"Noi Puffi siam così, noi siamo tutti blu, puffiamo suppergiù, due mele o poco più...". Alzi la mano chi non ha sentito almeno una volta questa sigla. La cantava Cristina D'Avena, ma questo poco importa. Ciò che conta è il soggetto del cartone animato che veniva introdotto da questo orecchiabile motivetto, i Puffi.
Gli omini blu sono un vero fenomeno da 25 anni, amati da intere generazioni di bambini, oggetto di un enorme merchandising e icone per collezionisti. Ora però i Puffi sono rimasti orfani. E' morto martedì Yvan Delporte (Schaerbeek, Bruxelles, 28 luglio 1930), giornalista e autore belga, che insieme al disegnatore Pierre Culliford (Peyo), morto nel 1992, aveva creato il loro magico mondo.
A renderli famosi fu la serie animata della Hanna&Barbera, trasmessa dalla Nbc dal 1981 e vincitrice di numerosi Emmy. In Italia i nanetti blu arrivarono per la prima volta nel 1982, con il film La flute a six Schtroumpfs (Il flauto a sei puffi), prodotto nel 1976.
I Puffi vanno oltre il semplice intrattenimento e sono stati oggetto di molte interpretazioni sociologiche. Per esempio c'è chi leggeva nel cartone animato un messaggio naturista e chi vi vedeva una società maschilista. Tra le interpretazioni più ardite c'è quella "politica". Tutti quei puffetti identici che dividevano tutto e seguivano un Grande Puffo con barba bianca e cappello rosso, avevano suggerito ai teorici del complotto la via socialista di pufflandia. La rivista Adv Next, invece, ha pubblicato un'indagine condotta da psicologi, che ha sottolineato il valore terapeutico dei Puffi (insieme a quello dei Teletubbies) "personaggi rassicuranti, positivi e immersi nel verde e nella natura".
Di parole se ne sono spese tante, ma la maggior parte di noi preferirà ricordare Yvan Delporte e i suoi Puffi, come i compagni di ore e ore di svago per frotte di bambini.
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