Custode di arcani segreti, popoli antichi e sciamani, la foresta è forse una delle ambientazioni più frequenti nei libri dell’inglese Robert Holdstock che, nato nel 1948 nel Kent, zona ricchissima di boschi e parchi, si dedica esclusivamente alla scrittura dal 1975, dopo aver studiato zoologia fino a quel momento.
I riconoscimenti ricevuti per libri e racconti sono molti, sia nel Regno Unito che nel mondo, ma l’opera che di sicuro si è rivelata la più grande è la saga dei Mitago, composta da quattro romanzi e vincitrice di tre World Fantasy Award come miglior libro, le copertine della cui prima edizione sono state disegnate dall’artista fantasy Geoff Taylor.
E forse è a causa dell’amore per le terre selvagge, testimoni di tempi antichi e culture primitive, dove Holdstock scappa appena può, che questa saga ha come fulcro – e non solo ambientazione – proprio una foresta, la misteriosa Ryhope Wood. È lei la vera protagonista dei quattro libri, l’unica entità costante in un universo di personaggi destinati a scomparire così come sono venuti.
Sopravvissuta per più di ottomila anni agli attacchi dell’uomo, Ryhope Wood ha col tempo acquisito una sorta di vita propria, come un unico grande essere vivente in grado di difendersi, privo però di voce e autocoscienza.
Questa energia vitale è tale da permetterle, ogniqualvolta entri in contatto con delle menti umane, di scavare nella loro memoria arcaica e di materializzare gli archetipi degli eroi che in ogni tempo, a seconda delle situazioni, gli uomini hanno desiderato corressero in loro aiuto; queste materializzazioni sono dette mitago (mito imago, immagine di un mito). Al contempo la foresta scava anche nell’inconscio del singolo individuo, dando ai mitago caratteristiche derivanti esclusivamente dai suoi sentimenti e bisogni.
Lo stesso Holdstock ha in un’intervista confermato che, per delineare questo strano processo, si è ispirato alle teorie di Carl Gustav Jung; secondo questo maestro della psicanalisi, infatti, alla base della nostra psiche ci sarebbe anche un inconscio collettivo, che comprende tutte le esperienze delle generazioni passate e che si esprime nell’istinto e negli archetipi. Essi sono prodotti delle esperienze primordiali degli aspetti fondamentali della vita che si manifestano a noi per immagini.
Questo spiega il carattere visionario dei libri, dove le figure oniriche che appaiono non sono solo espressione dell’inconscio dei personaggi, ma soprattutto dell’autore, che per crearle ha prima di tutto scavato dentro se stesso.
Ed ecco questi viaggi.
La foresta dei Mitago (Mythago Wood), 1984
Sono decenni che George Huxley è ossessionato dai segreti della misteriosa foresta di Ryhope, nei pressi della quale vive insieme alla moglie e ai due figli Christian e Steven: non bada più alla famiglia, sparisce per giorni fra gli alberi e quando torna pare che vi sia rimasto per mesi, nel suo diario scrive annotazioni deliranti e prive di senso; un giorno torna perfino con una freccia piantata in corpo. Questa situazione irreale uccide la madre dei due, lasciandoli soli con la follia dell’uomo.
Poi a Steven, di ritorno dalla seconda guerra mondiale, arriva la notizia della morte del padre; la lettera del fratello riporta anche l’annuncio del suo matrimonio con la bella Guiwenneth, eppure quando torna il ragazzo non trova nessuna coppietta felice, solo il fratello, ossessionato da Ryhope Wood, e il cadavere di una giovane donna.
O meglio, il cadavere di un mitago, dato che Guiwenneth non era altro che una creazione della mente del padre.
Sarà qui che inizierà il viaggio dei due fratelli all’interno della foresta.
Una curiosità a riguardo di questo libro: Holdstock aveva in mente per esso una fine totalmente diversa rispetto a quella che ora leggiamo. Lui stesso in un’intervista ha raccontato di come abbia cambiato idea praticamente di fronte al foglio, senza neanche sapere perché; questo ha mutato totalmente il senso del testo, creando un netto divario tra quello che Steven crede di aver visto nel corso del suo viaggio e quello che ha visto.
Ciò è in fondo perfettamente in linea con il senso globale della storia, un cammino prima di tutto dentro se stessi e, in questo caso, soprattutto alla ricerca di ciò che si ama e desidera di più: Guiwenneth è il simbolo stesso dell’amore, cercato da entrambi i fratelli fino quasi all’autodistruzione, è il desiderio, la donna ideale. Per raggiungerla bisogna andare fino al nucleo del bosco, il Lavondyss, che in una terra plasmata dalla propria mente non è nient’altro che il nucleo di se stessi.
