Dopo un lungo periodo di assenza dalle nostre librerie, tre anni fa Nord ha finalmente deciso di riprendere la pubblicazione delle antologie targate Marion Zimmer Bradley.
Ecco allora questo Le torri di Darkover, volume che raccoglie venti racconti ambientati sul gelido pianeta dal sole rosso.
La prima considerazione riguarda la struttura del volume stesso. Racconti ambientati durante l’Era dei Comyn e dei contatti con l’Impero terrestre sono mescolati a quelli ambientati durante l’Era del Caos. Questa mescolanza, non giustificata da alcun motivo evidente, spiazza ogni volta che si inizia una storia nuova. Il lettore che vuole ricostruirsi una sequenza cronologica della storia di Darkover finisce così per essere distratto dalle vicende narrate.
Anche se la Bradley presenta ciascuno di questi racconti come se fosse un inestimabile gioiello, nessuno di essi è davvero memorabile. Gli autori spesso sono esordienti, o hanno scritto in precedenza solo pochi racconti, e lo stile semplice, a volte piatto, ne è una conferma.
Ci sono però alcuni testi che non possono che allettare gli amanti della saga.
Primo fra tutti proprio quello scritto dalla “scopritrice” di Darkover. Ne In dieci minuti Marion si cala nei pensieri di Dyan Ardais, e ci narra una sorprendente “storia alternativa” che trova le sue basi in un romanzo piuttosto che nella realtà. Si tratta di un racconto incentrato sulla personalità e sui sentimenti del protagonista, e quasi totalmente privo d’azione. La cosa più curiosa è constatare come non solo fra i lettori, ma anche fra gli autori, possa esistere il rimpianto per una storia finita nel modo sbagliato.
Regis Hastur, anch’egli presente in questo brano, compare, spesso solo per un attimo, in diversi altri testi. Ma sono parecchie le figure, già note dai romanzi, che tornano in questo volume.
In Una vita in tono minore Patricia Duffy Novak torna su quel Coryn Hastur che, insieme a Renata, apparso per la prima volta ne La signora delle tempeste, era diventato il protagonista di altri tre racconti usciti dalla sua penna. Come In dieci minuti ci mostrava che anche le storie inventate avrebbero potuto svolgersi in un altro modo, questa mini serie ci ricorda che anche i cosiddetti personaggi minori possono avere una loro vita al di fuori della grande storia che costituisce la vicenda principale di un romanzo. Purtroppo una grave incoerenza macchia questo bel racconto dal tono lievemente crepuscolare. Ad un certo punto della vicenda, infatti, compare un oggetto perfettamente accettabile in una storia ambientata durante l’epoca dell’Impero Terrestre, ma assolutamente inconcepibile nell’Età del Caos.
Joan Marie Verba presenta, in La pazza delle colline, un giovane Kennard Alton. La follia, un male sempre in agguato fra chi possiede il laran, riappare in questo brano dal respiro leggero. L’atmosfera è pacata, ma su Kennard, come su tutta la sua famiglia, incombe per gli amanti della saga la conoscenza di quello che gli riserverà il futuro.
Diotima Ridenow è la protagonista di Destinata alla Torre, racconto firmato congiuntamente da Deborah Wheeler ed Elisabeth Waters, due delle autrici più amate dalla Zimmer Bradley. L’ombra di Ashara che pesa su Diotima spingerà la giovane ad una scelta irreversibile in uno dei migliori racconti del volume. Qui, infatti, gli echi di quanto è avvenuto e avverrà nel futuro di Darkover si uniscono ad una buona capacità di scrittura.
Nina Boal, con il suo Rifugio, sembra far propria una delle massime di Albert Einstein. Il grande scienziato sosteneva che la materia più importante che un fisico nucleare debba studiare sia l’etica. Questo concetto, riproposto in chiave fantasy, ci ricorda che anche chi adopera la magia, o il laran, non dovrebbe mai oltrepassare certi limiti.
L’etica è alla base anche del testo di Lynn Michals, Scelte. In questo breve racconto compare addirittura una delle divinità di Darkover: Zandru, il Signore dell’inferno di ghiaccio. E la scelta che offrirà al protagonista è decisamente singolare. Solo che non sempre ottenere ciò che si desidera dà la garanzia della felicità.
Il libro è chiuso da Ora sono un grosso gatto, di David Heydt. La Zimmer Bradley aveva l’abitudine di concludere queste antologie con testi spiritosi, o comunque di tono più leggero rispetto agli altri, abitudine confermata anche in questo caso. L’autore costruisce una situazione alquanto improbabile, e descrive tutte le conseguenze dell’azione iniziale con un tono leggero e scanzonato.
In definitiva, si tratta di un discreto volume. La sua presenza in una libreria passa tranquillamente inosservata, anche se per gli amanti di Darkover può essere un piacere aggiungere qualche altro tassello alla loro conoscenza del pianeta.
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