Alla fiera del Libro di Torino nello Stand della Edizioni San Paolo tra le tante novità campeggiava  anche il romanzo Il drago d’oro scritto da Guido Sperandio, un autore che lavora da più di trent’anni come copywriter per le maggiori agenzie pubblicitarie internazionali.

Nel romanzo conosceremo Alexandro un normale ragazzo figlio di un consulente finanziario e di un’agente immobiliare. Ma Alexandro, soprattutto, ha uno zio fuori di testa, originale e stravagante, lo zio Gustaf che è il fratello della madre.

Il ragazzo e zio Gustaf sono molto legati per certe affinità, decisamente estranee alla famiglia. Lo zio è scapolo, avanti negli anni, e ha avuto una vita variegata e avventurosa, e anche misteriosa.

È la pecora nera del vasto parentado, composto da solidi e danarosi trafficoni borghesi. Sulla figura dello zio circolano leggende e storie di ogni tipo, fra cui una che gli attribuisce un favoloso tesoro. Nessuno sa bene di cosa sia composto: monete d’oro? O antiche? Lingotti d’oro? Delle tele preziose di Caravaggio, Tintoretto…? O dollari freschi di zecca in fruscianti freschi bigliettoni?

Un giorno lo zio Gustaf fa una promessa ad Alexandro: “Ti aspetta un milione di dollari. Seguiranno istruzioni. Ma ricorda: il Drago d’Oro porta fortuna a chi rispetta i patti”

Poi all’improvviso, un giorno lo zio scompare…e per il ragazzo inizia una grande avventura.

L’autore:

Guido Sperandio, un celebre copywriter negli anni d’oro della pubblicità, autore del Corrierino dei Piccoli, Linus e dei testi di Topo Gigio, scrive libri e utilizzando l'eccezionale mix di tecniche mediatiche accumulate inventa un nuovo genere di letteratura per ragazzi: Il Giallo Brillante.

Ha scritto alcuni romanzi per ragazzi della scuola media e due romanzi per adulti. Per Salani Editore ha creato il personaggio del Commissario Ossoduro. Il suo stile inconfondibile graffia e commuove insieme in una girandola vivacissima di dialoghi e colpi di scena.

Un brano del romanzo:

<<.... Ultimamente, mi aveva elargito una somma non da poco, un capitale per me, ben cento euro! In compenso, m’era toccato risolvere un rebus da rompermi il cranio... Per poi scoprire che il bigliettone stava nascosto nel fodero di un DVD che lo stesso zio Gustaf mi aveva regalato.

Adesso, però, lui aveva avvolto di mistero il suo soccorso finanziario. Lasciai mio zio, riflettendo sull’inghippo che poteva avermi architettato.

L’istinto, non so perché, mi diceva che i soldi in palio, stavolta, erano tanti. E aspettavo, curioso e divertito, lo sviluppo degli eventi. Ma passò del tempo senza che niente accadesse. Finché, un giorno, zio Gustaf mi fece recapitare due mastodontici volumi dal titolo “Le strabilianti meraviglie del Drago d’Oro”.

Lì per lì non ci feci caso. Li accolsi come un suo solito, normale, semplice regalo. Mio zio infatti sapeva che io andavo matto per i libri di magia e di avventure. Ma mi sbagliavo.

Perché, arrivato a pagina cinque del primo volume, capitolo secondo, spiccai un salto. La pagina, che appariva perfettamente stampata come se appartenesse al libro, recitava:

“Mio caro piccolo grande eroe, nel segno del Drago d’Oro succedono cose straordinarie. Ti aspetta un milione di dollari, tuo, tutto, interamente. Seguiranno istruzioni.

 Ricordati, è un segreto tra me e te. Guai se ne fai parola con qualcuno, fosse la tua ombra. Il Drago d’Oro porta fortuna a chi rispetta i patti”.

Con affetto, zio Gustaf. Un milione di dollari!

Deposi, fulminato, il grosso tomo.

Riflettendo, però, mi venne il dubbio: mi sa che stavolta zio Gustaf me l’ha sparata grossa.....>>

la “quarta”:

Aleggiava la voce, nel variegato infinito parentado di mia madre, che zio Gustaf avesse accumulato un incredibile “tesoro”.

Si stimava di incommensurabile valore. Circolavano cifre da capogiro. Si favoleggiava sulla sua entità.

Nessuno sapeva bene di cosa fosse composto: monete d’oro? O antiche? Lingotti d’oro? Dei Caravaggio, Tintoretto...? O dollari freschi di zecca in fruscianti bigliettoni?

Mio padre, eccitato dall’idea del pingue bottino che si profilava, fu immediatamente d’accordo con mia madre: occorreva agire e al più presto. Ma zio Gustaf non era come loro, lo definivano sempre la pecora nera della famiglia, per la sua stravaganza e l’alone di mistero che si portava appresso.

Anche questa volta ero sicuro che dietro alla sua scomparsa c’era qualcosa di più: troppo semplice risolvere tutto con un po’ di denaro e soprattutto troppo noioso.

Guido Sperandio, Il drago d’oro (2009)

Edizioni San Paolo, pagg. 217, euro 15,00

ISBN 978-88-215-6511-3