Poteri.
Sono tornati. E tutto brucia. Anche gli eroi.
Dopo cinque anni di assenza nel nostro paese, il detective Christian Walker e la sua partner Deena Pilgrim sono di nuovo in strada, a frugare nel marcio di una metropoli dove esseri misteriosi e potenti sfrecciano tra i grattacieli. Paladini mascherati della giustizia per qualcuno. Motore di azioni criminali e caos per altri. Powers, premiata serie di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming aveva interrotto le uscite italiane con il passaggio dell’autore dalla Image Comics alla Marvel, che per l’occasione creò appositamente l’etichetta Icon. Il letargo è durato a lungo, e oggi tocca alla Panini Comics riprendere il filo del racconto là dove la Magic Press era stata costretta a fermarsi.
Nel volume intitolato Supergruppo (il quarto della serie edita dalla Magic),
Il punto di forza iniziale di Powers consisteva nell’aver spostato il punto di vista dell’azione dallo straordinario all’ordinario. Ai coloratissimi supereroi, stavolta, sarebbe toccato muoversi sullo sfondo, mentre la ribalta sarebbe stata dominata da disincantati agenti di polizia. Anche se il personaggio di Walker rivelava di essere appartenuto, in passato, alla categoria dei vigilanti in tuta, la sua perdita di poteri e il riciclaggio come poliziotto lo rendevano un interessante ponte tra due mondi. Una partenza atipica, quindi, e decisamente controtendenza rispetto alla pletora di storie con supereroi in uscita all’inizio del nuovo secolo.
Discendente diretto della miniserie (quasi omonima) Marvels, di Kurt
Sotto questo aspetto, l’importanza di Powers nell’evoluzione del genere supereroistico è notevole. Certamente, quasi tutti i semi narrativi trattati erano già presenti nel fondamentale Watchmen, ma il definitivo sdoganamento dell’occhio alieno (in questo caso diverso in quanto privo di poteri) è da attribuire alla serie ideata da Bendis. Non a caso, Powers ha dato il La a una folta generazione di epigoni (non ultimo Gotham Central della Dc Comics), e ha contribuito a imporre la lettura hard-boiled delle avventure supereroistiche.
Esiste, tuttavia, un Ma.
Powers: Anarchia riprende egregiamente il filo di tutte le trame lasciate in sospeso. La caratterizzazione dei personaggi già noti non delude, così come il tratto particolare di Michael Avon Oeming si evolve in modo interessante pur restando riconoscibile. Il ritmo è impeccabile, e il ritorno in scena di Walker è raccontato in modo intenso, con un taglio cinematografico spettacolare. Il vero neo, comune a molte serie di supereroi dalla vita interminabile, è quello fatale della logica che inizia ad appannarsi. Se è divertente seguire i passi di ordinari uomini e donne di polizia alle prese con situazioni incredibili tanto al di sopra delle loro possibilità, è anche inevitabile chiedersi perché gli eroi (o poteri) non reagiscano a loro volta contro la mano che li sta uccidendo. I ragionamenti di stampo sociologico, qui affidati alla gente della strada, intrigano. Ma non si può fare a meno di restare perplessi davanti a potenti eroi volanti, capaci di mettere fuori combattimento pericolosi supernemici, che soccombono al più banale degli attacchi: una bottiglia molotov. Così come viene spontaneo chiedersi come mai la comunità dei superesseri non reagisca con le proprie risorse a una minaccia serpeggiante che li riguarda da vicino. E’ un po’ come se Bendis volesse dirci che, in fondo, gli eroi con poteri non sono altro che boy scout fisicamente cresciuti. Appariscenti, forti, ma fondamentalmente ingenui e quindi vulnerabili. Al di fuori delle loro regole (peraltro nebulose), annaspano e affogano in un mondo corrotto. Un territorio dove la polizia è l’unico vero baluardo possibile contro il crimine.
Non è chiaro se la metafora è questa, o se semplicemente il punto di vista
Con tutti i suoi difetti, Powers rimane un titolo che si difende bene. Se invecchierà in gloria o si affloscerà del tutto, è un’incertezza che i fans italiani, da oggi grazie alla Panini Comics, dissiperanno poco per volta.
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