usanza che si tenne fino alla fine dell'Ottocento. Dopo l'Ave Maria (cioè mezz'ora dopo il tramonto) veniva sparato un colpo di cannone e si dava inizio alla festa. Qualcuno si metteva ad attendere il passaggio delle streghe, col mento appoggiato a un bastone e lo sguardo rivolto alla croce, scrutando il cielo. Ovviamente, complice magari qualche bicchiere di troppo, le streghe venivano avvistate, e a volte si vedevano i fantasmi delle più famigerate donne capitoline, come la papessa Giovanna, Lucrezia Borgia o donna Olimpia, patrona dei corrotti. Poi ci si ritrovava nelle osterie a mangiare insieme le "lumache di San Giovanni", per scongiurare litigi e appianare vecchie questioni irrisolte. Il tutto si risolveva all'insegna dell'allegria, della buona cucina e del buon vino. Le lumache, con le loro corna, rappresentano le discordie e le preoccupazioni, senza contare il riferimento al tradimento da parte delle persone amate. Mangiarle significava perciò distruggere le negatività. Venivano condite con aglio, pomodoro e peperoncino. A seconda delle zone era usanza aggiungere anche della mentuccia; si credeva infatti che la menta avesse proprietà benefiche. La menta inoltre si spargeva sul pavimento di casa prima di una lunga assenza, per tenere lontani gli insetti.
Altra usanza a metà tra il magico e il culinario è quella di raccogliere le noci ancora immature per preparare "l'incantesimo delle Noci", ovvero il "nocino"; tipico della festa di San Giovanni, è un liquore corposo buono e che fornisce energia. L'uso della scorza della noce nelle ricette medicinali e per i liquori risale a tempi antichi. Si narra che il culto del noce come "albero delle streghe" sia di origine celtica. In Britannia si preparavano pozioni magiche utilizzando noci acerbe. Questa usanza sarebbe poi stata "importata" dalla Francia in Italia. Abbiamo detto che la notte di San Giovanni le streghe si davano appuntamento e si riunivano intorno a un albero di noce. "Unguento unguento mandame alla noce de Benevento, supra acqua et supra vento et supra omne maltempo." Così cantavano le streghe. La ricetta magica del nocino impone che se ne raccolgano 24, come il 24 giugno, e che siano raccolte da mani esclusivamente femminili. Quindi si mettono nell'alcool per qualche settimana (più si aspetta e più buono viene) insieme a qualche spezia, come la cannella e i chiodi di garofano.
I contadini piantavano il noce a distanza dagli altri alberi, perché credevano che questo albero ermafrodita (dato che il seme contiene in sé i due sessi) fosse velenoso e che contagiasse anche il terreno con le sue radici. Da qui l'usanza di piantarlo a distanza dagli altri alberi dell'orto e forse da qui il suo collegamento con le streghe.
Le erbe di San Giovanni
Secondo la tradizione la notte tra il 23 e il 24 il mondo naturale e quello soprannaturale si compenetrano e accadono cose strane e magiche, come viene ricordato anche da Shakespeare nel suo "Sogno di una notte di mezza estate". Nel periodo del solstizio tutte le piante e le erbe vengono influenzate con particolare forza e potere. In questa notte si bruciano le vecchie erbe nei falò e si vanno a raccogliere le nuove. Molti riti sono collegati infatti all'utilizzo di queste erbe magiche, note comunemente come "erbe di San Giovanni." Le piante bagnate dalla rugiada della notte di San Giovanni possederebbero straordinarie capacità. La rugiada stessa veniva raccolta dalle giovani mogli per assicurarsi una prole numerosa. Sotto il cuscino, o sotto la camicia, venivano poste le erbe (iperico, aglio, artemisia e ruta) per avere sogni premonitori; a mezzanotte poi si doveva cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa per favorire i guadagni.
La ruta, considerata già da Aristotele come protezione dagli spiriti e dagli incantesimi, era un efficace talismano contro il maligno, ed era detta "erba allegra." L'aglio, oltre che assicurare un anno prospero, era efficace come protezione dal male e dai malanni. Anche Plinio lo cita come utile nel guarire molte malattie. Il nome sanscrito dell'aglio vuol dire "uccisore di mostri". Non per niente lo ritroviamo fondamentale anche nelle leggende sui vampiri.
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