Considerato l’ambito in cui si svolge l’azione de Il Signore degli Anelli e la mitologia che creata da Tolkien nei suoi romanzi, è lecito domandarsi da dove Howard Shore abbia tratto l’ispirazione musicale.
“Dai libri” risponde il compositore parafrasando un eminente precursore, Donald Swann che aveva musicato alcune tra le più belle canzoni e ballate della Terra di, “Dagli stessi libri dai quali Peter Jackson e i suoi collaboratori hanno tratto la loro”.
E se da un lato va riconosciuto che i libri hanno fornito una prima ispirazione, dall’altro va anche detto che Shore non poteva basarsi su altri suggerimenti se non quelli contenuti nei testi e nella musica europea antica.
Ascoltando le tre colonne sonore ci si rende conto di trovarsi di fronte a elementi di musica celtica, a sfumature della lussureggiante musica medio-orientale e a un amalgama di vari stili musicali popolari.
Shore aveva, però, la necessità di creare qualcosa che, nonostante affondasse le sue radici in un genere musicale antico, fosse veramente unica.
“La musica che ho scritto doveva rappresentare la Terra di Mezzo, le sue origini e la sua trasformazione. Visto che la musica celtica è una delle più antiche forme musicali note ho preso spunto da essa e dalla sua evoluzione e per cercare di ricreare la sensazione di antichità ho dovuto usare strumenti veramente molto antichi”.
La ricerca della sensazione di antico non doveva, però, allontanarsi troppo dalla storia e dai personaggi che la popolano. A questo scopo Shore ha musicato moltissimi temi e refrain che sono intrinsecamente collegati a specifici personaggi, oggetti o sequenze del film.
“Mi sono ispirato a Wagner, al modo che lui usava per narrare musicalmente una storia, è stato il primo ad agire in questo modo e a dire che «E’ giusto poter provare una sensazione mentre si ascolta una musica e poterla collegare a un determinato personaggio»... e pensare che ha fatto tutto questo più di un secolo fa”.
E’ certamente interessante notare che l’opera wagneriana più nota è L’Anello dei Nibelunghi, anch’essa una trilogia incentrata su un anello. Shore sorride di fronte alla coincidenza e puntualizza “L’ho menzionato solamente perché è stato il primo a utilizzare questa tecnica musicale”.
Indipendentemente dalle possibili similitudini che possono o non riscontrarsi tra l’opera lirica wagneriana e il capolavoro letterario di Tolkien una cosa è certa “Il fatto che Wagner fosse solito collegare un motivo musicale riconoscibile a determinati personaggi o oggetti costituisce un meraviglioso espediente non solo per sottolineare l’andamento della storia ma per aiutare il pubblico a seguirne lo sviluppo. Fin dall’inizio abbiamo cercato di ricreare il senso di realtà. Quando uno guarda le scene che si svolgono a Lothlorien deve provare la sensazione di esserci veramente, per cui vorrà sentire cantare in elfico o in Sindarin o in Quenya, di conseguenza ci siamo mossi con estrema attenzione utilizzando le lingue create da Tolkien proprio per cercare di essere il più realistici possibile.
Le musiche sono state tutte registrate dal vivo con un’intera orchestra sinfonica. Non ci sono strumenti elettronici; Peter e io abbiamo lavorato fianco a fianco e lui è veramente un grande regista. E’ stato come avere un grande Buddha nello studio che dava consigli e suggerimenti per trovare, di volta in volta, il modo espressivo migliore per realizzare la colonna sonora”.
L’obiettivo è stato raggiunto in pieno, chiunque abbia visto Il Ritorno del Re potrà confermare che Shore ha realizzato una colonna sonora estremamente equilibrata, in grado di sottolineare le emozioni che il film suscita negli spettatori creando il giusto stato d’animo e la giusta ambientazione senza soffocare il film, anzi sviluppandosi in perfetta simbiosi con la storia e le immagini che si srotolano sullo schermo.
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