Il Vampiro, di John William Polidori, del 1819 è il romanzo al quale si fa normalmente risalire l'introduzione del Vampiro nella letteratura moderna.
Una figura, quella del protagonista Lord Ruthven, che presenta i principali archetipi che tuttora fanno presa nell'immaginario collettivo.
Del vampiro moderno Ruthven ha la carica sensuale, il suo essere un dandy ante litteram, dedito agli ozi e alla seduzione di belle dame, incapaci di resistere al sovrannaturale fascino del personaggio. In realtà il personaggio era una versione letteraria di George Byron, il poeta inglese del quale Polidori era medico personale e amico. Per una serie di equivoci il racconto, pubblicato sulla rivista New Monthly Magazine, venne attribuito a Byron stesso. Wolfang Goethe arrivò persino a dire che il racconto era tra le opere migliori di Byron.
Lord Ruthven nacque dalla stessa cerchia di amicizie frequentata da un'altra scrittrice che sarebbe passata alla storia ossia Mary Wollestonecraft Shelley, che avrebbe inventato il mostro di Frankenstein, ma come si dice, questa è un'altra storia…
Polidori morì giovanissimo, probabilmente suicida in seguito a una forte depressione, nel 1821.
Durante tutto il XIX secolo quindi Lord Rutven divenne il vampiro per antonomasia, tanto che dire "pallido come Lord Ruthven" aveva lo stesso significato che oggi daremmo all'espressione "sembri il Conte Dracula".
Del 1847 è Varney the Vampire, chiamato anche The Feast of Blood, altro romanzo pubblicato in Inghilterra, attribuito in un primo momento a Thomas Preskett Prest e successivamente accreditato anche a James Malcolm Rymer. In ogni caso è un polpettone storico, pubblicato a puntate, un feuilleton di forte presa sul pubblico, articolato su ben 220 capitoli, che ha il grosso merito di introdurre la sovrannaturale capacità di trasformazione del vampiro in altre creature, oltre che ripresentarlo come un affascinante conquistatore, come già fece Polidori.
Sono quindi le donne a subire il fascino del vampiro. E maschili le figure di riferimento. Eppure nel 1871 appare Carmilla, protagonista dell'omonimo romanzo di Joseph Sheridan Le Fanu. Mancano ancora 26 anni all'apparizione del Dracula di Bram Stoker.
Le Fanu è irlandese, protestante, frequentatore dei salotti buoni della società dublinese.
Se Polidori era un frequentatore di ambienti "artistici", più borghese è l'appartenenza di Le Fanu. Pur tuttavia lo scrittore irlandese non segue la traccia del vampiro nobile e dissoluto, animatore della vita notturna. Carmilla è una vampira diurna, una figura eterea che pur tuttavia condivide con i predecessori la forte carica di sensualità, che colpisce non solo il sesso opposto, ma anche il proprio.
Quando Le Fanu scrive Carmilla è quasi alla fine dei suoi giorni, è uno scrittore che aveva conosciuto un certo successo, che affronta questo romanzo gotico senza particolare timore di essere considerato troppo trasgressivo. Il suo stile di vita lo portava, dopo la sua tranquilla giornata, ad andare a letto presto, a risvegliarsi nel cuore della notte per scrivere, salvo poi riaddomentarsi fino alla mattina.
Il romanzo presenta parecchi archetipi del romanzo gotico, tra i quali il rifemerimento a dotte fonti storiche, ma è la carica di erotismo del quale è permeato che è alla base del suo successo, che continua fino a oggi.
La bionda Laura è la vittima predestinata del fascino della bruna Carmila, tanto che pensa di trovarsi davanti a un uomo sotto mentite spoglie, tanto ne è attratta, pur di non ammettere a sé stessa che Carmilla è portatrice di una sensualità che prescinde la "borghese" classificazione dei generi.
Tanto è forte e penetrante l'influenza di questa figura che l'autore decide che per neutralizzare e uccidere definitivamente la vampira non basta l'impalazione, ma aggiunge la decapitazione e la cremazione del corpo. I germi della perversione devono essere distrutti fino in fondo.
Bram Stoker citerà anche questa figura nella prima versione del suo Dracula, creando una Contessa Vampira talmente simile a Carmilla che sarà costretto, dagli eredi di Le Fanu, a rimuoverla dal suo romanzo, salvo poi riprenderla in un racconto breve qualche anno più tardi.
Se poi sembrerà che l'opera di Stoker faccia piazza pulita di questi predecessori è bene ricordarne non solo l'esistenza, ma anche proporne una rilettura.
Se recenti sono le riedizioni sia del romanzo di Polidori che di quello di Le Fanu, ad ovviare alla mancanza di una edizione italiana di Varney il Vampiro sarà presto la Gargoyle Books.
1 commenti
Aggiungi un commentoGrazie Emanuele. Bell'articolo.
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