Masticabrodo stava diventando malvagio e si divertiva a tormentare la gente e a rovinare i raccolti con le tempeste. L'alleanza col maligno gli donava ulteriore potere, e aveva acquisito una forza prodigiosa. Con una sola spinta poteva ribaltare un carro, e spesso si divertiva a rovesciare i carichi di fieno dei contadini. La gente non ne poteva più e la legge cominciò a dargli la caccia. Un giorno i funzionari del tribunale di Funes vennero a sapere che si trovava nell'osteria del paese. Corsero lì per arrestarlo, ridendo sicuri di prenderlo. Si precipitarono nella locanda, e al vederli lo stregone rise di gusto, si trasformò in zanzara e si infilò in una caraffa di vino. Una delle guardie si avvicinò per controllare e la zanzara uscì fuori fischiettando, pungendola sul naso. Se ne volò via allegra mentre la guardia urlava dallo spavento.
A volte Lauterfresser non dimenticava il suo passato bonario e, bizzarro com'era, capitava che facesse ancora favori a chi gli era simpatico. Un giorno era nei pressi di Millan, quando vide una contadina venire per la strada. Si trasformò allora in un grosso ceppo, e la donna quando giunse appoggiò lì sopra un cesto di uova; era stanca e voleva riposarsi un po'. Ma il mago si smosse e le uova rotolarono a terra, fracassandosi. La contadina si disperò e prese il cesto ormai vuoto, rassegnata a tornarsene indietro. Masticabrodo per qualche motivo provò compassione. Saltò fuori e le chiese come mai si disperava così tanto.
- Se foste al mio posto lo fareste anche voi. Portavo le uova per venderle a Bressanone. Pensavo di comprarmi un nuovo paiolo di rame, con il ricavato.
- Il paiolo ve lo procuro io – promise il mago.
Insieme andarono quindi alla fonderia che si trovava sulla strada di Zingenn. – Su, scegliete quello che vi piace di più – disse Masticabrodo. La donna decise, ma quando chiese il prezzo cominciò un alterco con il fonditore.
- Sei un mascalzone – sbottò la contadina – agguanti i soldi come fossero mosche. Mi viene voglia di riempirtelo di merda, quel paiolo!
L'altro non si scompose, rispondendole – Se riesci a farlo in una volta sola, te lo regalo!
A quel punto intervenne Masticabrodo, afferrando il recipiente con decisione e allontanandosi in un angolo. Quando tornò il paiolo strabordava di feci.
Il venditore si tappò il naso disgustato. – È tuo, basta che te ne vai al più presto fuori dai piedi!
Lo stregone porse elegantemente il paiolo alla donna. – Ecco. Basta che lo laviate per bene. Visto? A ogni guaio c'è rimedio.
In un'altra occasione fu riconoscente con un contadino che lo aveva ospitato. Nella stalla dell'uomo c'era un cavallo, morto. Il mago lo sostituì con una bestia sana e robusta. Ma a creare cavalli magicamente Masticabrodo aveva imparato dal diavolo, e fu a causa di questa amicizia che perse la retta via. Con Satana aveva stretto un patto; nel bosco dietro a Pusteria gli si era dato anima e corpo. Cominciò a frequentare i sabba delle streghe. Andava sullo Sciliar, nella malga di Funes, al lago Rodella, e in quella di Stall, vicino ad Anterselva. Lì si incontrava col demonio, che si presentava a volte in forma di pellegrino, altre come un elegante cavaliere, altre in groppa a uno stallone nero. Lauterfresser era ormai legato al diavolo, su suo ordine cominciò a rapire i bambini del circondario, nessuno dei quali tornò mai a casa.
Il maligno portò Masticabrodo sempre più vicino a sé, corrompendolo, insegnandogli nuovi poteri. Il mago imparò il linguaggio degli animali nocivi, non solo, imparò addirittura a crearli. Si fece assumere dal mugnaio di San Vigilio, assicurandogli che era adatto al lavoro. Il padrone però si accorse ben presto che Masticabrodo era in realtà un fannullone, e lo cacciò dopo soli due giorni, senza nemmeno dargli da mangiare. Lo stregone si vendicò riempiendogli il mulino di ratti. Ne creò così tanti che il molinaro non vi riusciva nemmeno più a entrare. Fu costretto a fermare il mulino e solo dopo molte settimane la macina poté riprendere il suo lavoro.
Ma lo stregone conservava una flebile traccia di umanità, e ancora una volta usò i suoi poteri a fin di bene. C'era una questione spinosa tra la gente dei comuni di Pfeffersberg, Velturno e Lazfons. Il problema era la divisione dei costi per una nuova strada che doveva servire le tre cittadine. I lavori erano già iniziati, ma erano stati sospesi e la lite non accennava a finire. Masticabrodo si presentò offrendo la sua assistenza.
- Ho un amico con il cui aiuto potrei finire il lavoro in un giorno solo, se mi offrite vitto e alloggio.
- Anche due, se è necessario! – risposero gli abitanti ormai esasperati.
Masticabrodo si mise al lavoro insieme al compagno, che ovviamente era il diavolo. Il giorno dopo i contadini ammirarono estasiati la nuova strada completata, la strada più bella e comoda che avessero mai visto, che superava in modo ingegnoso anche le zone più impervie. Il patto venne rispettato e Lauterfresser poté alloggiare alla locanda.
Anche gli abitanti di Lusòn si avvalsero dei poteri del mago. Per rifornirsi di legna stavano abbattendo gli alberi di un bosco, che si trovava su una collina rocciosa. Era quindi molto faticoso trascinarli giù fino a un canalone, per farli slittare a valle. Anche qui il mago, vedendoli al lavoro, si intromise, e per la verità all'inizio erano anche seccati.
- Sarebbe più comodo per voi, se io riuscissi a lanciare i tronchi oltre la petraia.
- Se davvero potessi fare una cosa del genere – ribatterono i taglialegna stizziti – il legno si rovinerebbe cadendo giù.
- Ma vi prometto che questo non accadrà.
- Guarda, se davvero ci riesci potrai fermarti alla nostra locanda e scolarti tutti i bicchieri che vorrai!
Masticabrodo si mise al lavoro e grazie alla sua forza prodigiosa riuscì a lanciare i legni uno dopo l'altro oltre le rocce, come fossero rametti. E i tronchi arrivavano intatti, perché in basso c'era il demonio che li afferrava al volo.
Ma anche in queste opere di bene c'era lo zampino del diavolo, che si prestava solo per rendersi indispensabile a Masticabrodo, e legarlo sempre più al male. Un giorno Lauterfresser capitò in chiesa, nel bel mezzo del sermone. Il mago ascoltava interessato le parole del prete, che raccontava di come Dio concedesse il perdono anche ai più grandi peccatori, purché la loro conversione fosse sincera. Masticabrodo sentì il suo cuore scaldarsi a quelle parole, forse per lui c'era ancora speranza.
Ma ancora una volta intervenne Satana, che facendosi largo tra la folla lo tirò via di lì. Il diavolo era furioso.
1 commenti
Aggiungi un commentoHo visitato il castello di Rodengo, dove la guida narra sia stato rinchiuso e processato Masticabrodo; ufficialmente per pratiche di stregoneria, in realtà perché, pur essendo un poveraccio, sapeva leggere e scrivere e sapeva curare le malattie con le erbe, era insomma una persona colta, ma a quel tempo questo era considerato un reato, solo i nobili dovevano essere letterati: le accuse di stregoneria con cui il barone Wolkenstein lo condannò a morte, giudice della regione, erano solo un pretesto. Ciao.
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