"Il 2 febbraio è considerato un giorno magico. È il giorno in cui si apre una porta tra il mondo reale e il mondo fantastico, e tutto può accadere. È il giorno in cui a Oulx, un paese tra le montagne della Val di Susa, compaiono due colossi alti tre metri e armati fino ai denti, che assomigliano in modo impressionante ai protagonisti della famosissima saga fantasy di Tarkaan. È il giorno in cui, a Tarkaan, i ferocissimi guerrieri delle montagne danno la caccia a venticinque alunni della scuola elementare di Oulx. All'alba del 3 febbraio, il passaggio tra i due mondi si chiuderà definitivamente, fino all'anno successivo. Ci sono solo 24 ore di tempo perché ogni "creatura vivente torni nel proprio mondo..."
Il popolo di Tarkaan di Pierdomenico Baccalario (Piemme, 2009) è un romanzo che spiazza. Siamo lontani dalle atmosfere dei suoi libri più conosciuti, basti pensare a saghe come Ulysses Moore, Century o al Candy Circle, tutte tradotte all’estero in oltre venti lingue. Siamo anche lontani da molto altro c’è oggi in circolazione nelle nostre librerie, in una continua ricerca dell’originalità che non è fine a se stessa, ma mirata alla realizzazione di un libro di per se stesso sempre nuovo. È questo il bello del poter raccontare storie: essere sempre noi stessi attraverso mille avventure diverse, mille volti nuovi, mille mondi lontani.
Ma Il popolo di Tarkaan è senza dubbio un romanzo particolare, e che prende molto dal fantasy classico giocando coi suoi cliché, ma recuperando elementi dai miti della Caccia Selvaggia medievale, così come dichiarato più volte dall’autore.
Cos’è la Caccia Selvaggia? Un mito che si perde nella notte dei tempi, ma che dal medioevo in poi è sempre consistito nell'avvistamento di un corteo notturno di esseri sovrannaturali e mitologici che attraversava il cielo in una furiosa battuta di caccia, con tanto di cavalli, segugi e quant'altro. Fra i protagonisti, i più svariati condottieri delle più svariate culture: Odino, re Artù, Carlo Magno, Nuada, Arawn, re Waldemar, ecc. La credenza è chiaramente una mitizzazione dell'ancestrale paura del buio, del terrore di restare soli all'aperto di notte, al di fuori delle protezioni offerte dal gruppo sociale degli altri uomini civili.
Baccalario, ancora una volta, ha rivisto la componente classica del mito raccontandoci con garbo come sia sempre esistita l’idea di mondi “altri”, abitati da popoli e creature non propriamente umane, in grado di muoversi dal loro mondo e di entrare in contatto con il nostro. Questo il movente del suo ultimo romanzo.
Un libro divertente, per ragazzi, ma che oltrepassa tutto ciò. È difatti anche un libro che fa riflettere e che in conclusione ci lascia due bei messaggi di fondo: l’amore per la lettura e il rifiuto di ogni discriminazione. I personaggi, tanti, tantissimi, hanno tutti una loro personalità che spicca delle pagine con grande naturalezza. L’intreccio è avvincente e la trama sofisticata quanto basta per tenere incollati alle pagine, ma quando si tratta di uno scrittore con alle spalle tanti volumi, questo appare quasi normale o scontato. Ovviamente non è così. Molto meno scontato è invece il soprendente “sense of wonder” che straripa di continuo da queste pagine. Non manca mai, il libro ne è colmo e ne fa la sua forza propulsiva. Una storia sentita che avvolge il lettore e che lo trascina con sé verso il finale di questa bella avventura.
In sostanza, Il popolo di Tarkaan diventa forse uno dei volumi migliori che Pierdomenico Baccalario ci abbia regalato negli ultimi anni, ben scritto e con “un’anima” non comune.
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