Qual'è il suo più bel ricordo di J.G. Ballard?
È il mio migliore amico. I miei migliori ricordi sono quelli domestici, di quando ci frequentavamo con le famiglie e i nostri figli…
Il suo sguardo e la voce che gli si rompono per l'emozione ci suggeriscono di andare avanti con l'intervista. Quella frase al presente dice tutto. Più di una elegia.
Come scrittore è metodico, ha orari regolari, o è più caotico?
Una volta ero più regolare, seguendo una scaletta, poi con il passare dell'età sono diventato più caotico, meno regolare. Il mio metodo di lavoro era molto veloce nel costruire l'ambientazione, ma poi è necessario restringere e tagliare. Qualche anno fa ho smesso di usare questa tecnica e ho cominciato a improvvisare. Sono diventato vecchio…
Cosa pensa dello stato attuale di fantascienza e fantasy o della letteratura in generale?
Non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda. Leggo molto poco della produzione attuale. Ho scritto su certi argomenti per molto tempo, ora ho voglia di leggere altro, come per esempio gialli o letteratura "mainstream". Non dubito che esistano buoni scrittori di genere.
C'è da dire che ora i confini del genere sono più ristretti. Ai miei tempi si parlava di buoni scrittori, e basta.
Pensate a scrittori come Fritz Leiber o Robert E. Howard.
Per esempio per le riviste musicali, che si distinguono in diversi generi, ognuna guardando al proprio orticello, non esiste una rivista sulla "musica", ma tante dedicate al rock, al pop, al jazz. Analogamente esistono riviste di Fantascienza, i cui redattori odiano il Fantasy e viceversa. È una situazione molto diversa da quella che c'era ai tempi in cui scrivevo di Elric. Anche le riviste di giochi si dividono in riviste di role playing oppure di giochi elettronici.
Ma tra quei pochi scrittori attuali di cui ha letto, se proprio volessimo estorcerle qualche nome, quali ha apprezzato?
China Miéville è un buon scrittore, apprezzo la sua visione politica. George R.R. Martin mi piace molto, così come Steve Erikson. Un paio di settimane fa a Parigi ho incontrato un nuovo scrittore americano, Robert Redick (The Red Wolf Conspiracy), che mi ha lasciato una copia del suo libro. Sono un po' imbarazzato quando questo accade perché non sempre riesco a leggerli. In questo caso posso dire che l'incipit mi è sembrato buono.
Ma non sono un forte lettore di "genere", penso che, data l'offerta che c'è oggi, sia un po' saturo.
Ha un buon ricordo dei fumetti di Elric?
Mi è piaciuto molto scrivere fumetti, e in particolare lavorare con un artista eccezionale come Walt Simonson, un ottimo storyteller.
Anche Alan Moore è un grande autore.
Adoro i fumetti perché sono la somma di tecniche diverse che si fondono insieme. Il testo può raccontare una cosa, i disegni un'altra e l'insieme di testo e disegni un'altra cosa ancora. Testo e disegni possono persino essere in contraddizione. Ma è una cosa che mi piace molto.
È una cosa possibile solo con i fumetti?
Sì, secondo me è difficile da realizzare nel cinema, specialmente a Hollywood, dove per ragioni commerciali non è possibile sperimentare.
Trovo che nel fumetto ci sia più libertà nella manipolazione delle linee narrative.
Cosa ne pensa della tendenza attuale a realizzare cicli composti da decine di volumi di 800 pagine?
L'esatto opposto della sua tendenza a ridurre del suo passato.
Trovo la cosa molto noiosa. Sembra che gli scrittori non riescano a fermarsi, non riescano a tagliare, a selezionare. Non trovano la formula per raccontare la storia in un solo volume.
Sembra che sia anche una richiesta del mercato, non trova?
Non mi straccio le vesti per questo.
È un serpente che si mangia la coda. Gli editori inseguono i lettori, che a loro volta sono costretti a scegliere tra quello che è disponibile.
19 commenti
Aggiungi un commentoAndrea, per chi ha scritto saghe è ovvio che non è la saga in quanto tale il problema. Imho Moorcock non gradisce le serie infinite che abbiamo oggigiorno e che piacciono a tanti ma... affliggono tanti altri.
Saghe che si parlano addosso e allungano il brodo. Imo non è un attacco, ma un certo moto di fastidio, che condivido in pieno.
Quanto al riferimento a King, sebbene io abbia un'adorazione per il re del Maine, credo che molti dei suoi libri, presi, ripresi, fumettati, filmati, riscritti e continuati siano un esempio di scrittura logorroica.
A me King piace più di M. quando scrive di Elric, ma i gusti son gusti, non leggi divine.
