- Non ti sarai messo in testa di rompere il patto che hai stretto con me? Dopo tutti i servigi che ti ho reso! Pensi che io valga meno di quel pretuccio? Se pensi questo bada che ti scaravento a terra!
Masticabrodo guardò in basso e vide l'immagine della Madonna, che lo guardava sorridente e stendeva la sua veste sacra per riceverlo. Se avesse scelto di cambiare vita rinunciando al demonio la Madonna lo avrebbe accolto. Ma esitò dubbioso; si chiese se davvero quel lembo di sottana fosse stato sufficiente per sostenerlo, quando il diavolo l'avesse buttato a terra. Così cedette al maligno e rimase legato all'inferno.
Per convincerlo che aveva fatto la scelta giusta il diavolo gli insegnò un nuovo incantesimo, per trasformarsi in orso. Sotto queste sembianze Masticabrodo, ormai corrotto dal potere, giunse a Eores, sui pascoli della Resciesa, e qui uccise diversi bambini, che poi divorò durante un sabba diabolico.
Il temibile orso stava portando il terrore nella regione, così i cacciatori della val di Funes e della val Gardena prepararono una battuta di caccia. Masticabrodo si accorse del pericolo e riassunse sembianze umane. Scese a Ortisei e andò alla locanda a bersi un bicchiere. Poco dopo entrarono i cacciatori, stanchi e affamati per la lunga infruttuosa ricerca. Ordinarono birra e knödel (una specie di gnocchi in brodo di carne), invitando lo sconosciuto a unirsi a loro. Tra un boccone e una bevuta le chiacchiere finirono inevitabilmente sull'argomento orso. Quel giorno era sfuggito, ma ormai aveva i giorni contati, affermavano sicuri i cacciatori. Alcuni di loro giuravano di averlo visto e raccontavano avventure incredibili che li vedevano protagonisti contro la bestia. Masticabrodo era molto divertito dalle loro fandonie. Quando si sentì sazio ringraziò gli ospiti e lasciò la locanda. Mentre se ne andava fu avvistato dal prete, che lo riconobbe e corse alla locanda per informare i cacciatori, la voce rotta dall'eccitazione.
- Quell'uomo appena uscito…
- È un poveraccio che abbiamo invitato alla nostra tavola.
- È l'orso che state braccando! – rivelò il curato.
Tra imprecazioni rabbiose gli uomini impugnarono i fucili e si precipitarono fuori, ma lo stregone era ormai fuggito.
A Lauterfresser il nuovo potere piaceva moltissimo e assunse spesso la forma d'orso. A Funes e a Eores lo sentivano uscire dal bosco emettendo versi orrendi. Si gettava sui pascoli e con un sol morso strappava la testa alle mucche, o le trascinava per le corna, finendole a morsi. Spesso si aggregava a branchi di lupi che assalivano il bestiame. Altre volte si avvicinava di nascosto alle capre, per succhiargli il latte, dato che come sempre era goloso. Sotto forma di orso girò anche dalle parti di Lusòn, dove azzannava le bestie e spaventava le persone con improvvise apparizioni. E a causa delle sue arti magiche era quasi impossibile fermarlo. Una volta un cacciatore lo avvistò, ma l'orso si nascose nei pressi di un maso. L'uomo aspettò inutilmente che la bestia uscisse allo scoperto. Masticabrodo si era tramutato in cesto e riposava beatamente appoggiato al muro. Bisognava inoltre considerare che poteva essere ferito solo da proiettili benedetti.
Ormai le malefatte del mago erano innumerevoli, continuava oltretutto a causare tempeste terribili, come quella che un giorno scatenò sul lago di Rodella. Le autorità decisero di intervenire in modo decisivo. Degli inviati del tribunale riuscirono a coglierlo di sorpresa. Lo legarono subito su un carro e si misero in viaggio per portarlo in prigione, tra gli insulti della folla circostante. Lo stregone però furbamente approfittò dell'atmosfera ostile e si rivolse a un ragazzo, sfidandolo: – Su, forza, umiliami, gettami la terra addosso!
Il ragazzo non conosceva i poteri del mago e cadde nell'inganno. Gli gettò la terra e a quel contatto lo stregone divenne invisibile e le sue forze si rinnovarono. Spezzò i suoi legami con un incantesimo e si dileguò.
