2117 Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui."
Quanto poi ad una maggiore presunta sensibilità di Giovanni Paolo II in materia dei romanzi fantastici della Rowling per le sue doti di poeta rispetto al "freddo" rigore logico-filosofoco di Papa Benedetto, questo mi fa semplicemente sorridere. I pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XIV sono in assoluta continuità, ed il mio cuore, la mia mente, la mia vita non ha certo il problema di scegliere tra questi due grandi e valorosi pontefici. Ratzinger da papa oggi non legge romanzi, ma basta una scorsa superficiale ad uno qualsiasi dei suoi scritti prima o dopo la salita al soglio pontificio per scorgervi i nomi di Dostoevskij, Bernanos, Omero, Camus, Goethe, Dante, Chesterton e Lewis…
Ma non è su questo facile aspetto che voglio soffermare la mia critica, ma su un altro punto. L'affermazione del dott. Gulisano potrebbe invece far pensare che l'arte e la filosofia, ossia la bellezza e la verità, possano essere in qualche modo disunite. Sono sicuro che il dott. Gulisano non intendesse dire una cosa del genere, ma certamente egli allora concorderà che una cattiva filosofia non possa mai condurre ad una buona e bella e vera espressione artistica. Non ad una compiutamente e profondamente tale, questo è certo, e più grave sarà la menzogna, peggiore sarà la sua resa artistica, peggiore dal punto di vista morale, non stilistico. Mozart ci ha già ricordato col suo genio straordinario che il male può cinguettare con soave dolcezza i crimini più orrendi, e così confonderci, come vorrebbe fare la sua perfida Regina della Notte.
10 commenti
Aggiungi un commentoil prof. Rialti ha centrato in pieno il problema. Nessuna censura, nessuna inquisizione, ma così come uno scrittore ci propone la sua visione del mondo chi legge ha il diritto di dire la sua...
Finchè si legge Harry potter come un romanzo di fiction nulla di male, ma non ha lo spessore di un romanzo di formazione. Perchè i fan del libro non possono goderselo per quel che è? Ovvero un libro per ragazzi di intrattenimento? Tipo spada di shannara insomma....
fare di quest\\\'opera un punto fermo educativo è un errore perchè presa così com\\\'è ha alle spalle un antropologia e una visione dell\\\'uomo riduttive. Ho visto che una casa editrice cattolica ne ha tratto anche un sussidio educativo per ragazzi, non vedo le ragioni di un conflitto però nemmeno le basi per farlo assurgere ad opera di impronta educativa.
non sono molto d'accordo con Rialti, però, sul paragone propost,o lo trovo esagerato effettivamente. Io credo che ci siano storie migliori di altre per educare e storie che possono essere usate a scopi educativi con le dovute modifiche. Faccio l'animatore di oratorio da tanti anni, amo molto gli autori citati dal prof. e sono convinto che non esista unlimite alle possibilità di trasmissione di un messaggio....certo, opero in ambiente cristiano e per me il contenuto del messaggio è quello che fa la differenza. Eviterei cmq di diffondere un clima di divisione su un romanzo di avventure: in questo vedo un difensifivismo eccesivo un pò tipico del mondo cattolico sul quale il prof., forse, non ha ancora riflettutto a dovere. E' giusto pronunciarsi, prendere posizione e non essere moralmente indifferenti a ciò che l'uomo produce, ma le cose che educano davvero sono solide come la roccia ed è in queste che bisogna confidare; il resto passa.
Non sono una studiosa di letteratura e pertanto non voglio addentrarmi in campi minati. Ho studiato giurisprudenza, mi sono laureata in diritto eccelsiastico e mi guadagno da vivere come bibliotecaria. Ma, avendo la veranda età di 50 anni, seguo da immemore tempo Lewis (leggevo a 15 anni i suoi libri in inglese quando in Italia si trovava poco tradotto e male, eccezion fatta per la Jaca Book da sempre sensibile). Tolkien l'ho conosciuto più in là, al tempo dell'Università e la Rowling ho iniziato a leggerla con diffidenza al solo scopo di controllare quell che i miei figli divoravano con passione riga dopo riga. da qualche anno curo con passioen la mia biblioteca privata che contiene una buona raccolta di molti studi e saggi su Lewis e la Rowling. Non ambisco a possedere una sezione su Tolkien (sul quale e del quale si è scritto e si scrive troppo perchè una biblioteca privata di una mamma di cinque figli possa essere aggiornata). Vorrei solo capire, da una fonte autorevole quale abbiamo nel dott. Rialti, in cosa ontologicamente ed escatologicamente la magia di Gandalf differisce da quella di Dumbledore e perchè un Dementor o un molliccio sono così diversi da Malacoda. Attendo fiduciosa qualche lume.
Sig.ra Nardini non so se ha notato che si tratta di un articolo pubblicato 5 anni fa. Se cerca risposte dal prof. Rialti dubito che questo sia il posto giusto dove attenderle.
Al limite, le consiglio di leggere altri articoli da noi pubblicati sul mondo di Hogwarts, ma sono firmati dalla redazione di Fantasy Magazine.
Lei chiede un'interpretazione autentica e, come le è già stato risposto, non potrà trovarla qui, visto che dubitiamo che Rialti legga abitualmente il forum di FM Tuttavia provo a darle una mia personale interpretazione: la differenza non c'è, se non nel fatto che Tolkien ha sbandierato ai 4 venti la sua fede e la Rowling è uscita allo scoperto solo dopo i Doni della Morte e il professarsi cattolico è evidentemente, per certi 'studiosi', conditio sine qua non per sdoganare la magia intessuta nei propri romanzi.
Ma anche senza attendere l'ultimo libro di HP, le tesi di Rialti fanno acqua da tutte le parti e nell'articolo è illuminante questo suo passaggio: "Certamente devo a O' Brien gran parte dell'impostazione del mio pensiero al riguardo, così come devo a Gabrielle Kuby e Mona Mikhail, importanti e decisive illuminazioni e suggerimenti su questo tema".
Il che, unito ai rilievi che ha fatto nell'articolo sull'Osservatore, rende legittimo il sospetto che Rialti non abbia mai aperto i romanzi, ma abbia semplicemente ricalcato posizioni altrui, unciamente in base alla fiducia che riponeva nei suoi intepreti di riferimento. Il modo peggiore di fare esegesi.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID