A un certo punto però l’inchiostro cominciò a macchiare la pagina. Fece una smorfia di fastidio nel pensare che avrebbe dovuto ricominciare da capo. Controllò la punta della penna. Era come pensava: bisognava farle la punta. La ripose e distese le dita contratte. La stanza era molto luminosa, tuttavia, sulla parete di fronte a lui, l’intreccio aureo dell’arazzo era appena visibile. Mostrava una scena di battaglia: un uomo dalla barba dorata chiamava a raduno i suoi uomini.

– Josen.

Il vecchio sollevò la testa. I capelli gli sporgevano dal cranio simili a una frangia di seta. – Hmm? – Ci volle un istante perché i suoi occhi si staccassero dal lavoro che stava facendo.

– La mia penna ha bisogno di essere sistemata. Approfittiamone per riposarci un po’.

Il vecchio diede un’ultima occhiata alla pagina che stava copiando poi l’arrotolò delicatamente. Aveva cominciato dalle pergamene più recenti e il suo lavoro procedeva lentamente a ritroso. Alcuni dei documenti più vecchi erano così fragili che si frantumavano al tatto.

– Hmm. – Raccolse la penna che Kerris aveva deposto sul tavolo ed esaminò la punta appiattita. – Ti occorre una penna nuova – commentò. – Comunque una pausa è una buona idea. – Si alzò dalla sedia. – Facciamo quattro passi sulle mura per sgranchirci un po’ le gambe.

Come le altre Rocche del confine settentrionale, la Rocca di Tornor era stata costruita in modo da poter resistere agli attacchi. La circondavano due mura, una dentro l’altra. Erano merlate, lisce e imponenti. Dentro le mura interne vi erano gli edifici della Rocca: la sala, la caserma, le scuderie e i magazzini, la Piazza d’Armi, la fucina e gli appartamenti. In cima a esse c’era un corridoio di pietra sufficiente al passaggio di tre uomini. Le mura esterne erano più basse di quelle interne, ma anch’esse disponevano di un camminamento di ronda ugualmente spesso e merlato.

La Torre di Guardia si innalzava nell’angolo sud-occidentale delle mura interne. Originariamente aveva un solo ingresso: la porta nel cortile interno alla base della scala. Ma, durante la dominazione di Lady Sorren, era stata aggiunta una seconda porta che conduceva al bastione. Alla luce del sole o sotto il forte bagliore delle torce, la pietra della volta scintillava per le scaglie di mica, ed era evidente che la porta era stata costruita successivamente rispetto alle mura o alla scala.

La sentinella sollevò una mano in segno di saluto quando passarono sotto l’arcata.

– Ehi, Kerris.

– Ehi, Tryg – rispose Kerris.

Tryg era il figlio di una sentinella di Ousel. Era agile e robusto e portava i capelli alla vecchia maniera, sciolti e lunghi fino alle spalle. Lui e Kerris erano stati molto amici quando avevano otto anni. Avevano diviso il letto e giocato al sesso, come fanno tutti i bambini. – Ho saltato la colazione. Hai un po’ di formaggio?

– Certo. – Tryg si vuotò le tasche. Aveva del formaggio, una mela acerba, un pezzo di pane mordicchiato. – Puoi prendere tutto.

Era sempre stato generoso...

– Grazie – disse Kerris.

Prese il cibo e seguì Josen che era andato avanti.

La primavera era giunta davvero. Le pietre accanto a lui erano tiepide sotto la luce del sole. Una brezza sostenuta agitava gli stendardi con la stella rossa a otto punte in campo bianco: era da trecento anni l’emblema dei Signori di Tornor.

La guardia era ormai diventata un fatto rituale. Da cento anni non si combattevano più guerre nel nord. I giovani dei villaggi venivano alle Rocche per imparare a maneggiare le armi. Coloro che preferivano lavorare si recavano a oriente o a sud, per unirsi alle truppe di guardia nelle città di Tezera, Shanan, Mahita o Kendra-sul-Delta. Una volta giunti, alcuni diventavano mercanti o corrieri, gli altri tornavano alle fattorie o ai pascoli. Solo i vecchi rimanevano a Tornor.

Josen si fermò con i gomiti appoggiati a una merlatura. Kerris, accanto a lui, finì di mangiare e si spolverò delle briciole che erano cadute sul vestito.

Sotto di loro, gonfiato dall’acqua nevosa delle montagne, il fiume Rurian scorreva agitato e si infrangeva negli argini facendo girare la ruota del vecchio mulino che funzionava ancora, anche se la maggior parte del lavoro di macina veniva effettuato dal mulino a vento, una costruzione più grande e più recente situata a oriente.

Assorto, mentre osservava la corrente del fiume, Kerris ripensò a suo fratello Kel. Una volta, mentre lo osservava addestrarsi nella Piazza d’Armi, Kerris era stato deriso da alcuni bambini della sua età che lo prendevano in giro perché a causa della mancanza di un braccio non sarebbe mai diventato un guerriero ceari.  Allora lui si era messo a gridare che non importava se avesse un braccio solo, perché era fratello di un ceari.

Paula e Josen avevano assistito dolorosamente alla scena e anche Morven, ma nessuno di loro ne aveva mai parlato.

Morven non aveva mai incontrato Kel, ne aveva solo sentito parlare. Tutto l’Arun ne aveva sentito parlare. Ma il Clan Rosso raramente si spingeva a settentrione. Era un lungo viaggio arrivare fino alle Rocche.