Tempo dopo era a Rodengo, si stava abbuffando di noci, ne aveva un sacco intero. Una vecchia lo avvistò e corse a chiamare le guardie. Arrivate in zona lo sorpresero in un fienile. Il mago fuggì nascondendosi tra le balle di fieno. Scoperto anche questa volta si tramutò in zanzara, aspettando ronzando che la situazione si calmasse. Quando gli uomini infine se ne andarono tornò alla forma umana, recuperò il sacco e se ne andò a Schannaraut, dove aveva un rifugio. Lì sgranocchiò tranquillamente le sue noci, in quella che ancora oggi viene chiamata la Grotta di Masticabrodo. Dopo essersi rimpinzato il mago schiacciò un pisolino, sentendosi tranquillo. Ma ormai tutti quanti gli stavano dando la caccia. Di nuovo un'anziana signora lo avvistò e corse a dare l'allarme. Questa volta le guardie si fecero furbe. Si avvicinarono in silenzio e lo sorpresero che ancora dormiva. Prima che si rendesse conto degli avvenimenti lo stregone si ritrovò legato, dentro un capace recipiente di rame. E questa fu la sua rovina, perché quel metallo annullava la sua magia e lo isolava dal terreno. I soldati poterono così condurlo nelle carceri del castello di Rodengo.
Altri invece raccontano che fu lui stesso, ignorando una profezia che gli imponeva di tenersi lontano dal castello e dalle donne anziane, a entrare nel cortile della rocca, dimenticando che in quel luogo la sua magia non funzionava; si sentiva forte del suo patto con il diavolo. Secondo questa versione, mentre riposava in un angolo del cortile, una vecchia passando notò il marchio nero del demonio sul suo piede sinistro, e corse a chiamare le guardie.
In ogni caso Masticabrodo fu infine imprigionato nella rocca e venne sottoposto a processo. Tutte le sue malefatte uscirono fuori. Anche altre persone furono arrestate, come un contadino di Grossplan a Lusòn, a cui il mago aveva regalato una bacchetta magica; l'uomo se la portava alle fiere di bestiame, e quando vedeva una bestia che desiderava, toccava l'animale e tutti gli altri compratori per magia si allontanavano.
Il tribunale condannò lo stregone al rogo per tutti i crimini commessi. Venne marchiato con tenaglie roventi e gli venne amputata la mano destra. Poi fu condotto sul luogo della condanna. Si dice che durante il percorso Masticabrodo fischiettasse, lo sguardo perso lontano. Poi pronunciò le sue ultime parole: – Oggi sarà una giornata calda.
Venne legato su un cavalletto a testa in giù, e fu bruciato sulla piazza delle forche, tra Spinga e Rio Pusteria.
Alle origini della leggenda di Masticabrodo c'è Matheus Perger, personaggio realmente esistito, soprannominato appunto Lauterfresser. Era un girovago colto, che conosceva l'astronomia e amava leggere brani della Bibbia luterana. Fu accusato di eresia e stregoneria, per le quali fu arrestato nel 1645. Venne sottoposto a un processo a Rodengo, durante il quale fu torturato in tutti i modi, compreso il tormento dell'insonnia. I racconti popolari ricamarono presto sulla vita del personaggio, e sui particolari cruenti della sua esecuzione. La tradizione orale da un lato fece di Lauterfresser un amico del diavolo, un personaggio leggendario che, come Anteo, il gigante della mitologia greca, traeva forza dal contatto con la Terra, sua madre; dall'altro ne trasmise anche un carattere generoso, ricordando i suoi interventi a favore dei poveri. Assente nella leggenda invece la sua opera di propaganda luterana.
1 commenti
Aggiungi un commentoHo visitato il castello di Rodengo, dove la guida narra sia stato rinchiuso e processato Masticabrodo; ufficialmente per pratiche di stregoneria, in realtà perché, pur essendo un poveraccio, sapeva leggere e scrivere e sapeva curare le malattie con le erbe, era insomma una persona colta, ma a quel tempo questo era considerato un reato, solo i nobili dovevano essere letterati: le accuse di stregoneria con cui il barone Wolkenstein lo condannò a morte, giudice della regione, erano solo un pretesto. Ciao.
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