Avevamo annunciato il ritorno al Teatro Carcano, a Milano, dell'adattamento teatrale di una delle favole più apprezzate di tutti i tempi, Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Ma non potevamo esimerci dall'andare a verificare di persona se la magia del libro era rimasta intatta oppure no. Concedetecelo. Non è per diffidenza. Ma chi ama un testo vuole sempre capire se altri lo amino allo stesso modo. La lettura è un momento solitario. La condivisione di tale piacere però è parte della magia.
Ma non divaghiamo, parliamo dello spettacolo.
Lo spettacolo del quale stiamo parlando è allestito con cura e con estremo amore per il testo originale, al quale è molto fedele.
Ma non crediate che fosse necessario il nostro avallo, è dal 1998 che riscuote consensi ovunque, nelle più grandi piazze teatrali come in provincia. Non può essere un caso.
Italo Dall'Orto, oltre a curare la regia e avere adattato il testo, è anche uno dei protagonisti, ossia l'Aviatore che, dopo un atterraggio di fortuna nel deserto del Sahara, si imbatterà nel Piccolo Principe. Dall'Orto è un teatrante di grande mestiere. Calca le scene del 1965. Ha lavorato con registi come Romolo Valli e Visconti. E' stato insegnante di arte drammatica.
È quindi, non me ne voglia il piccolo Gabriele Manfredi, interprete del Piccolo Principe, Dall'Orto il reale protagonista. Infatti lo spettacolo è quasi un one-man show, nel quale l'attore interpreta quasi tutti i personaggi che il Principe incontra nel suo peregrinare per pianeti, ben coadiuvato dal piccolo Gabriele.
Per il fondamentale ruolo della Volpe, sul palco è presente la brava Erika Giansanti.
Lo spettacolo racconta la storia avvalendosi anche della musica e di intermezzi di danza: i personaggi della rosa e del serpente sono affidati a una brava ballerina, Simona Haag, che balla sulle note de "La canzone della Rosa", cantata da Irene Grandi, oltre che sulle belle musiche originali composte da Gionni Dall'Orto ed Erika Giansanti.
Ma in questo spettacolo sono protagoniste anche le immaginifiche scenografie di Armando Mannini. Intendiamoci, il teatro non può permettersi gli effetti speciali del cinema. Pur tuttavia sin dall'inizio, anche con pochi elementi, sono proprio le scenografie a darci, insieme alla magia del testo, tutto il senso del meraviglioso. Basta un aereo appena abbozzato, con dietro un fondale di un blu intenso, e ci sentiamo librare sulle ali della fantasia. Poi, nel corso dello spettacolo, vediamo entrare in scene asteroidi, alberi, pianeti interi. Con solerzia e assoluta precisione i pochi e ben fatti elementi scenografici appaiono e scompaiono, lasciandoci a bocca aperta. Potenza dell'immaginazione.
L'esperienza è immersiva e commovente. Non perdetelo quando passerà per le vostre città. Ne vale la pena.
1 commenti
Aggiungi un commentoHo visto questo spettacolo l'anno scorso, e non mi ha deluso.
Molto del merito va però al testo, capace di mantenere ovunque la propria magia e la capacità di emozionare.
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