Una moneta d'argento è il regalo insidioso che sconvolge la vita del giovane quattordicenne Caius Strauss. Moneta che ricompare dopo che il ragazzo cerca di liberarsene, moneta che rivela un destino a cui il ragazzo non può sfuggire: Wunderkind si rivela una lotta all'ultimo sangue per il potere, lotta dove Caius pur non desiderandolo è coinvolto in un ruolo centrale e un gruppo di misteriosi (e anche inquietanti) alleati si prende carico di difenderlo da un personaggio malvagio quanto ripugnante, che risponde al nome di Herr Spiegelmann.
Spiegelmann compare come un uomo sgradevole che ha un misterioso potere su Caius: lo segue in macchina e si spaccia per suo zio, e può contare perfino su un alleato all'interno della scuola, un bidello volgare e violento che si diverte ad angariare il ragazzo. Ma la parte ricca di insidie misteriose dura poco perché, poco dopo la prima incursione di Caius nelle librerie del Dent de Nuit (uno strano quartiere che c'è e non c'è nella geografia di Parigi) alla scoperta dei misteri della sua moneta, il male scaglia un attacco in grande stile con l'aiuto di creature diaboliche e terrificanti. Il ragazzo sarebbe sicuramente catturato se non fosse per l'intervento salvifico di un eroe dai tratti classicamente duri ed energici, e dal nome di Gus Van Zant.
Scoperto finalmente di avere degli alleati pronti a difenderlo e a mettere i bastoni fra le ruote al suo tormentatore, Caius ha la possibilità di sapere qualcosa di più sul destino che gli è toccato, ma non potrà sottrarsi a una lotta senza esclusione di colpi.
Le trovate migliori dell'autore, G.L. d'Andrea, si trovano proprio nelle scene d'azione. I suoi personaggi malvagi e i suoi mostri sono sempre orribili, perversi al di là dell'osceno, descritti ora con particolari sconvolgenti ora con minacciosa capacità di evocazione: certamente quando l'autore vuole trasmettere sensazioni ripugnanti sa come suscitarle. Nell'horror si muove con molta disinvoltura e sfodera tutta una serie di trovate che rendono ogni nuovo attacco di Spiegelmann un nuovo shock.
Purtroppo è meno eccelso lo stile narrativo, che a volte vacilla in una gestione confusa del punto di vista e nell'infodump: si risolleva nella seconda parte del libro. Anche l'aggressione delle iperboli, tanto insistita nelle descrizioni, per quanto efficace tende alla fine ad essere ripetitiva e stancante.
Della trama è difficile dare un'opinione perché questo libro è il primo di una trilogia e certi eventi non è facile capire come inquadrarli. Senza anticipare troppi elementi ai potenziali lettori ci limitiamo a dire che alcuni aspetti della storia possono lasciare perplessi, come quel giocare al gatto col topo del cattivo contro Caius all'inizio del libro, vista l'orgia di violenza che si scatena in seguito. E certamente c'è da lamentare la scarsità di risposte che il lettore ottiene al termine di questo libro: delle premesse iniziali ben poco si può dire spiegato.
Per quanto riguarda l'ambientazione, il Dent de Nuit di d'Andrea con i suoi locali e negozi, e con le descrizioni di personaggi pittoreschi, riesce accattivante, anche se la terribile fauna e gli incredibili eventi che si verificano rendono un po' difficile credere che questo quartiere si interfacci normalmente con Parigi: diciamo pure che questo genere di alchimie riesce meglio a Neil Gaiman.
Meno fortunati i personaggi del libro, talvolta abbozzati in maniera molto semplicistica o stereotipati, per quanto nell'economia della storia a volte possa essere sufficiente così.
Di nessuno si può dire che abbia un'evoluzione o un arco di trasformazione, anche se Caius cambierà da inerme ragazzino pauroso, che in alcune scene è letteralmente trattato da peso morto, in ragazzo coraggioso che si avventura coi suoi alleati in missioni pericolose. Il tutto in un tempo breve, senza che abbia acquisito molta consapevolezza delle sue possibilità e tantomeno molta maturità come persona. Quali che possano essere state le necessità narrative, è una metamorfosi un po' eccessiva anche per un personaggio dal destino "speciale."
Pertanto per godersi al meglio questo libro sarà opportuno non storcere troppo il naso e godersi l'orgia di azione, ultraviolenza, turpiloquio e horror. E' una storia che vuole trascinare in una serie di sensazioni ed emozioni più che procedere in punta di piedi: eccessiva, tutt'altro che perfetta, ma a suo modo efficace.
55 commenti
Aggiungi un commentoHo finito Wunderkind e non mi è piaciuto molto, troppo spesso l'autore gioca con il PoW, facendolo passare da un personaggio all'altro senza nemmeno saltare una riga. Il metodo magico basato sui ricordi è una buona idea, anzi molto buona, ma viene sprecata, non viene approfondita per niente e, oltretutto, sembra che non abbia effetti troppo marcati su Van Zant. Inoltre è ovvio che d'Andrea non conosce il significato del termine trilogia.
La cosa buona è che nei (pochi purtroppo) passi mostrati del libro, d'Andrea raggiunge un buon livello e da nitidezza alla scena.
Per concludere, d'Andrea e Gaiman non hanno nulla in comune.
se ho ben capito in pratica per fare le magie si compromettono ricordi?
Mi viene in mente un certo monaco di Tesh che faceva la stessa cosa ma eccome se le conseguenze si sentivano...buona idea quindi, ma vecchia.
Esatto, più la magia da eseguire è potente, più i ricordi da sacrificare sono preziosi.
Recensione equilibrata, ben diversa dall'orgia di entusiasmo che ho letto in giro. Mi sembra che i punti di forza e debolezza di questo libro siano stati analizzati al meglio
Le recensioni sono delle opinioni, per questo le rispetto: a me il romanzo di d'Andrea è piaciuto davvero poco, con alcune cadute di stile sfuggite agli editor ( e chissà come doveva essere la prima stesura)
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