A quasi tre mesi di distanza dalla morte di Robert Jordan, Tor Books, la sua casa editrice, ha ufficialmente dato l’annuncio che milioni di fan stavano aspettando. A Memory of Light, dodicesimo e ultimo volume della monumentale saga La Ruota del tempo sarà completato da Brandon Sanderson.
Sanderson, che è stato scelto dalla vedova di Jordan, Harriet Popham Rigney, lavorerà sulla base del materiale lasciato dallo scrittore scomparso. Alcuni capitoli erano già stati scritti nella loro versione definitiva, mentre per altri Brandon avrà a disposizione note, in alcuni punti più dettagliate, in altri meno, e diverse ore di racconto della trama su audiocassette, registrate dallo stesso Jordan.
In un’intervista rilasciata a dragonmount.com, il sito che ospita il blog di Robert, Sanderson ha dichiarato che intende utilizzare ogni frammento di testo lasciato dal creatore della Ruota del tempo, e che intende seguire le sue indicazioni nel modo più preciso possibile.
Anche se per contratto non può parlare di alcun elemento della trama prima della pubblicazione del libro, ipotizzata per il 2009, Sanderson ha raccontato ciò che la saga significa per lui, quali sono stati i suoi contatti con Harriet e quali siano le sue aspettative.
Nato a Lincoln, nel Nebraska, nel 1975, ha scoperto la Ruota del Tempo a 15 anni. La lettura dei romanzi di Jordan è stata un’esperienza folgorante.
Ancora adesso Brandon dichiara di sentirsi indebitato con lo scrittore di Charleston, perché gli ha fatto capire cosa significhi avere una visione completa di un mondo immaginario e uno scopo che guidi i personaggi e il loro creatore. Gli ha mostrato cosa la fantasy poteva realizzare, e il suo successo ha consentito a molti giovani autori, compreso lui, di veder pubblicati i loro sogni.
La scena di apertura de L’occhio del mondo, con Lews Therin, ormai folle, che cerca la moglie senza vedere il cadavere al suo fianco, continua a dargli i brividi, ma l’autore cita molti altri passaggi per lui indimenticabili, come la conclusione del terzo romanzo, o episodi che avvengono nel nono volume, ancora inedito in Italia.
Per quanto riguarda il suo coinvolgimento nella realizzazione di A Memory of Light, Sanderson ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da Harriet nella quale lei gli chiedeva se la cosa poteva interessarlo. La sua impressione è stata che la vedova stesse vagliando la disponibilità di diversi scrittori prima di impegnarsi a leggere le loro opere in vista di una decisione.
Un mese più tardi, intorno alla metà di novembre, lei lo ha richiamato per dirgli che era stata profondamente colpita dal suo Mistborn, e che voleva la sua collaborazione.
Secondo Sanderson c’era una sola persona che poteva scrivere il romanzo nel modo in cui meritava di essere scritto, ma purtroppo ormai è morta. E quindi lui farà del suo meglio perché i lettori abbiano comunque un grande romanzo.
Anche se non ha ancora visionato il materiale lasciato da Jordan, gli è stato detto che c’è parecchio lavoro da fare. Il capitolo finale, però, dovrebbe essere già stato scritto nella sua versione definitiva, o quasi, cosa che lo renderebbe molto felice. La sua speranza è quella di dedicarsi magari ai cinquanta capitoli centrali piuttosto che agli ultimi cinque.
Nella realizzazione del libro Sanderson sarà affiancato da Harriet, che ha sentito molti elementi della storia dalla viva voce del marito, con il quale ha lavorato fianco a fianco per mesi, e che si è occupata dell’editing dei precedenti undici romanzi.
L’intenzione, comunque, non è quella di tentare di imitare lo stile di Robert. Se questa fosse stata la richiesta di Tor, l’editore avrebbe potuto tranquillamente ingaggiare un ghost writer per terminare il romanzo, e fingere che alla morte del suo autore fosse stato praticamente già terminato. La scelta, al contrario, è stata quella di far sapere ai lettori cosa leggeranno.
Brandon cercherà di rimanere fedele ai personaggi, ai temi e alle scelte stilistiche, e rispetto ai suoi precedenti romanzi cercherà di dare maggior spazio alle descrizioni e alle caratterizzazioni, ma è consapevole che ogni autore ha il suo stile, e che questo influenza il modo in cui le idee sono presentate.
Al momento Sanderson ha pubblicato cinque romanzi. Il primo, Elantris, uscito nel 2005, è stato indicato dal sito dell’editore Barnes and Noble come la miglior opera di fantasy e fantascienza dell’anno, e i diritti per la sua traduzione sono stati acquistati da 14 paesi.
Mistborn: The Final Empire, primo volume di una trilogia, è del 2006, mentre il suo seguito, The Well of Ascension, è stato pubblicato quest’estate.
