Ci sono illustratori che sanno mettere nelle loro opere qualcosa di indefinibile eppure caratterizzante, di personale e bello. Le loro immagini balzano dalle copertine di libri e giochi con personalità e carattere, conquistandosi giusto successo, un pubblico affezionato e l'apprezzamento della critica. Keith Parkinson è uno di questi artisti. Illustratore di libri, autore di giochi di ruolo e online, ha realizzato le copertine di alcuni dei maggiori titoli fantasy degli ultimi quindici anni, da Terry Brooks a Orson Scott Card, da David Eddings ad Anne McCaffrey.

Keith è mancato il 26 ottobre 2005 (www.fantasymagazine.it/notizie/3601/), ma ha lasciato molti ricordi e immagini meravigliose.

Nato in California nel 1958, ha passato l'adolescenza dividendosi tra due passioni: il rock e l'illustrazione a tema fantastico. Con somma gioia della sua famiglia, a sedici anni decise di lasciar perdere l'idea di una carriera nella musica e dedicarsi all'arte. In seguito l'artista ha ricordato: "Molti genitori sarebbero stati scettici di fronte alla scelta di un figlio di dedicarsi all'illustrazione fantastica, ma considerando che l'alternativa era sesso, droga e rock 'n' roll, i miei furono entusiasti."

Da allora Keith si è buttato nel mondo dell'illustrazione lavorando per diverse case editrici, tra cui la TSR (produttrice del gioco di ruolo di Dungeons & Dragons), per cui ha realizzato immagini per Dragonlance, Forgotten Realms e Amazing Stories. In seguito si è messo in proprio, realizzando decine di copertine per autori importanti come quelli già citati e molti altri ancora. Questo periodo gli ha portato molti riconoscimenti ed una certa notorietà nel settore, oltre alle prime partecipazioni a convention e manifestazioni.

Curioso per natura, sembra che Keith non riesca a rifiutare nuove sfide perché dalla metà degli anni Novanta inizia a dedicarsi ad un campo completamente nuovo per lui: l'ideazione di giochi. Nel 1995 ha creato il gioco di carte Guardians, e nel 1999 ha realizzato immagini per EverQuest, famosissimo gioco online. Infine, nel 2002 ha fondato – con altri autori di EverQuest – la Sigil Games Online Inc., di cui è diventato art director. Il resto è storia.

La tecnica e l'idea

Le sue illustrazioni sono quasi sempre realizzate ad olio, raramente a tecnica mista e ancora più raramente ad acrilico. L'artista era un virtuoso dell'olio, e aveva un tocco particolarmente felice nella resa di paesaggi e atmosfere. In effetti, più che i protagonisti in primo piano, spesso ciò che nei suoi lavori colpisce come più vero e immediato sono i dettagli naturalistici. Dalle sfumature della nebbia leggera che si alza al tramonto al controluce del sole dietro alle montagne, alla resa della corteccia degli alberi. Keith Parkinson ha dato alle ambientazioni fantasy un'impronta molto personale ed una gradevolezza figlia di un certo buon gusto, cosa non così comune tra i suoi colleghi.

Infine, il modo migliore per capire il rapporto di Keith con l'illustrazione è lasciare spazio al diretto interessato, quindi: "Credo che l'arte migliore venga da dentro di noi. È il prodotto di ciò che vediamo, sentiamo, impariamo e sentiamo. L'atto di dipingere non è un processo in collaborazione con altri, è un solitario viaggio di scoperta. Ma quando la scoperta è fatta e il lavoro è finito è anche importante saper ascoltare critiche costruttive."

(da More Fantasy Art Masters, Collins, 2002)

Tecniche e teorie e parte, chi ha potuto incontrare Keith a fiere o manifestazioni lo ricorda come una persona estremamente divertente, sempre gentile e disponibile con i fan. Il suo lato forse più caratteristico era il senso dell'umorismo, e quell'attitudine divertita alla vita che ogni tanto sconfina anche nei suoi lavori. Volete un esempio? All'estremità di un illustrazione di draghi fiammeggianti e cavalieri in fuga sono raffigurati un uomo con una lunghissima sciarpa ed una specie di cabina del telefono blu…ovvero il settimo Doctor Who e il Tardis. Era un fan della serie, e ha deciso che quella fosse il tipo di scena che il Dottore avrebbe voluto vedere.

È difficile parlare di Keith senza avere l'impressione di darne un'immagine limitata e limitante. Era un illustratore innamorato del proprio lavoro, curioso di tutte le possibilità ancora inesplorate per raccontare storie fantastiche, eppure ciò che colpisce di più di lui non è tanto nei suoi dipinti quanto alla loro origine, alla base delle sue scelte come autore. In altri termini, aveva una visione dell'arte semplice ma estremamente acuta, nata dall'intuizione personale di cosa significasse per lui dipingere. E questa visione, questa chiarezza di idee, permea tutto il suo lavoro. "Io credo che ci sia uno spirito, un significato nella vita, ed essere capace prima di sentirlo, e poi di vederlo, è cruciale se desideri raffigurarlo in un quadro. Questa qualità è spesso chiamata "personalità", e quando quadri o persone hanno personalità proiettano individualità. Sono unici. Credo che l'arte migliore sia capace di catturare questo spirito di unicità e farlo sentire all'osservatore. Il mio traguardo è ottenere questa chiarezza di percezione, e avere l'abilità di portarla nella mia arte."