E' uscito a settembre, il primo numero di IF - Rivista dell'Insolito e del Fantastico.
Il primo numero è dedicato a un tema classico della fantascienza, ossia Robot e Androidi. La rivista però ha un titolo che promette futuri ampliamenti verso direzioni a noi più congeniali. A prescindere dai singoli contenuti a essere quindi soggetto di recensione è anche il progetto. Le linee guida del progetto di Carlo Bordoni infatti dovrebbero rimanere le stesse nei prossimi numeri.
La prima cosa che salta all'occhio è la grande quantità di firme qualificate.
Domenico Gallo, Riccardo Gramantieri, Giuseppe Panella, Alessandro Vietti, Francesco Galluzzi, Diego Zandel, Claudio Asciuti, Romolo Runcini e Carlo Bordon non sono sicuramente gli ultimi arrivati.
Anche la sezione narrativa è frutto di scelte che appaiono accurate e in tema con l'argomento del numero. Infatti presenta racconti di Renato Pestriniero, Andrea Coco, Alessandro Vietti, Vincenzo Bosica.
La rivista presenta articoli che vanno a scavare alle origini; se il lettore più "anziano" ha già note le ricche e dotte informazioni in essi contenuti è innegabile come alle nuove generazioni serva sempre un "ripasso" dei classici, senza nulla togliere alle nuove tendenze della fantascienza.
Il recupero di un articolo del compianto Franco Fossati, per esempio, riporta alla luce un'immagine della fantascienza a fumetti che sicuramente non è quella attuale, ma il valore filologico di tale riscoperta è innegabile.
Ricchi gli spunti di approfondimento che vengono dati dalla bibliografia annessa ai vari articoli.
Ma non di sola retrospettiva vive la rivista. Sono ben sette le recensioni di saggi e narrativa attualissima, segno che la rivista guarda anche al presente.
Non manca però una disattenzione, contenuta stranamente nell'unico articolo non firmato, ossia il saggio L'uomo e il suo doppio: Robot e Androidi. Il film Alien non è tratto da un romanzo di Alan Dean Foster, come scritto nell'articolo, bensì il romanzo non è altro che una novelization tratta dalla sceneggiatura originale di Dan O'Bannon e Ronald Shusett, che a sua volta ha parecchie fonti d'ispirazione, sia letterarie che cinematografiche, che da sole meriterebbero un approfondimento più ampio.
Ma non è sicuramente questo a inficiare la bontà del progetto nel suo complesso.
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