Maurizio, come hai iniziato a occuparti di illustrazione?
Più che “come” sarebbe meglio dire “quando”. Fin da bambino avevo “deciso” che disegnare sarebbe stato il mio lavoro. I miei primi contatti con l’ illustrazione sono stati i fumetti. I primissimi che mi sono trovato tra le mani sono stati un Topolino e un Tex nell’ anno di grazia 1966, o giù di lì…preferendo nettamente Tex. Qualche anno dopo incontrai Burne Hogarth, alle prese con le copertine dei romanzi di Tarzan, che lessi a 10 anni circa, e qualche anno dopo ancora incontrai quelli che considero tra i principali responsabili della mia formazione, ovvero il "dream team" della Marvel degli anni ’70: Jim Steranko, Neal Adams, Barry Windsor-Smith, John Buscema e Gene Colan. In Italia ero, e sono, un appassionato di Magnus.
Come vedi di illustratori veri e propri ancora non se ne vedono. Questo mondo mi si spalanca grazie ai libri della Dragon Dream che negli anni ’80 erano commercializzati da Primo Carnera Editore (quello di Frigidaire) e il primissimo illustratore dal quale ho capito che esisteva questa professione è stato Roger Dean, quello delle copertine dei dischi degli YES (ammetto però che sia Roger Dean, ma soprattutto gli YES mi hanno sempre lasciato piuttosto indifferente ).
La svolta vera è stata con Frank Frazetta, il Supremo.
Ti sei avvicinato a qualche autore in particolare?
Quelli sono stati anni in cui divoravo ogni cosa disegnata, guardando e disegnando a più non posso per tutto il tempo. Non sto a farti l’elenco di quelli che ho studiato (non copiato), solo alcuni nomi: Chris Achilleos, Philip Castle, Moebius, Jeff Jones,… Dopo il liceo artistico mi sono iscritto ad un corso professionale per graphic design, dove ho incontrato la persona che mi ha insegnato il mestiere, dagli strumenti ad un certo modo di ragionare e approcciarsi al lavoro, l’ illustratore faentino Cesare Reggiani. Dopo due anni, nel 1983, ho aperto il mio primo Studio con altri soci a Ravenna, poi a Milano e infine a Rimini. Come vedi è un bel po’ che “ballo”…
Raccontaci della tua tecnica: come sei arrivato a utilizzare il computer nel tuo lavoro?
Sono sempre stato attratto dall’ iperrealismo, o comunque da un realismo molto spinto, e quindi è stata la cosa più ovvia il dedicarmi all’ aerografo. Nel tempo però sono passato a forme più interpretate di realismo, penso per via del fatto che, ad un certo punto, la maggior parte delle mie commissioni sono passate dalla pubblicità all’editoria. Curiosamente questo passaggio è coinciso con l’inizio della fase del computer.
Mi spiego meglio: avevo scoperto che Photoshop permetteva a chi era già bravo nell’illustrazione tradizionale di ottenere dei risultati strepitosi nell' iperrealismo, e questa è stata la tecnica “principe” nella pubblicità per un certo periodo tra gli anni ’80 e i ’90. Con pazienza e molta pratica le mie illustrazioni sono diventate sempre più pittoriche e, ultimamente, ho studiato nuove tecniche che mi permettono di ottenere un'immagine dichiaratamente disegnata ma tendente a quel realismo spinto di cui parlavo prima.
Tu ti sei dedicato sia all'editoria che alla pubblicità: quali sono le differenze tra i due settori che ti hanno colpito di più?
Sembrerà strano, ma non ho mai trovato particolari differenze tra i 2 campi, a parte ovviamente le singole richieste. In entrambi i casi viene richiesta professionalità e competenza e la capacità di risolvere in modo originale ed efficace i vari problemi che possono sorgere durante il lavoro. In entrambi i casi il modo migliore per procedere è capire bene quello che l’ Art Director ha nella testa e risolvere il suo problema, mantenendo le caratteristiche che gli hanno fatto scegliere il tal illustratore invece di un altro. Bisogna avere la fortuna di avere un interlocutore competente, ma questa è una fortuna che va oltre il mondo dell’ illustrazione.
C'è un illustratore, italiano o straniero, che ti piace particolarmente?
UNO?? In Italia apprezzo in modo particolare Magnus, Luca Enoch e Tokidoki (come vedi
faccio poche differenze tra fumetto e illustrazione). Di stranieri non saprei da che parte cominciare. Quando si parla di gusto io sono onnivoro, però a ben pensarci una cosa che mi fa apprezzare un illustratore è quando vedo un'immagine che mi fa percepire un substrato di “cultura generale”, ovvero riferimenti al cinema piuttosto che alla politica, alla letteratura o alla matematica. Insomma, elementi che contribuiscono a rendere una illustrazione qualcosa di più di un bel disegno. Io apprezzo particolarmente gli illustratori che diventano veri creatori e/o interpreti di questa realtà o di una immaginaria.
Cosa pensi dell'illustrazione fantastica di oggi? Horror, fantascienza, fantasy, ecc.: ti senti più vicino a un genere in particolare?
Non ho preferenze, anche perché diventerebbe una gabbia. Se fossi solo un illustratore fantasy diventerei matto. La cosa bella è riuscire a spaziare in diversi campi rimanendo coerenti con il proprio stile.
In virtù di quanto detto ti posso dire che ho in cantiere illustrazioni di fantascienza, horror, erotiche.
Collaboro con un architetto per il quale realizzo le illustrazioni dei suoi progetti (che a breve inserirò nel mio website) e con altre realtà molto diverse tra loro. Ovviamente il Fantasy mi piace particolarmente…
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