La sua panoplia è completa. Aveva quasi dimenticato quanto potesse pesare l'intera armatura. In battaglia non ne ha bisogno. In uno scontro di quel tipo, uno contro uno, può rivelarsi provvidenziale. O anche fatale, alla lunga.

In ogni caso, è lo stesso Codice di Res a stabilire come i contendenti devono essere armati, anche se si è liberi di scegliere fogge e materiali.

Non so da dove l'abbia tirata fuori, quella stupenda panoplia. Probabilmente, Niso l'ha fatta preparare per tempo, in gran segreto. Certo è che il risultato è raggiunto: la figura di Brasida piantata in mezzo alla terra di nessuno è degna degli Eroi celebrati nei poemi.

La corazza, i gambali, i bracciali, l'elmo ornato di lunghi crini di cavallo, e lo scudo ellittico, laminato di bronzo tirato a specchio e decorato con il leone di Mirinto: tutto riluce più del sole.

La presa sulla lancia è salda. Con movimenti esperti, Brasida saggia l'arma: il bilanciamento tra la punta di ferro e l'acuminato puntale in bronzo alla base, la solidità dell'asta di corniolo, il peso. Il generale è cresciuto con una lancia in mano. La conosce bene. Non ha segreti per lui. Spera quindi di risolvere la pugna con un suo colpo risolutivo. Altrimenti, solo la fortuna potrà salvarlo dalle capacità di Lysander con la spada.

Con la limitata visuale che l'elmo consente, scruta davanti a sé, in attesa del suo destino.

Il tempo passa.

Brasida è un bagno di sudore. Pianta la lancia nel terreno e mette giù lo scudo, poggiandolo sulle gambe. Si toglie anche l'elmo, lasciando ricadere la chioma striata di grigio. Sarà poco dignitoso, ma è meglio risparmiare le forze. D'altro canto, è Lysander che lo sta offendendo col suo ritardo.

Strano, questo comportamento. Lysander è eccentrico, certo, eppure ha sempre dimostrato rispetto per ogni avversario.

Anche Antemion comincia a preoccuparsi. - E Lysander?

Tirteo, il suo generale, scrolla le spalle. - Forse vuole spazientire Brasida, fargli saltare i nervi – risponde l'inutile comandante dell'armata arkea: è Antemion a decidere ogni mossa, Tirteo serve solo ad addossarsi le colpe, quando le cose vanno storte.  E' ben ricompensato per questo.

- Non ne ha bisogno, dannazione! - sbotta Antemion. Sono i suoi, di nervi, ad essere provati dall'attesa. Il suo Eroe è fedele, ma spesso incontrollabile. A volte esagera.

- Manda qualcuno a cercarlo. Lo voglio qui subito. Prima risolviamo la questione, prima ci diamo ai bagordi nel palazzo di Niso!

- Secondo te, dov'è finito Lysander? – mi viene chiesto.

- Non verrà – intuisco. Butto la verità in muso al mio compagno, prendendomi il gusto di aggiungerci un sorrisino sardonico.

- Che vuoi dire? – Con sospetto e rancore. Non la prenderà bene.

Non ho facoltà di leggere il futuro, ma il passato non ha segreti per me. Basta che dia un'occhiata dietro l'angolo del tempo, e lo vedo.

Vedo Lysander che, senza tanti complimenti, si libera della guardia reale incaricata di vegliargli le spalle. E’ fortunato, l’uomo: se la caverà con una brutta bozza in testa. Lysander non ci è andato pesante, anche se ha preferito mettere fuori gioco quello che probabilmente era un fidato sicofante del despota arkeo. Più tardi Antemion scoprirà il tradimento, meglio sarà.

Vedo Lysander far salire sul suo carro da battaglia (raramente lo ha usato) Kallistea con in braccio suo (loro?) figlio. Sul carro c'è spazio anche per un auriga a lui fedele (gli risparmiò la vita, tante morti fa) e per una serva che si prenda cura della madre di suo figlio (verrà il giorno che la chiamerà almeno "compagna"?). Lysander e il suo attendente personale scelgono due dei migliori cavalli. Ne prendono anche un paio di ricambio.

Vedo il gruppo partire di gran carriera, seguito dalle occhiate confuse della sparuta servitù che al campo attende gli eventi. Presto sparisce alla vista, piegando a sinistra oltre un'altura.

Buona fortuna, Lysander. Arrivederci.

- L'Eroe ha fatto la sua scelta – rispondo. – Niso ha già vinto.

- Non può essere! – Pensa davvero che io lo stia dileggiando, mentendo per puro sfizio? O crede che io mi sbagli?

Scrollo le spalle, non aggiungo parola. I fatti parleranno da sé.

Il sole continua la sua discesa. L'Eroe arkeo non si è fatto vedere. Migliaia di voci bisbigliano ipotesi. Un suono sordo si propaga per la valle.

- Stanno tornando! – avverte Tirteo.

- Era ora, pensavo fossero spariti anche loro – grugnisce il re.

Quando l'attendente reale con gli occhi bassi riferisce ciò che ha saputo dalla servitù, si ritrova travolto dalla collera di Antemion. La lancia scagliata dal sovrano gli si infila alla base del collo, poco sopra il corsetto a piastre. Il corpo stramazza a terra, fra gli sguardi atterriti di chi ha sentito e quelli perplessi di quanti ancora non sanno. Una pozza vermiglia si allarga attorno al cadavere. L'argilla di Kratos assapora il dono.

La scena è avvenuta sotto gli occhi di entrambi gli schieramenti.

Niso ha accolto con sollievo l'episodio: il furore di Antemion non può che essere foriero di buone nuove. Anche se teme che possa tramutarsi in un grido di guerra che rinnega un patto solenne.

Brasida, isolato tra due mondi sospesi, è sempre più confuso. Cosa sta accadendo?

Si controlla, ragiona. Poi si gira, da lontano lancia uno sguardo risoluto al suo re.  Niso intuisce che Brasida lo chiama ad agire.

Il sovrano reagisce. Attacca. – Antemion! Cosa sta succedendo? Non erano questi gli accordi. Il sole è sempre più stanco. Noi pure. Dov'è Lysander?

- Niso! – tuona rancoroso Antemion, liberando la sua furia. – Gioisci, giovane re: la dea della fortuna ti arride. Lysander ha tradito. Non è più un Eroe. E' il più vile dei codardi. Res lo punirà! – Si sofferma, ansante. Verosimilmente, sta ancora carezzando l'idea di muovere comunque battaglia.

Decide di non farlo. Sputa fuori la resa con il più grande sforzo di tutta la sua vita. - Arkea ha perduto. E' tua.

La notizia frusta la valle, si diffonde di bocca in bocca, in una cacofonia di sbigottimento.

La consapevolezza della vittoria e della sconfitta dilaga. Entusiasma e deprime.

Brasida ha vinto. A tutti gli effetti, il suo avversario ha rinunciato al Duello.

L'Eroe di Mirinto alza il pesante scudo all'altezza del capo, leva la sua lancia al cielo, ruggisce. Ha vinto!

Non sa come sia potuto accadere, ma oggi ha ottenuto un posto nella leggenda.

Il rumore della biga che lo raggiunge lo scuote dall'esaltazione che si è impadronita di lui. Niso si getta giù dal carro, gli si avventa contro, lo abbraccia come si fa con un padre.