Un'intervista davvero interessante, mi ha molto colpito la semplicità delle risposte di M. Appartengono per certi versi a una visione davvero ormai svanita dell'editoria, di fatto antitetica a quella attuale... forse una via di mezzo a volte farebbe bene, anche per moderare i toni aspri di certe discussioni. Quel c'è spazio per tutti dovrebbe insegnare qualcosa a molti editori...
Mi ha incuriosito in particolare l'assenza di una considerazione sulle traduzioni italiane, sembra quasi che dribbli la domanda.
Per la questione "non amo le saghe lunghe" penso anche io fosse un'osservazione generale del tipo: guardate, mi piacciono Martin ed Erikson, e finché sono loro va bene, però un po' troppi scrivono saghe quando potrebbero scrivere meno a parità di contenuti: vedi Jordan (che comunque adoro, preferisco aggiungere onde evitare strali e fulmini )
Concordo. L'ho notato anche io. Non ho mai letto gli originali purtroppo, ma a quanto ho sentito in giro ci sono delle piccole incoerenze, soprattutto per quanto riguarda i nomi. Forse lui lo sa ed essendo ospite proprio in Italia ha preferito non rispondere direttamente.
Ma ripeto, potrò dirlo con certezza solo quando li avrò letti in originale.
Sì, certo. Credo che l'interpretazione più vicina alla verità - mia opinione - sia quella che dà Stefano Noventa. Esistono le eccezioni, ma le saghe spesso non hanno motivazioni di essere tali (c'erano una volta le trilogie... e ci lamentavamo un po' tutti di una tendenza globalizzante. Al peggio non c'è mai fine, quindi oggigiorno si parte - lo feci anch'io, sottolineo, salvo ricredermi con il sopraggiungere di una maturità artistica maggiore - da serie enciclopediche, che pochi sono all'altezza di scrivere dando al lettore un prodotto denso e onesto).
Per il resto, mi chiedo perché in questo Paese qualsiasi piccola questione diventi una rissa verbale. Siamo davvero malati, noi italiani, e così continuando ogni volta che alzeremo la voce per motivi seri, perfino gravi, non verremo ascoltati con più attenzione del solito. Ci farebbe bene ficcare in ammollo il sedere nell'acqua gelida una volta al giorno e renderci conto di quali sono le questioni importanti. (M'includo, perché anch'io salto su in modo inopportuno, a volte.)
Gianfranco Viviani ha il diritto di avere la sua opinione - che io rispetto, come dissi già al tempo dell'intervista, nonostante non condivida quasi nulla del pensiero di fondo. E chi sta qui a puntargli addosso il dito dovrebbe ricordarsi che la sua opinione non gli ha impedito di portare in Italia Moorcock, cosa di cui si dovrebbe ricordare chi difende a spada tratta Elric (cosa che dovrebbe far pensare anche tutti quelli che a suo tempo dissero che pubblicava certi autori perché era fascista anche lui: queste sì che sono fesserie! Non si sopravvive trent'anni al mercato librario italiano facendo calcoli di convenienza politica). A me, in tutta sincerità, sarebbe piaciuta molto di più una discussione che mi illuminasse su quelle che Viviani indica come le "nuove leve".
Insomma, lasciamo in pace Moorcock, che ha fatto la storia del genere e va rispettato per il grande scrittore che è. E pensiamo al futuro, perché la vera domanda non andava posta a Moorcock, ma al Viviani direttore editoriale di Delos: gli autori italiani devono scrivere come Paolini per essere considerati "cavalli vincenti" ed essere pubblicati nelle collane Delos Books? Non so a voi, ma a me la prospettiva sembra sconsolante.
Se invece si è semplici lettori, ragazzi, ma chi se ne frega! Nessuno può rubare a un lettore le opere che ha amato e che, inevitabilmente, continua ad amare. Le opinioni non fanno del male a nessuno e sono soggettive.
Chiunque discuta insultando le opinioni altrui, perché diverse dalle sue, sta facendo a pezzettini la libertà di parola di cui lui stesso gode. E se un giorno fosse lui quello che viene attaccato per le proprie idee?
Soltanto perché si parla di Fantasy, non si dovrebbe perdere di vista il buon senso (e non parlo di educazione, perché quando si discute l'educazione spesso è d'intralcio alla verità). Ossia, non conta l'insulto "scemenza", secondo me, quanto il disprezzo che sta dietro all'insulto. Il disprezzo dell'opinione altrui. Quello sì è grave.
Poiché ritengo che alcuni commenti, da utenti anonimi, fossero tesi a insultare soggetti estranei alla discussione, ho provveduto a cancellarli, insieme alla risposte.
I soggetti non registrati hanno più volte espresso sui propri spazi le loro posizioni denigratorie, pertanto non ritengo opportuno che FM dia spazio a chi viene solo per insultare.
Siamo sempre aperti a scambi di idee, agli insulti no.
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