In un mondo dominato dalla magia e popolato da creature fantastiche, un giovane col cappello a punta dovrà andare incontro al suo destino, da cui dipende il futuro di tutti gli uomini. Lost Magic ricalca una traccia fantasy delle più abusate anche in Giappone, paese da dove proviene il videogame Taito per Nintendo DS portato in occidente da Ubisoft. Quel giovane è Issac, un apprendista mago che riceve dal padre l’ultima delle sette bacchette magiche (in realtà assomigliano più a dei bastoni), affidate dal Grande Creatore a sette saggi per custodire l’equilibrio degli elementi. Sei sono già nelle mani di una strega, e il protagonista di Lost magic è l’unico ostacolo che si frappone tra la spietata Signora del crepuscolo e i suoi piani di conquista. Il videogame si presenta come “un nuovo tipo di gioco di ruolo (gdr)”. In realtà si può inserire abbastanza facilmente nel filone dei gdr strategici, che proprio sulle console portatili Nintendo hanno trovato un terreno fertile come testimoniano i successi di titoli come Final Fantasy Tactics Advance, Fire Emblem e gli stessi Advance Wars. Al posto delle logiche a turni, Lost magic sviluppa però il discorso in tempo reale.
Armati di pennino, bisogna coordinarsi assieme agli alleati contro orchi, funghi malefici, ratti giganti, draghi e fantasmi, che a loro volta possono essere catturati e entrare a far parte del gruppo, accontentando un po’ di Pokémon mania. L’uso dello schermo sensibile al tatto del DS è enfatizzato però soprattutto da quella che costituisce la principale particolarità del videogame: gli incantesimi. È vero, gli incantesimi ce li hanno tutti, ma come funzionano in Lost magic è difficile incontrarne. Com’è che un mago lancia di solito i sortilegi? Da Willow al Signore degli Anelli, abbiamo imparato che serve agitare la bacchetta e pronunciare intraducibili scioglilingua.
Sulla seconda parte ci stanno ancora lavorando, ma la prima è piacevolmente inserita nel gioco. In pratica, per chiamare a sé le forze ancestrali (fuoco, acqua, vento, terra, luce e oscurità si dividono oltre quattrocento – combinazioni di - incantesimi), si devono disegnare precise figure sullo schermo del DS col pennino, fingendo che sia una bacchetta magica. Un’idea curiosa e piuttosto divertente, che completa un sistema di controllo studiato meticolosamente, indispensabile perché le missioni proposte dall’avventura di Isaac si fanno presto complicate, nella tradizione del genere.
Ogni evento è anticipato da lunghe chiacchierate. In perfetto stile animanga (firmato da Yoshiharu Sato, del team di Hayao Miyazaki), tratteggiano l’atmosfera di un viaggio, tra il sogno e l’incubo, che nonostante le premesse e i cliché è generoso di personaggi e situazioni intriganti. La grafica del gioco, pur attingendo alla stessa fonte, è invece molto essenziale. Non manca, per chi volesse mettersi alla prova con gli amici, una modalità multigiocatore uno contro uno. Nei duelli, si può scegliere se utilizzare l’eroe e i compagni dell’avventura in solitaria oppure pedine preesistenti, per battaglie strategiche all’ultima magia.
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