Mentre ancora si parla del film di Zack Snyder tratto da Watchmen, alternando critiche e lodi a seconda della visione personale, possiamo fare un passo indietro, tornare a percorrere la strada dell’originale versione cartacea, parlare di fumetti (e solo quelli) per dire che... è ufficiale. Watchmen non è più soltanto un capolavoro del fumetto moderno. Watchmen, ormai, è un archetipo. O se preferiamo, un mito moderno, cui è possibile attingere per plasmare ulteriori versioni del medesimo tema. Si provi a pensare all’Odissea, a Romeo e Giulietta, al Ciclo Bretone. Quante volte la poesia, il teatro, il cinema, hanno raccolto elementi di queste opere per raccontare una propria storia, magari attraverso la lente di sensibilità difformi da quella dell’artista originale? L’esito (e la responsabilità) di dette varianti, è nelle mani degli autori successivi che si misura
Straczynski attinge ai personaggi della Golden Age Marvel (figli di un tempo in cui la celebre casa editrice ancora si chiamava Timely) e li presenta al
Il sottile riferimento a Watchmen consiste nella morte violenta (e ancora misteriosa) di uno dei dodici eroi emersi dal passato. Nel destino crudele del più irruente tra loro, e nel clima
Il disegnatore Chris Weston (visto su The Filth) dà veramente il meglio di sé in questa miniserie consigliabile a tutti coloro che amano i supereroi, ma si sentono insoddisfatti dalle attuali proposte targate Marvel. Ma anche a chi ha sempre snobbato i supereroi come genere, ritenendoli figli di un tempo ormai trascorso. The Twelve potrebbe essere la chiave giusta per una rivalutazione. I supereroi sono fuori tempo massimo. E lo sanno. La domanda è: saranno ancora eroi? O meglio: lo sono mai stati veramente?
Una cosa è sicura. A dispetto di ogni battaglia spettacolare, crisi infinite e farraginose invasioni aliene, queste dodici anime perdute hanno ancora qualcosa da raccontare.
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