E poi c’è il rapporto con il mito: dentro Ryhope Wood i miti diventano realtà, così che qualunque mitago vi si trova coinvolto viaggia esclusivamente in una direzione, quella che porta alla fine della storia. Steven e Christian in teoria dovrebbero essere liberi, non essendo mitago, eppure diventano ugualmente i protagonisti di un racconto che esiste dalla notte dei tempi, immutabile. Insomma, il legame tra quello che loro sono e desiderano –e che quindi lì creano –e quello che i loro antenati furono e desiderarono –e che quindi crearono –è tanto forte, indissolubile, da fondere il sogno del singolo con quello dell’umanità, rendendolo una cosa sola.
Ma quest’ultimo concetto viene trattato meglio nei due libri seguenti.
Lavondyss (Lavondyss) 1988
Ambientata negli anni ’50, la storia non racconta di nessuno dei protagonisti del precedente libro. Personaggio principale è invece Tallis Keeton, strana adolescente a cui il nonno –in passato collaboratore di George Huxley –ha prima di morire lasciato una strana lettera che racconta dei misteri della foresta di Ryhope.
Tallis è una ragazzina particolare, in grado di cogliere le storie che misteriose creature – tre mitago con il volto coperto – le raccontano, sempre intenta a costruire bambole, maschere che la mettono in contatto con un mondo sconosciuto. Poi un giorno Tallis scopre che il fratello Harry, creduto da tutti morto, è in realtà rimasto intrappolato in una terra spaventosa; la ragazzina fa di tutto per liberarlo e, nel tentativo di mettersi in contatto con lui, vede un giovane e bellissimo guerriero in fin di vita, Scathach.
Se ne innamora.
Non può lasciare che muoia, deve salvarlo, e nel cercare di farlo crea qualcosa le cui conseguenze saranno paradossali.
7 commenti
Aggiungi un commento[quote="Tigana"]Cmq complimenti per come hai bene in mente i fili della trama :
quote]
Mi accodo ai complimenti... : anche io faccio un casino....
Volevo solo ringraziare Lucia per questo splendido articolo (con 3 anni di ritardo, ma questi sono i miei tempi ... ). Non mi stancherò mai di ripetere che Holdstock, qui da noi, è un autore troppo poco conosciuto e le sue opere, ahimè, alquanto sottovalutate (forse in parte per il non proprio impeccabile lavoro di traduzione). I suoi libri sono quelle rare perle nel campo letterario che hanno il potere di cambiare il lettore e la sua visione del mondo (in meglio, ovviamente). Tante cose sono successe in questi ultimi 3 anni, tra le quali la pubblicazione in lingua originale di "Avilion", l'ultimo regalo di R.H., e la sua prematura dipartita per le terre dei mythago.
Grazie mille
Ehilà, ahaha son capitato per caso su questo articolo perchè ogni tot la mia mente si mette a pensare ai mitago e mi vien spontaneo cercare qualcosa su internet.. incredibilmente ho trovato il mio articolo di 4 anni fa!! non ricordavo di aver scritto qua! grazie di aver risposto (: e grazie per i complimenti ahah, non credo ce ne fosse bisogno. ahimè quando leggo qualcosa di così potente e bello faccio fatica a non immergermi completamente e il risultato è che ricordo molto meglio la ragnatela di quello che leggo piuttosto che.. non so.. i compiti scolastici o le commissioni burocratiche (ovviamente). perchè? bèh forse perchè si ricorda meglio ciò che si presta più naturalmente all'anima umana (non credo che la burocrazia faccia parte della nostra natura e l'insegnamento nozionistico scolastico se fosse raccontato invece che tentato di impiantare a forza nei nostri cervelli forse sarebbe più piacevole, utile e funzionale).
comunque a parte questo..
ho appena scoperto che il ciclo dei mitago è di sette libri e non solo dei quattro che ho letto!! potete immaginare che colpo sia stato!?!? dio mio.. il problema è che tutte le librerie vendono solo i qattro più famosi e non ho mai visto nè sentito parlare di Avilion (l'unico in italiano degli altri tre) nè degli altri due. Secondo voi come posso evitare di corrodermi dalla curiosità nei prossimi anni e riuscire a leggerli, anche i due in inglese?
grazie!
Potresti cercare su e-bay o su amazon per trovare i volumi che ti mancano; considera però che te ne mancherebbero quattro non tre, dato che Lavondyss è stato spezzato in due parti con il titolo Lavondyss e La regione sconosciuta. Non sapevo che Avillion fosse stato tradotto in italiano; se lo riesci a trovare, in inglese dovresti leggere The Bone Forest , Merlin's Wood e Gate of Ivory, Gate of Horn.
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