- La gonna, e la gamba - mi ricordò Alfred. Cercai di dirmi che quello era soltanto un lavoro… Al e Maria Stella erano senza dubbio professionali e impersonali, e nessuno sarebbe potuto essere più freddo di Claude… ma non ero abituata a tirarmi su la gonna davanti ad altra gente, un gesto che per me aveva una valenza molto personale. Anche se mettevo in mostra quella stessa porzione di gambe quando indossavo i calzoncini corti, e la cosa non mi faceva certo arrossire, in qualche modo l’atto di tirare su quella gonna lunga era intriso di una maggiore sensualità. Stringendo i denti, procedetti a sollevare la stoffa, ripiegandola a intervalli in modo che rimanesse in posizione.
- Signorina Stackhause, la sua espressione deve dare l’idea che tutto questo le stia piacendo - avvertì Al, scrutandomi da dietro la macchina fotografica con la fronte aggrottata in un’espressione contrariata.
Cercai di non mettere il broncio. Avevo detto a Claude che gli avrei fatto quel favore, e i favori devono essere fatti volentieri. Sollevai quindi la gamba fino ad avere la coscia parallela al pavimento, in quella che speravo fosse una posizione aggraziata, posai entrambe le mani sulle spalle nude di Claude e lo fissai. La sua pelle risultava calda e liscia al tatto… ma non era né erotica né eccitante.
- Lei ha l’aria annoiata, Signorina Stackhouse - sottolineò Alfred, - mentre dovrebbe dare l’impressione di essere sul punto di saltargli addosso. Maria Stella, falla apparire più… più. - Maria Stella scattò in avanti per abbassare maggiormente le maniche dalle mie spalle e si lasciò prendere un po’ la mano dall’entusiasmo, tanto da farmi sentire grata per l’estrema aderenza del corpetto.
Il nocciolo del problema consisteva nel fatto che Claude poteva anche apparire splendido e nudo per tutto il giorno senza che io lo desiderassi, perché era un brontolone dai modi scortesi, e non sarebbe stato il mio tipo neppure se fosse stato eterosessuale… non dopo che avessi passato dieci minuti a conversare con lui.
Come Claude aveva fatto in precedenza, avrei dovuto cercare un surrogato nelle mie fantasticherie.
Pensai a Bill, il vampiro, il mio primo amore sotto ogni aspetto, ma invece di provare desiderio fui assalita dall’ira, perché da settimane Bill stava uscendo con un’altra donna.
D’accordo, che dire allora di Eric, il capo di Bill, l’antico vampiro vichingo che, in gennaio, aveva condiviso la mia casa e il mio letto per alcune settimane? No, in quella direzione c’era il pericolo, perché Eric conosceva un segreto che volevo rimanesse nascosto per il resto dei miei giorni, anche se lui non era consapevole di custodirlo nella propria memoria, da qualche parte, perché nel periodo in cui aveva abitato da me era stato affetto da amnesia.
Alcuni altri volti mi affiorarono nella mente… c’era il mio capo, Sam Merlotte, il proprietario del Merlotte’s Bar, ma non proprio il caso di pensare al proprio capo, nudo. D’accordo, perché non Alcide Herveaux, allora? Niente da fare, era una strada da non imboccare, soprattutto se si considerava che ero il presenza della sua attuale ragazza. A quanto pareva, ero a corto di materiale reale, per cui avrei dovuto ricorrere a uno dei miei favoriti fittizi.
Anche le stelle del cinema mi apparivano però scialbe, al confronto del mondo soprannaturale in cui mi ero trovata a vivere da quando Bill era entrato per la prima volta da Merlotte’s. L’ultima esperienza anche remotamente erotica che avessi avuto, stranamente, era consistita nel farmi leccare il sangue dalla gamba ferita, un’esperienza che era stata… sconcertante e che, perfino in quelle circostanze, aveva fatto vibrare dentro di me corde profonde. Ricordai il modo in cui la testa calva di Quinn si era mossa mentre lui procedeva a disinfettare il mio graffio in modo quanto mai personale, rammentai la presa salda delle sue grandi dita calde sulla mia gamba…
- Così va bene - annunciò Alfred, cominciando a scattare fotografie a raffica. Dopo un po’ Claude posò la mano sulla mia coscia nuda quando sentì che i muscoli cominciavano a tremarmi per lo sforzo di mantenere la posizione. Ancora una volta, un uomo mi stava stringendo una gamba, anche se solo con la forza appena necessaria a sorreggerla, cosa che mi era di considerevole aiuto, ma che non aveva niente di erotico.
- Ora alcuni scatti sul letto - annunciò Al, proprio quando stavo per decidere di non poter resistere oltre.
- No - rispondemmo in coro Claude e io.
- Ma fa parte del pacchetto - protestò Alfred. - Non avete bisogno di spogliarvi, sapete, io non faccio quel genere di fotografie, perché mia moglie mi ucciderebbe. Dovete soltanto sdraiarvi sul letto così come siete, con Claude sollevato su un gomito e intento a guardarla, Signorina Stackhouse.
- No - ribadii con fermezza. - Gli scatti alcune foto da solo nell’acqua, sarà molto meglio. - In un angolo dello studio c’era una finta polla, e delle fotografie di Claude, apparentemente nudo, con l’acqua che gli gocciolava lungo il torso sarebbero state eccitanti per qualsiasi donna che non lo avesse conosciuto di persona.
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