È disponibile in Europa da questo weekend Final Fantasy XII per Playstation 2. Sono passati cinque anni dall’ultimo episodio della serie classica, che nel frattempo ha avuto modo di esplorare anche lo scenario dei mondi persistenti online (mmorpg). Molto di quell’esperienza è finito proprio in Final Fantasy XII, il capitolo nel quale i creativi di Square Enix sembrano essersi impegnati maggiormente per riformare la saga.
I capisaldi, bene o male, restano gli stessi di tutti i jrpg, i giochi di ruolo alla giapponese: dal giovane che gli eventi trasformeranno in eroe al nutrito cast di compagni di avventura; dai personaggi che di combattimento in combattimento diventano più forti ai giganteschi custodi dei labirinti, che l’evolversi lineare della trama, scandita da numerosi filmati, conduce ad affrontare. Cambiano però l’azione e come tutti questi elementi interagiscono fra loro.
La novità più eclatante di Final Fantasy XII caratterizza il sistema di gioco e consiste nell’eliminazione degli incontri casuali. Viene quindi meno una delle consuetudini più chiacchierate degli episodi precedenti. Ora, invece di essere coinvolti inconsapevolmente nelle battaglie, tutti i nemici sono sempre visibili sullo schermo e, nella maggior parte dei casi, si può decidere liberamente quali combattere e quali aggirare. Gli scontri avvengono senza stacchi tra fasi esplorative e di lotta e, durante gli stessi, si mantiene sempre il controllo del personaggio.
I vari momenti offensivi sono fondamentalmente ancora scanditi a turni, ma la possibilità di spostarsi continuamente sul piano di gioco a propria discrezione fa sì che il ritmo appaia più vivace. L’impressione è di trovarsi di fronte a un mmorpg piuttosto che un classico jrpg. Molto probabilmente Final Fantasy XII rappresenterà la linea di demarcazione tra il modo vecchio e quello nuovo di intendere un genere.
Interessante anche la decisione di affidare la gestione del gruppo di avventurieri a un’intelligenza artificiale di tipo programmabile (si definiscono azioni, obbiettivi, priorità) e più complesso di altri esperimenti similari. In definitiva, si tratta di una specializzazione da approfondire così come possono esserlo l’arte della spada o della magia. Anche il personaggio controllato direttamente dal giocatore può essere automatizzato, ma in un caso e nell’altro l’apporto del computer resta un contributo che non abroga la necessità di intervenire personalmente nelle battaglie.
A tante importanti novità nel sistema di gioco corrisponde una storia abbastanza convenzionale. Ci sono diversi punti di contatto con Guerre stellari di George Lucas: dall’impero alla resistenza, dalla principessa alla coppia di aviopirati che sono la copia rielaborata di Han Solo e Chewbacca, al racconto coloratissimo votato a un intrattenimento cristallino. Si possono scorgere alcuni debiti anche nei confronti dell’immaginario virtuale di Hideo Kojima: l’impronta di Metal Gear Solid sembra affacciarsi più volte nei numerosi filmati realizzati con il motore 3D del videogame che affiancano quelli tradizioni in grafica computerizzata. Non per le tematiche o lo stile della regia, ma per il senso di continuità tra iconografia giocata e narrata, guadagnato dalla serie specialmente in questo dodicesimo episodio, il più cinematografico di tutti.
Le vicende si svolgono a Ivalice, un mondo sospeso tra la più avveniristica tecnologia e la magia, ispirato al nostro Medio Oriente e già incontrato come ambientazione di Final Fantasy Tactics e Final Fantasy Tactics Advance. All’ombra dei suoi paesaggi, dai deserti più aridi alle città volanti, è un susseguirsi di intrighi, che gli sceneggiatori di Square Enix sono abili a imbastire creando una storia di tanti, piuttosto che di uno soltanto.
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