Di Rick Berry avevamo già parlato nella rubrica dedicata agli illustratori, ma questa volta l'abbiamo incontrato di persona in occasione della sua partecipazione a Lucca Games, dove è tornato per la seconda volta dopo 11 anni di assenza. Avendo realizzato lo speciale su di lui pensavo di conoscere almeno un po' Berry, ma se il suo lavoro mi è familiare la persona è stato una scoperta sorprendente.
Artista nel senso più pieno della parola, senza preconcetti verso nessuna forma d'arte, Berry è un autodidatta che ha imparato a dipingere da solo, e la cui unica scuola d'arte sono stati i consigli e l'esempio di amici illustratori che gli hanno dato la loro disponibilità, un debito che l'artista riconosce con affetto anche a trent'anni di distanza.
Sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimersi, nei primi anni '90 Berry fu uno dei primi illustratori a buttarsi nella digital art, cosa che lo ha portato a realizzare la copertina di Neuromante di Gibson e a farsi un nome come autore pionieristico e tecnologico per eccellenza. Oggi anche quest'etichetta sta stretta a qualcuno che dopo il computer ha riscoperto la pittura a olio, e che oggi accetta sempre meno commissioni per libri e advertising ma dipinge per privati, moste e libri d'artista in edizione limitata che autoproduce. Eppure non rinnega nulla, anzi. Basta sentirlo parlare per rendersi conto della sua passione per l'arte in ogni sua forma, e della gioia che gli dà essere di nuovo a Lucca Games dopo tanti anni, oggi come allora in compagnia dell'amico e partner in crime di sempre, Phil Hale, con lui co-autore del poster della manifestazione.
Aspetti molto diversi che pure appartengono alla stessa persona e insieme danno il quadro di una personalità dirompente con idee molto precise sul mondo dell'illustrazione americana, sul mercato dell'arte, e sull'importanza delle collaborazioni creative. Ne saprete di più leggendo l'intervista esclusiva che ci ha concesso, in pubblicazione a breve.
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