Sono Guy Gavriel Kay, Elizabeth Hand e Theodora Goss i vincitori del World Fantasy Award 2008 nel campo della narrativa. I loro nomi si aggiungono a quello già noto da tempo di Patricia A. McKillip, premiata per l’intera carriera.
Nato nel 1975, il Word Fantasy Award funge da controparte in ambito fantasy dei fantascientifici premi Hugo e Nebula e viene assegnato durante l’annuale Word Fantasy Convention.
Malgrado sia il più importante premio riservato al nostro genere, però, gli editori italiani tendono a ignorarne – o quasi – gli esiti. Se scorriamo la lista dei finalisti degli ultimi cinque anni nelle due categorie principali, quelle per il miglior romanzo e per il miglior romanzo breve, scopriamo che pochissime opere sono stati tradotte nella nostra lingua.
Undici testi solamente su cinquanta, non molti, specie se consideriamo che due di questi romanzi, Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami e Lunar Park di Bret Easton Ellis, pur contenendo elementi fantastici non sono propriamente fantasy.
Fra gli altri possiamo segnalare Gli inganni di Locke Lamora di Scott Lynch e La storia di Lisey di Stephen King, finalisti lo scorso anno, ma anche Jonathan Strange & il Signor Norrell di Susanna Clarke, due romanzi di China Miéville, Coraline di Neil Gaiman e Un anno nella città lineare di Paul Di Filippo, uscito recentemente nella collana Odissea della nostra casa editrice.
Non resta che incrociare le dita e sperare che i nostri editori non si facciano sfuggire l’opera vincitrice quest’anno nella categoria principale, Ysabel, di Guy Gavriel Kay.
Kay non è certo un novellino, avendo iniziato a scrivere oltre venti anni fa, ma il suo nome fra i lettori nostrani, in particolare i più giovani, è pressoché sconosciuto.
Il suo primo romanzo, La strada dei re, scritto nel 1984 e tradotto nel 1993, si inseriva volutamente nel filone tolkieniano, con tanto di fellowship e quest, per poi discostarsene decisamente e rivitalizzare, a partire proprio dai suoi elementi più classici, un genere che rischiava d’impantanarsi nella sterile imitazione di storie già note.
Del resto, che Kay conoscesse bene le opere di J.R.R. Tolkien e il suo modo di lavorare è fuor di dubbio. Già nel biennio fra il 1974 e il 1975 aveva collaborato con Christopher Tolkien a revisionare e rendere pubblicabile Il Silmarillion.
La profonda conoscenza delle opere di Tolkien, oltre che quelle del ciclo arturiano e della mitologia del nord Europa, in particolare nei cicli norreni e celtici si riversava, dopo un decennio trascorso a scrivere per la radio e la televisione, nella Trilogia di Fionavar.
L’opera, composta oltre che dal già citato La strada dei re da La via del fuoco e Il sentiero della notte, è stata tradotta fra il 1993 e il 1994. Nel 1992 l’editore Sperling & Kupfer aveva già pubblicato il suo quarto romanzo, Il paese delle due lune, ambientato in una penisola che richiama l’Italia rinascimentale ma che è oppressa dal dominio di due potenti maghi.
Quattro romanzi in tutto, tradotti nel giro di poco tempo, e poi l’oblio. Almeno da noi, perché se Kay non è un autore molto prolifico, in grado di sfornare uno o più libri l’anno, non di meno la sua carriera è proseguita regolarmente, fra l’apprezzamento anche di illustri colleghi quali Robert Jordan o George R.R. Martin.
Due opere autoconclusive nel 1992 e 1995, A Song for Arbonne e The Lions of Al-Rassan, la duologia composta da Sailing to Sarantium e Lord of Emperors fra il 1998 e il 2000, The Last Light of the Sun nel 2004 e infine Ysabel nel 2007. Senza dimenticare la raccolta di poesie Beyond This Dark House del 2003, perché Kay non è solo un abile costruttore d’intrecci ma anche un autore estremamente sensibile nell’accostare le parole.
Ysabel rappresenta contemporaneamente una novità e un ritorno alle origini nell’opera dello scrittore canadese.
Una novità perché è ambientato nel nostro mondo, nella Provenza del XXI secolo, con un protagonista che ascolta l’iPod e si tiene in contatto con gli amici via mail, ma che contemporaneamente esplora il passato della regione in cui si trova, strato dopo strato, scoprendo le infinite profondità della Storia, e della sua propria storia personale.
Un ritorno alle origini nella figura di uno dei personaggi, protagonista della sua opera d’esordio, e nell’accenno a quel Fionavar, “il primo di tutti i Mondi” mai totalmente scordato nelle sue storie.
La vittoria nella categoria romanzo breve è andata a Elizabeth Hand con Illyria.
Il primo romanzo della Hand, Winterlong, è del 1990, ma anche di lei in Italia abbiamo potuto leggere ben poco. Giusto un racconto e tre opere legate a produzioni televisive e cinematografiche, L’esercito delle dodici scimmie e un episodio ciascuno di Millennium e X-Files.
Elizabeth si autodefinisce una scrittrice visionaria con un forte interesse verso gli artisti poco famosi, e le sue storie sono generalmente ambientate nei luoghi in cui ha vissuto.