In questa serie il suo autore ha voluto ribaltare i canoni della fantasy. Le storie in cui un giovane eroe “suo malgrado” che finisce con lo scontrarsi con il Signore del Male e vincere non si contano più. La sua idea, quindi, è stata di domandarsi cosa sarebbe accaduto se invece a vincere fosse stato il Male.
Centinaia di anni dopo la sconfitta dell’eroe, con il mondo governato con mano d’acciaio da questa figura malvagia, la cenere che cade dal cielo in lande desolate e la nebbia che rende l’atmosfera ancor più inquietante, un gruppo di ladri decide che le antiche profezie erano tutte bugie, e che non possono aspettarsi alcun eroe che giunga a salvarli. Perciò decidono di agire per conto loro per cambiare la situazione.
Di quest’autunno è anche Alcatraz Versus the Evil Librarians, un romanzo per adolescenti dall’atmosfera completamente diversa. L’autore voleva staccarsi un po’ dalle atmosfere cupe della trilogia di Mistborn, e si è dedicato a questo romanzo umoristico che dalla critica è stato accostato alle opere di Terry Pratchett o a Una serie di sfortunati eventi firmata da Lemony Snicket. Fra i progetti di Sanderson ci sono quattro seguiti per la storia di Alcatraz e della sua strampalata famiglia.
L’ultima opera, Warbreaker, sarà pubblicata da Tor il prossimo anno, ma è già disponibile nella sua versione integrale sul sito dell’autore, ed è possibile scaricarla gratuitamente. La teoria di Sanderson è che se qualcuno conosce il suo modo di scrivere, ne sarà così affascinato da voler leggere gli altri suoi romanzi e andrà in libreria a comprarli. E poi, racconta di aver comprato più volte libri che aveva amato avendoli già letti in biblioteca, per la semplice brama di possederli e il piacere di poterli rileggere quando voleva. La sua speranza, quindi, è che i suoi lettori la pensino allo stesso modo.
Ora c’è l’impegno con A Memory of Light, e 30 milioni di fan in tutti il mondo sperano che davvero valga la pena di continuare a leggere le sue opere.
4 commenti
Aggiungi un commentoIndipendentemente dal lavoro che farà Sanderson, la notizia non può che farmi piacere, era inimmaginabile credo per tutti non leggere la conclusione.
Anche per lo stesso Jordan. Da quel che ho letto, quando non stava troppo male a causa della malattia o delle cure a cui si sottoponeva, passava quasi ogni momento a scrivere, perché voleva finire il libro.
Ho letto davvero tante frasi sue nelle quali dichiarava quando ci tenesse, e per la moglie era certamente importante far sì che i suoi fan potessero leggere la fine della saga, così come lui desiderava.
Scritto da Sanderson, non potrà essere lo stesso romanzo, ma almeno sapremo come va a finire la storia.
In bocca al lupo, Brandon, speriamo tutti che riuscirai a fare un buon lavoro.
E, ancora una volta, riposa in pace, James Rigney.
che peccato però, so già che stringerò quel libro tra le mani con la tristezza per l'autore che non ha potuto completare la sua opera
A ogni modo sono lieto che sia qualcuno che con jordan è cresciuto a scriverlo
complimenti all'autrice per il bell'articolo, preciso ed esaustivo
Grazie. Si vede che ormai da una quindicina d'anni Jordan è uno dei miei autori preferiti? Ogni volta che scrivo di lui il pezzo è, inevitabilmente, molto sentito.
E la conclusione nella quale dico che milioni di fan sperano che valga davvero la pena di leggere ciò che scrive Sanderson, non è una frase messa lì tanto per chiudere. Io sono una fra i tanti che si augurano che questo libro sia all'altezza dei precedenti, anche se so che, malgrado tutti gli appunti lasciati dallo zio Robert, sarà molto difficile scrivere qualcosa alla sua altezza.
Rileggendo i vecchi messaggi nel blog, ne ho trovato uno un po' datato nel quale Robert spiegava che la sua casa editrice gli aveva chiesto di poter pubblicare (mi pare on-line) per questo Natale il prologo come anticipazione dell'intero romanzo.
Jordan aveva risposto che la cosa non era fattibile, perché lui aveva l'abitudine di riscrivere continuamente il prologo finché non aveva finito il libro, per armonizzarlo meglio con il resto.
Considerando i suoi standard, è difficile che chiunque possa essere davvero all'altezza, e lo sa anche Sanderson. La frase che solo Jordan avrebbe potuto scrivere questo romanzo nel modo in cui avrebbe meritato di essere scritto la dice lunga.
Non ci resta che sperare in bene. Comunque, il fatto che sia stato scelto personalmente da Harriet ha la sua importanza, considerando quanto erano vicini, anche lavorativamente parlando, i due coniugi.
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