Lina Mayfleet e Doon Harrow sono due giovani che vivono in una città senza cielo: Ember. L'antefatto del film ci narra che la città è stata concepita come rifugio per l'umanità, per sfuggire a una imprecisata catastrofe. La città è stata progettata per funzionare con un'autonomia di 200 anni. Al primo sindaco della città viene consegnata una cassetta metallica sigillata, con una serratura che si aprirà automaticamente al termine di questo periodo. La cassetta passa da un sindaco all'altro finché la catena non s'interrompe. Uno dei sindaci muore prematuramente e senza che la cassetta sia passata al successore; la stessa viene nascosta e dimenticata. Allo scadere del tempo si apre automaticamente, ma senza che nessuno sia lì a vederne il contenuto.
Intanto la città, governata da un sindaco inetto e corrotto, cade a pezzi e nessuno ne comprende le ragioni; il cibo sta esaurendosi e blackout, sempre più frequenti, terrorizzano gli abitanti, che si appellano al culto dei "Costruttori".
Da qui si dipana una trama datata, che evoca gli spettri della paura del nucleare degli anni della guerra fredda, con una profondità e un livello di caratterizzazione dei personaggi inferiore a quello di parecchi adventure game per computer.
I ragazzi scopriranno sia le istruzioni per uscire dalla città, lasciate a suo tempo dai fondatori, nel frattempo, quasi senza accorgersene, porranno fine alle nefandezze del Sindaco Cole, un gigionico Bill Murray.
È quindi anche una storia di formazione alla quale assistiamo annoiati.
Debole il soggetto. Sotto la sufficienza la caratterizzazione dei personaggi.
Peccato perchè il film ha un cast di tutto rispetto, nel quale i giovani attori, hanno come riferimento dei mestieranti efficaci come Bill Murray, Tim Robbins e Martin Landau. Più incisiva in ogni caso Saoirse Roan, che interpreta Lina, di Harry Treadaway (Doon) le cui espressioni ricordano troppo spesso quelle della statuina dello "spaventato del presepe".
Anche la cura scenografica è notevole. Pur con i limiti di un budget non elevatissimo, è proprio la città il personaggio meglio caratterizzato, autentica protagonista del film. Complimenti allo scenografo Martin Lang.
Convenzionali sono le musiche di Andrew Lockington.
Caroline Thompson, già sceneggiatrice di Nightmare Before Christmas e de La sposa cadavere, svolge il suo lavoro in modo professionale, senza guizzi, adeguandosi a un soggetto povero di spunti, nel quale molti avvenimenti vengono forzati e risolti con troppi "deus ex machina". Il romanzo di Jeanne Duprau soffriva degli stessi limiti.
Peccato quindi. I pochi pregi del film non riescono a compensare i difetti. La montagna ha partorito il topolino.
Temiamo fortemente per la carriera del regista Gil Kenan, nel 2007 andato in nomination agli Oscar con Monster House, che non si è rivelato incapace di portare il film a destinazione, tutt'altro, ma ha fatto quello che ha potuto con il soggetto messogli a disposizione. Speriamo che abbia una prova d'appello.
2 commenti
Aggiungi un commentoMolti adventure game hanno ottime trame e bei personaggi
Non credo che il problema del film stia nel soggetto, semplice ma comunque efficace.
I problemi grossi stanno nei buchi di sceneggiatura, che spesso introducono effetti, dimenticandosi di descrivere anche le cause.
Uno fra tutti la talpa gigante, che arriva e scompare senza dare spiegazioni esaurienti. Non è detto che lo spettatore debba sapere vita,morte e miracoli del mostro. Ma considerando la reazione dei personaggi - spaventati ma per nulla sorpresi - si dovrebbe intuire che gli animali giganti siano una consuetudine fuori dai confini di Ember. E questo non viene minimamente chiarito. Dimenticanze simili sono numerose nel film e abbassano il livello di un'opera che per design e storia si presenta in modo interessante e innovativo.
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