Illyria narra la storia di due cugini, Maddy e Rogan, e si ispira a La dodicesima notte di William Shakespeare. Amore, ambizione, conformità alla famiglia e alle aspettative sociali sono calati in un mondo fantastico che enfatizza la riconoscibilità di contrasti propri del genere umano.
È decisamente più breve la carriera dell’ungherese Theodora Goss, vincitrice nella categoria racconto con Singing of Mount Abora. Al suo attivo infatti non c’è ancora nessun romanzo, mentre parte dei suoi racconti, che spaziano dalle ghost stories ai fairy tales, sono stati riuniti nel 2006 nell’antologia In the Forest of Forgetting.
Il premio per il miglior artista è andato a Edward Miller, pseudonimo di Les Edwards. Edwards, illustratore professionista da oltre venticinque anni, ha realizzato fra l’altro i manifesti cinematografici per La cosa di John Carpenter e Cabal di Clive Barker, e due graphic novel basate su storie dello stesso Barker.
Negli ultimi hanno ha deciso di lavorare anche sotto pseudonimo per dedicarsi a opere di genere diverso e adoperare uno stile più romantico.
Patricia McKillip, già vincitrice nel 1975 con il romanzo The Forgotten Beasts of Eld e nel 2003 con il romanzo breve La città di luce e d’ombra, è stata premiata per l’intera carriera.
Autrice di 26 romanzi e di numerosi racconti, in Italia è conosciuta principalmente per la trilogia Il signore degli enigmi, scritta fra il 1975 e il 1977 e pubblicata anche con il titolo Il principe del mare e del fuoco.
Questo l’elenco completo dei vincitori.
Premio alla carriera
Leo & Diane Dillon
Patricia McKillip
Romanzo
Ysabel di Guy Gavriel Kay
Romanzo breve
Illyria di Elizabeth Hand
Racconto
Singing of Mount Abora di Theodora Goss
Antologia
Inferno: New Tales of Terror and the Supernatural a cura di Ellen Datlow
Antologia personale
Tiny Deaths di Robert Shearman
Artista
Edward Miller
Premio speciale - professionisti
Peter Crowther per la PS Publishing
Premio speciale - non professionisti
Midori Snyder e Terri Windling per il sito Endicott Studios
6 commenti
Aggiungi un commentoSi sa se l'opera di Guy Gavriel Kay, Ysabel, sarà tradotta in italiano?
Al momento non mi risulta che sia prevista una traduzione, ed è un peccato perché il romanzo è molto bello. Come tutti quelli di Kay del resto, ma gli editori italiani continuano a ignorarlo.
Nel giro di qualche giorno io dovrei riuscire a terminare una recensione dell'edizione originale.
Assolutamente d'accordo. E' davvero un peccato che solo quattro delle sue opere siano state tradotte nella nostra lingua e risalgono oltretutto a diversi anni fa. Così si perde molto.
Pubblicherai la recensione su queste pagine? Sono curioso di leggerla.
Recensione finita, esce domani.
Non solo Il paese delle due lune, La strada dei re, La via del fuoco e Il sentiero della notte sono stati pubblicati tanti anni fa, ma sono ormai da parecchio tempo fuori catalogo, e quindi introvabili.
Io spero che realizzino almeno uno dei due film per i quali hanno opzionato suoi romanzi (The Lions of Al-Rassan e The Last Light of the sun), e che abbia successo. Forse solo questo potrebbe convincere i nostri editori a fare una traduzione.
Anni fa ho deciso d'imparare l'inglese principalmente per proseguire la lettura de La Ruota del Tempo di Jordan, abbandonata da Mondadori al terzo romanzo della serie. Nei mesi dedicati allo studio Fanucci ha ricominciato a pubblicare il ciclo, e ora me lo sto più comodamente leggendo in italiano, ma visto che intanto avevo imparato la lingua ho deciso di dedicarmi alla lettura di autori che già conoscevo in parte, e che non venivano più tradotti.
A parte Beyond this Dark House, un libro di poesie (ma ci sto facendo un pensierino) ho letto tutto ciò che Kay ha pubblicato, e sono sempre rimasta incantata dalle sue storie e dai suoi personaggi. Fra i migliori libri che ho letto negli ultimi anni i suoi ci sono tutti, e malgrado la fatica di leggere in inglese mi sono sempre divertita tantissimo.
Fortunatamente sono riuscito a trovare i quattro volumi: davvero delle occasioni, sia essere riuscito a trovarli, sia il prezzo ( tutti e quattro saranno costati una ventina di euro). Li considero da collezione
Gli altri libri non li ho letti, in parte per pigrizia mentale di leggere in inglese (non riesco a leggere spedito come in italiano e questo mi infastidisce), in parte perché leggere in lingua straniera mi toglie atmosfera ed emozioni. So che può sembrare banale, ma è una cosa personale. Un pò mi spiace perchè così mi perdo molto; si più dire che ciò che è più valido in Italia non viene tradotto, venendo preferita la commercialità alla qualità.
Kay, oltre ad essere un ottimo narratore, riesce a intrecciare magnificamente alle sue storie miti e leggende di popoli diversi. Bello Il Paese delle due lune (io preferivo il titolo originale, Tigana), immensa la serie di Fionavar: magica e con tocchi di epicità unici.
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