1. La Compagnia dei Quattro
Era l’alba di una fresca mattina d’autunno a Wyndham e tutti gli abitanti del villaggio stavano ancora dormendo, sprofondati tra le coperte nei comodi letti delle loro case. Quasi tutti, perché Boffin Guardacasa, titolare delle Delizie di Boffin, si era svegliato come ogni giorno molto prima degli altri e aveva già sfornato le sue ventiquattro specialità di pane e dolci.
- E voi dove siete diretti a quest’ora ingrata? - aveva chiesto il paffuto fornaio ai quattro ragazzini che gli erano comparsi davanti così presto, con i penny già contati, e avevano subito fatto razzia delle sue famose schiacciatine, una delizia a base di sfoglia, burro fresco e miele di Melantha.
- Che domande! Andiamo ad allenarci, Boffin - aveva sorriso il più alto dei quattro, un ragazzino magro con un ciuffo di capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte, gli occhi verdi e l’aria vivace. Il suo nome era Arthur, uno dei due gemelli figli di Wilhelm.
- Ci alleniamo... a diventare... foldati - bofonchiò con la bocca piena, spruzzando briciole dappertutto, un altro dei ragazzi, pienotto e con i capelli rosso fuoco ereditati da suo padre Jud.
Si chiamava Roderick, ma tutti lo avevano sempre chiamato Roddy.
- Soldati, vorrai dire - lo corresse ridendo l’unica ragazzina del gruppo, Sarah, che aveva riposto con grazia la sua schiacciatina in un fazzoletto e la mangiava a piccoli morsi.
Era la cugina di Roddy, figlia di Junius. Anche lei aveva i capelli rossi, e una spruzzata di lentiggini sul viso le davano un’aria simpatica. Al contrario del cugino, però, era alta e slanciata.
- Merché, io che ho detto? Foldati! - rispose Roddy, continuando a masticare con impegno l’ultimo boccone di schiacciatina. - Un’altra di queste, per favore, signor fornaio!
- No, basta così - intervenne l’ultimo dei ragazzi, che somigliava come una goccia d’acqua ad Arthur ma, a differenza del gemello, aveva i capelli biondi e corti e gli occhi di un azzurro chiaro. Il suo nome era Hugo, e quella mattina portava una specie di fodero alto e stretto, appeso alla spalla con un laccio, il cui contenuto si era categoricamente rifiutato di mostrare agli altri. In un baleno gettò i suoi penny al fornaio e cominciò a correre velocissimo, mentre la borsa che aveva in spalla produceva un sonoro tintinnio metallico.
- Provate a prendermi! - gridò agli altri, che si affrettarono a pagare la colazione e cominciarono a correre pure loro. - L’ultimo passa per primo sul ponte!
- Ma non vale! - protestò sconsolato Roddy, che era già rimasto indietro di un bel pezzo. - Tocca sempre a me.
Sempre correndo, i quattro percorsero tutta la strada principale che tagliava in due il villaggio. Giunti ai piedi della collina che dominava l’abitato, svoltarono a est in direzione dello Scynan, il fiume che lambiva l’estremità orientale di Wyndham e delimitava gli ultimi campi coltivati del villaggio dalle campagne circostanti. Procedendo di buon passo. sarebbe stata necessaria un’ora intera per raggiungere il posto segreto dove si allenavano. Si doveva innanzitutto attraversare lo sgangherato ponte in legno e cordame sospeso sopra le turbinose acque dello Scynan, che gemeva e ondeggiava pericolosamente, e più di una volta era stato causa di spaventi per l’uno o per l’altro; poi, attraversato quel che rimaneva di un vecchio sentiero appena visibile tra gli sterpi, addentrarsi in una macchia di erba alta e quindi fin dentro il bosco. Là, grazie ad alcuni punti di riferimento che avevano imparato a riconoscere nelle precedenti esplorazioni (un vecchio tronco nero e marcito, un favo ormai abbandonato dalle api ma ancora tenacemente attaccato alla corteccia di un faggio), in qualche modo si orientavano; infine sarebbero sbucati nella radura dove si erano imbattuti in quella strana costruzione antica attorno alla quale amavano giocare.
Fra i luoghi esplorati nel corso degli anni, i quattro amici preferivano quello sopra tutti gli altri; il motivo non avrebbero saputo dirlo, sebbene concordassero tutti su un grande senso di quiete, ma anche un brivido di mistero, che provavano quando raggiungevano la radura.
- Indovinate chi è l’ultimo? - domandò allegramente Sarah, che la lunga corsa sembrava non aver minimamente stancato. Saltellò con grazia sull’erba mimando un passo di danza, e andò a sedersi su un tronco cavo ricoperto di muschio al margine della radura. Dentro quel tronco i ragazzi nascondevano le spade di legno che utilizzavano per i loro allenamenti.
Le spade, un po’ grezze ma abbastanza simili all’originale in metallo che avevano preso in prestito dal padre di Arthur, se le erano fatte intagliare da Woody Hobbs, il migliore (nonché l’unico) falegname di Wyndham. Dopo lunghe contrattazioni, erano riusciti a barattarle con la fornitura per una settimana a Woody del celebre strudel di mele ‘a modo mio’ che preparava la madre di Roddy.
3 commenti
Aggiungi un commentosperiamo sia bello!!
Da quello che ho letto sembra carino, ma qualcosa mi ha lasciato perplesso
SPOILER sul brano
Non so come si evolve la situazione dopo l'arrivo dell'aquila, ma poiché sono uccelli che hanno notoriamente una vista eccezionale non mi aspetto che non li abbia visti... poi un piccolo cenno sulle distanze, cito a memoria: "quando l'aquila giunse a circa dieci piedi di altezza...cut", beh, dieci piedi sono meno di tre metri... impossibile che non abbia visto Hugo che fa lo sbruffone con quella sua spada di metallo...
FINE SPOILER
Penso lo comprerò, giusto per curiosità e perché sono interessato all'autore!
Sembra interessante, si va subito nel vivo dell'azione, e questo mi piace...le informazioni sono date mentre la storia si svolge, non a valanga(infodump)perciò credo proprio che lo leggerò
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