Qual'è il fumetto che vorresti aver scritto o disegnato tu?
Ho detto che a influenzarmi nella scrittura è stato in buona parte Chris Claremont, ma a darmi delle motivazioni negli anni più recenti è stato soprattutto Rick Veitch. Adoro praticamente tutto quello che è uscito dalla penna di questo autore anglosassone, giustamente ritenuto l’erede di Alan Moore, ma con una marcata componente underground che ha anticipato (in meglio) le performance di autori popolari come Garth Ennis. Trovo, in particolare, Bratpack un
capolavoro e una delle mie principali fonti di ispirazione. Veitch ha decostruito più volte l’icona del supereroe. Ha ridisegnato il mito di Superman con Maximortal, osservandolo dal punto di vista dei suoi sfortunati autori. Prima ancora di Watchmen di Alan Moore, ha presentato un modo alternativo di concepire il superuomo con The One. Bratpack rappresenta lo sberleffo definitivo agli eroi classici, mostrati come sporchi e corrotti, ma con un’intelligenza che si colloca molte spanne al di sopra della volgarità mercantile di certe riletture odierne. Inoltre, in Bratpack Veitch dà il meglio di sé anche come disegnatore e… Sì. Direi che anche lui mi ha influenzato molto. E vorrei aver scritto io quasi tutti i suoi titoli.
Quando nasce l'idea di Chiron?
E’ buffo. Chiron ha una genesi che si è sviluppata seguendo tre piste differenti. Ricordo che qualche anno fa stavo leggendo il primo numero del Primitivo, rivista autoprodotta a Palermo che ospitava diversi autori. Mi chiedevo perché nessuno tra questi ragazzi avesse ancora provato a creare una propria serie. Un racconto ad ampio respiro, popolato da personaggi da far crescere episodio dopo episodio e a cui i lettori potessero affezionarsi. I prodotti antologici visti fino a quel momento presentavano soltanto storie brevi e autoconclusive. Buone come biglietto da visita, ma non adatte ad accendere in me la scintilla della passione. Quel numero conteneva un racconto surreale di cui (ahimé) non ricordo la firma, che presentava un gruppo di bambolotti della Mattel intenti a mimare un intervento medico su altre bambole. Nel mio cervello c’è stato un clic, e mi sono chiesto come sarebbe stato un fumetto dove i protagonisti erano uno staff di medici specializzati a curare i supereroi. L’idea si prestava a una montagna di spunti interessanti. Bisogna riconoscere anche la parentela di Chiron con la serie Powers di Michael Brian Bendis. Entrambi hanno in comune l’aspetto di fondo: un mondo di supereroi visto dalle retrovie. La normale polizia nel fumetto di Bendis, dei medici specializzati nella mia storia. In quel periodo, inoltre, mi riunivo con un gruppo di amici che aveva lanciato l’iniziativa di provare a scrivere a più mani un saggio sulle evoluzioni del fumetto supereroistico. Ricordo che ci incontrammo più volte per parlare del taglio da dare al lavoro, ma senza mai accordarci veramente. Una volta dissi che forse sarebbe stato più stimolante realizzare un saggio in forma di fumetto che esplorasse i vari cliché e i loro cambiamenti secondo i costumi sociali. Mi fu detto che non era una cosa fattibile, in quanto nessuno tra noi presenti era in grado di
realizzare un fumetto. Evidentemente qualcuno pensa che scrivere un libro sia invece un’impresa alla portata di chiunque. Ma tant’è. Chiron è la mia realizzazione in solitario di quell’idea. Fare una radiografia fumettistica al genere, assemblare icone, porre domande e fornire risposte personali. Chiron nasce dalla convergenza di questi tre stimoli. E devo ringraziarli tutti. Compreso quello fornito da chi all’inizio mi ha sottovalutato.
È un progetto del quale hai già sviluppato in linea di massima una traccia o ancora non sai come andrà a finire?
So perfettamente come andrà a finire, e vedo già con gli occhi della mente la scena finale della saga. E’ normale che in corso d’opera qualcosa sia andata cambiando, e che forse ancora cambierà. Ma parliamo di dettagli. Il mio limite peggiore è la lentezza nel disegnare. Ma io guardo a Chiron come alla prima stagione di una storia che potrebbe potenzialmente continuare anche dopo la conclusione del primo ciclo. Quello che non posso ancora prevedere è di quanti numeri sarà composta esattamente la serie. Né di quanto tempo avrò bisogno. Magari avessi dei disegnatori disposti a partecipare al progetto. La cosa mi renderebbe felice. Ma stiamo sempre parlando di un’autoproduzione. E con le offerte di lavoro da parte di editori medi e piccoli, perché un giovane disegnatore in gamba dovrebbe lavorare a Chiron per la gloria quando può essere pagato per illustrare la solita storia di alieni che invadono la terra?
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