Ancora più che i libri e i film, quello dei videogiochi è un mercato ad avvicendamento rapido. Una delle ragioni è che non esiste ancora, se mai esisterà, lo stato dell’arte nel digital entertainment e la data di scadenza delle produzioni, pur grosse che siano, viene in genere scandita dalla corsa tecnologica, che non ha sosta. Capita quindi che titoli di cui si sente tanto parlare in realtà molti non abbiano potuto provarli direttamente.
Se rientrate in questa categoria a proposito di un classico come Baldur’s Gate, sarete felici di sapere che il videogame Bioware è tornato recentemente sugli scaffali con una raccolta della saga, denominata Baldur’s Gate: 3 in 1 boxset. Il 3 per 1 sta a indicare che a 29,90 euro, circa il prezzo odierno di un gioco, la collezione confezionata da Atari contiene i tre capitoli principali della serie: Baldur’s Gate del 1998, Baldur’s Gate II: Shadows of Amn del 2000 e Baldur’s Gate II: Throne of Bhaal del 2001. A essere precisi manca un’appendice, Baldur’s Gate: Tales of the Sword Coast, comunque nulla di trascendentale perché l’epopea di quello che è il videogame di ruolo più famoso si sviluppa come una trilogia.
Tutto inizia con un orfano, a Candlekeep, antico monastero le cui mura custodiscono le conoscenze di ogni sfera dello scibile dei Forgotten Realms, l’ambientazione fantasy del gioco carta e penna, per l’occasione trasposta fedelmente su computer.
Dalla seconda edizione di Advanced Dungeons & Dragons gli autori di Baldur’s Gate hanno recuperato anche il regolamento, al quale si rifanno il sistema di combattimento e quello di creazione ed evoluzione dei personaggi. Proprio questi ultimi sono al centro di un complesso intrico di relazioni, dettate da una così ampia schiera di fattori da rendere possibile sperimentare, a ogni nuova avventura, situazioni differenti e difficilmente ripetibili.
Anche se i primi passi si conducono deboli e solitari, a un protagonista sempre più forte si aggiunge col tempo un gruppo nutrito di comprimari, che reagiscono ognuno in maniera distintiva al comportamento del giocatore nel suo vagabondare per la Costa della spada. Baldur’s Gate è l’archetipo sul quale si basano a tutt’oggi la maggior parte dei giochi di ruolo per pc. O, come probabilmente è più vero, è il modello a cui la maggior parte delle produzioni tendono.
Chi ha giocato molto in questi anni, vi ritroverà tematiche e soluzioni famigliari. Anche se l’atmosfera che permea ogni istante dell’avventura, le storie celate in ogni anfratto, ogni torre, ogni palazzo, ogni segreta, tutti gli attori, anche quelli marginali, hanno pochi eguali e rendono ancora straordinaria, colossale, la messa in scena.
A qualsiasi figura del fantasy pensiate, in Baldur’s Gate avrete modo di incontrarla. E c’è anche spazio per sorprendervi. A patto di resistere all’aspetto naif della grafica “fatta a mano”, bidimensionale 640x480 pixel. Non è un’impresa ardua come sembrerebbe, perché dove non arriva l’immagine, in Baldur’s Gate arrivano le parole. Quando non si è impegnati a combattere (a colpi di mouse, in tempo reale), le cento e passa ore necessarie per portare a termine la trilogia le si occupano leggendo migliaia di dialoghi e minuziose descrizioni testuali. Oltreché con le azioni, è con le parole che si forgia l’etica del personaggio, che diventa la rappresentazione della propria chiave di lettura sul mondo e sugli accadimenti che ci si trova ad affrontare.
Completamente in italiano, su tre dvd (uno per volume), lo scandire degli eventi è accompagnato dall’introduzione di nuovi classi, incantesimi e scenari, in un crescendo che raggiunge il maggiore respiro epico – e valore produttivo – nei drammatici capitoli di Baldur’s Gate II: Shadows of Amn, quando tutte le carte sono svelate sul tavolo e si fa più chiaro il destino della stirpe del dio dell’omicidio Bhaal, attorno a cui ruota la storia. Tre episodi con i quali si esplorano tre diversi gradi di consapevolezza del protagonista, in viaggio per comprendere se stesso e i cataclismi che, in un’epoca di caos e violenza, si abbattono sui Forgotten Realms.
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