Allo stesso tempo, progressivamente nasceva una scuola più “popolare”, con autori di racconti come Luigi De Pascalis (uno dei quali fu tradotta in una raccolta americana curata da L. Sprague De Camp, The Brotherhood of the Sword, 1967) e Adalberto Cersosimo (Il libro dell’impero, 2000); o di romanzi come Giuseppe Pederiali con le sue ambientazioni del Nord Italia (fra i tanti, Il tesoro del bigatto, 1980) e Gianluigi Zuddas con le sue eroine (Amazon, 1978), mentre intorno al 1980 cominciava a emergere Mariangela Cerrino, come Pederiali molto legata al romanzo storico, e al di fuori del fantastico Umberto Eco riportava al centro dell’attenzione il Medioevo con l’occhio dello storico culturale. Come sappiamo, da lì nasce un interesse che prende la direzione di Tolkien, accentuandone la fascinazione per l’ideale cavalleresco.
Rispetto a queste due tendenze, la fantasy di Aldani sceglie una direzione personale e autonoma, e proprio per questo il suo universo continua a sembrarci ancora il più originale. Il romanzo e i racconti citati restano reperibili in edizioni più recenti nelle antologie Millennium (Perseo 2001) e Febbre di luna (Perseo 2004). Per la bibliografia completa, si può far riferimento al Catalogo curato da Ernesto Vegetti. Per quella di Daniela Piegai, si veda a questo link. In rete, molti sono gli interventi critici su Lino Aldani, a partire da Delos SF, e numerosi ricordi sono usciti in occasione della recente scomparsa. Ora che una nuova generazione sta incontrando il favore dell’industria culturale, possiamo solo auspicare che anche nella fantasy il suo esempio non sia dimenticato.
14 commenti
Aggiungi un commentoMi pare si parli di me. ops:
Purtroppo, in questi giorni per brutti motivi personali ho poco tempo per approfondire, e devo dedicare alla rete solo letture veloci, e gli argomenti e gli interessi sono tanti, troppi.
Allora non dovrei neanche intervenire, mi si potrebbe rispondere.
Vero. In realta' il mio intento non era commentare l'articolo, criticarlo, o criticare Aldani come autore. Il mio intervento intendeva essere centrato solo sul romanzo.
Volevo solo portare la mia testimonianza di persona che a suo tempo lo ha letto.
Che trova ingiusto bollarlo come "brutto", ma al tempo stesso non lo ritiene neppure un punto di riferimento, ma un romanzo nel complesso scorrevole pero' piuttosto leggero, almeno nel mio ricordo.
Se ho dato l'impressione di voler sentenziare sul un articolo letto di sfuggita, me ne scuso. Ma, appunto, non era questa l'intenzione, solo rispondere piu' che altro al primo commento, quello di Rakanius.
Abbiamo chiarito? A questo punto non mi pare.
Quei fatti non erano privati, per il semplice fatto che ne hanno fatto una questione pubblica e generale, sfruttando perfino internet. E, peggio ancora, sono stati reiterati.
A questo punto posso dirti che, invece, mi sembra molto comodo chiudere il tutto con "una questione di carattere" (forse perché la pelle non era le tua, e il nome e il cognome nemmeno). In ogni caso, nel rispetto della tua opinione, dissento in toto.
Diverso il discorso sull'articolo che parla esclusivamente di Aldani, cosa su cui invece concordo. (Ma ho già chiarito che non mi riferivo a lui.)
Come ti ho già scritto, non sono più il tipo che porge l'altra guancia. Se qualcuno dovesse chiedere scusa, per fatti oggettivi (che volendo possono anche essere ripescati), quello non sono io.
Nessuna voglia di polemiche, ma non le mando a dire e non mi nascondo dietro un dito, Emanuele. Se la replica pubblica è questa, allora mi piace che sia chiaro come la penso, di fronte a tutti.
Uhm, mi sa che c'è un misunderstanding
Il mio discorso sul MedFantasy non ha nulla contro il mercato, anzi. Io sono per la qualità piacevole da leggere. L'occhio, l'arecchia e lu nasu, agli umori generali del gusto dei lettori, io ce li tengo e penso che sia nella natura del Fantasy, per come è, per come è nato, cercare un punto d'incontro.
Che in Italia i primi sperimentatori (ora obliati) abbiano, invece, spinto verso una divaricazione fra contenuto, qualità letteraria e popolarità intesa come "ammasso", mi sembra da un lato davvero tipico di una nazione provincialottissima, da un altro una distorisione delle funzioni di un genere.
Io sono anglosassone di mentalità, è conoscendo la storia del Fantasy, per come è nato, che parlo di MedFantasy, che deve certo ancora manifestarsi appieno, deve ancora provare quel che può fare, ma l'idea è creare storie che siano piacevoli da leggere (e che non facciano la lezioncina moralenggiante, non in modo palese e scoperto - come mi è apparso, sbagliando magari, che l'Aldani abbia fatto).
Lo so, non esprimo mai tutto quel che intendo in una volta, so' difetti 'o so'!
Non si parla di comodità. La mia faccia e il mio nome lo metto ogni giorno qui come in tante cose. I pesci in faccia si prendono per il semplice fatto di esporsi. Da quel poco che ho capito di questo "mestiere", e correggimi se sbaglio, quando scriviamo anche se attaccano noi con il nostro nome, quelle che riceviamo sono critiche a quanto scriviamo, all'immagine di noi che traspare dagli scritti, non alla nostra persona. I fatti li ho compresi così. Non pensare che le abbia sottovalutate perchè non sono riferite a me. Se hai ricevuto insulti personali hai tutta la mia solidarietà. Se hai ricevuto critiche agli scritti pure, ma quelle ahimè, le considero legittime anche quando non ci piacciono, anche quando sono veementi, purchè non offensive della persona. Sono stato messo in croce anche qui per quanto scrivo. Ma continuerò a scrivere finchè l'editore mi darà fiducia, che credo sia condivisa dai lettori.
Allora siamo sulla stessa linea.
Non ci siamo intesi, però: furono insulti alla mia persona, interpretazioni denigratorie delle mie parole e perfino dei miei silenzi. Reiterati nel tempo e sempre immancabilmente rivolti alla mia persona (anche perché i miei scritti, per carità con tutto il diritto, tali persone non li hanno letti o, se lo hanno fatto, non ne hanno mai dato prova).
Chiudo qui e mi scuso con tutti, anche con te, Emanuele, per questo OT.
Non ho ancora imparato a tacere in certe occasioni. Scuse sincere.
Sarà che fa ancora male? Può essere, ma non mi fa onore. So cosa dovrei fare, una volta per tutte, per chiudere la questione in modo consono. Magari un giorno ne avrò il coraggio.
Passo e chiudo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID