“Hai cantato per me i canti di casa. Sarei morto benedicendoti anche solo per questo.”
Sono passati dieci anni dalla fine di La Prescelta e l’Erede, e Jacqueline Carey torna a raccontare la storia di Phèdre no Delaunay, Joscelin, e il mondo che ruota attorno al regno di Terre D’Ange.
Dieci anni di pace terminano quando Phèdre viene a sapere che Imrel, il figlio di Melisande Sharizhai, traditrice del regno, è misteriosamente scomparso. Il bambino è figlio della peggiore nemica di Terre d’Ange, ma è anche il terzo in linea di successione al trono, ragion per cui la corona è interessata al suo ritrovamento. Dal canto suo Phèdre è legata a Melisande da un rapporto di odio e amore troppo complesso per non accettare di mettersi alla ricerca del piccolo Imrel, spinta anche dalla promessa di Melisande di darle il tassello mancante per poter liberare Hyacinte, il suo primo e più caro amico, incatenato ormai da dieci anni a un potere millenario.
Con La Maschera e le Tenebre si chiude la trilogia di Kushiel di Jacqueline Carey. Come per i due romanzi precedenti, si tratta di un racconto non banale, scritto con un linguaggio sontuoso ed elegante. Espande il mondo dell’autrice aggiungendo nuovi personaggi e nuovi paesi, lontani dall’Europa magica che abbiamo imparato a conoscere, dotati di un fascino esotico e di storie leggendarie. Ancora una volta è un racconto sia epico che intimo, che unisce su un doppio binario il viaggio personale dei protagonisti con la storia di più ampio respiro, che racconta di stati e popoli.
Come già successo nei libri precedenti, i paesi visitati da Pèhdre e Joscelin influenzano e cambiano i protagonisti, diventando quasi personaggi a loro volta. Uno dei punti di forza dell’autrice è la capacità di creare qualcosa di nuovo in un contesto famigliare. Il mondo immaginato dalla Carey è grosso modo una versione alternativa di quello reale, in cui differenze e somiglianze sono gestite con polso fermo e limpida capacità narrativa. Così, la raffinatezza della Francia rinascimentale, la grandezza dell’impero egiziano, la tradizione ebraica e il fascino primitivo dell’Africa centrale danno vita ripettivamente a Terre d’Ange, Menekhet, Jebe-Barkal e Saba.
Non è un libro perfetto. Creando la corte di Darsanga la Carey ha cercato di realizzare la massima prova per Phèdre e Joscelin: tenebre più oscure e profonde di quanto visto nei libri precedenti, un contesto più estremo e terrificante di quanto immaginato finora. Ma la ricerca di un’iperbole dopo l’altra rischia di sconfinare nel ridicolo. In mani meno capaci di quelle dell’autrice sarebbe successo. La Carey riesce ad evitare il peggio e tiene le fila della sua storia, ma un crescendo un po’ meno sincopato di oscurità e terrore sarebbe probabilmente stato un vantaggio. La seconda parte del romanzo si riscatta cambiando completamente tono e ritmo: la narrazione si fa più pacata, e in alcuni passaggi a metà libro francamente un po’ lenta, mentre il lettore viene condotto per mano alla ricerca di un potere tanto antico da non avere nome e l'autrice si prepara per il gran finale.
Un plauso particolare al rigore con cui la scrittrice delinea e delimita il proprio universo immaginario. La Carey si è data delle regole, e le ha sapute rispettare per tre libri, pur dandosi lo spazio per crescere e cambiare, ragion per cui, a prescindere dai gusti personali, La Maschera e le Tenebre non perde mai il suo ordine interno e non tradisce i presupposti messi in piedi nei due romanzi precedenti. Nessun personaggio cambia improvvisamente o agisce contro la propria natura, ma tutti mostrano l’effetto del tempo e delle esperienze vissute. Così la voce di Pèhdre è diventata più introspettiva, più attenta, e un poco più saggia. Infine, ancora una volta si rimane colpiti dalla maestria piena di rispetto con cui vengono trattate le diverse religioni, basate in parte su tradizioni realmente esistenti. Tutta la credibilità della protagonista si fonda sul fatto di essere uno strumento in mano a volontà soprannaturali. Tutti i personaggi principali seguono il proprio credo personale con un rigore spesso cieco e molto umano.
In definitiva, La Maschera e le Tenebre è un racconto di ampio respiro, emozionanente e avvincente, che chiude in bellezza una saga tra le più originali e caratterizzate del genere fantasy degli ultimi anni.
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