Dopo ben due trilogie – Le Cronache del Mondo Emerso e Le Guerre del Mondo Emerso – portate sapientemente al successo e due romanzi – per il momento – autoconclusivi, I Dannati di Malva e La Ragazza Drago, Licia Troisi torna a dedicarsi al Mondo Emerso di sua creazione con il primo volume delle Leggende del Mondo Emerso, intitolato Il Destino di Adhara.

 

Adhara è una giovane senza memoria, risvegliatasi in un prato senza alcun ricordo di sé e del proprio passato: persino il nome viene scelto per lei da Amhal, apprendista Cavaliere del Drago che, dopo aver salvato la vita della ragazza, la conduce con sé a Makrat per cercare informazioni su un misterioso pugnale, unico indizio che potrebbe risolvere il mistero dell’identità di Adhara.

 

Il volume d’esordio dell’ultima fatica letteraria di Licia Troisi non riesce a essere all’altezza delle aspettative dei lettori dopo le buone premesse lanciate sin dalle Cronache: a quattro anni di distanza dalla prima edizione di Nihal della Terra del Vento, non si può che concludere che la Troisi non sia maturata affatto come scrittrice.

 

La prosa del romanzo è pulita e scorrevole e può risultare una lettura gradevole per giovanissimi, ma, se il romanzo ‘tiene’ sotto il profilo della scrittura in sé, non supera l’esame per ciò che concerne aspetti altrettanto importanti in un libro, come la qualità della trama e la caratterizzazione dei personaggi.

 

L’intreccio de Il Destino di Adhara è scarno, persino più scarno che nei romanzi che compongono le Cronache - Nihal della Terra del Vento, La Missione di Sennar e Il Talismano del Potere – e le GuerreLa Setta degli Assassini, Le Due Guerriere e Un Nuovo Regno.

Gli elementi di novità che vengono introdotti nella saga – gli Elfi e la setta dei Veglianti – non riescono a divenire un elemento attivo della narrazione e restano sullo sfondo, un po’ in ombra, nominati e poi abbandonati al loro destino, senza essere ‘sfruttati’ a dovere.

 

I personaggi costituiscono un’ulteriore nota dolente nel giudizio complessivo sul romanzo: i protagonisti della vicenda, Adhara e Amhal, vuoi o non vuoi, doppiano con ben poca inventiva i modelli Nihal e Sennar nella prima trilogia e Dubhe e Learco nella seconda.

Se, nel primo caso, Nihal e Sennar potevano avere una loro genuinità e costituire una ‘finestra’ sul mondo interiore dell’autrice del romanzo, Adhara e Amhal sembrano più figure nate da consolidato manierismo, come se non fossero trascorsi anni tra la scrittura delle Cronache e la stesura delle Leggende.

 

Accanto agli stereotipati protagonisti della vicenda si muovono personaggi secondari che vengono tratteggiati con superficialità e di cui, talvolta, non si menziona neppure il nome.

Il numero complessivo di personaggi è dunque troppo ristretto nelle Leggende e forse proprio da questo dipende la ‘magrezza’ della trama.

Sono soprattutto i ruoli negativi che, in questo come in altri romanzi della Troisi, mancano del necessario spessore, restando una minaccia più a livello teorico che effettivo, incapaci di inscriversi nell’intreccio del racconto.

 

Le Cronache erano il buon romanzo d’esordio di una ventenne, le Leggende non riescono a consacrare come scrittrice a tutti gli effetti una donna che, oramai quasi raggiunti i trenta, non ha più dalla sua l’alibi della giovane età.