La ballata del drago saggio e della principessa nervosa
di Laura Schirru
Le mura della fortezza erano abbastanza larghe da permettere a tre guerrieri affiancati di camminarci, ma per il posteriore di Serkol risultavano appena sufficienti: doveva far penzolare la coda fino a terra e appoggiare la testa sui merli per sfruttare al meglio lo spazio, tenendosi ai bastioni con gli artigli. Essere un rettile aveva comunque i suoi vantaggi, e non gli spiaceva restare fermo ad abbrustolirsi al sole pomeridiano, come una lucertola su un sasso. Con la terza palpebra, simile a vetro per trasparenza e durezza, calata a proteggere gli occhi dal vento, osservava le minuscole figure a cavallo che si avvicinavano.
Si chiese se quella sarebbe stata una faccenda di tutto riposo o una seccatura come l'ultima volta: c'era voluto un mese perché il suo stomaco amalgamasse in una palla tutto il ferro delle armature e delle lance, e rigurgitarlo era stata una vera agonia. I cavalieri non gli piacevano né mai gli sarebbero piaciuti, ma già da quella distanza, osservando la sottile figura avvolta in un vaporoso abito di pizzo bianco, temeva che quella principessa fosse piena di pretendenti. Doveva ricordarsi di togliere il metallo prima di mangiare, stavolta.
Sollevò un artiglio, coi rostri del dito opponibile e del primo dito distanziati per misurare le dimensioni della principessa prigioniera: era molto piccola, e anche quando fu vicina ed ebbe attraversato il ponte levatoio, sempre a cavallo, non gli apparve più grande. Una pulce, tutto qui. Purtroppo le pulci sanno renderti la vita un vero inferno, se si infilano sotto le squame dove non puoi grattartele, in attesa che sia notte per cominciare a rosicchiarti a sangue. A giudicare da come la donzella strattonava le corde che le assicuravano i polsi al pomo della sella, Serkol ritenne che fosse proprio una pulce, fin nel midollo. Rimase fermo dov'era per non suscitare confusione con la sua presenza, osservando gli eventi.
Uno dei Senza Volto si avvicinò al palafreno della fanciulla e recise le corde che la trattenevano, per poi sollevarla di peso e posarla in terra. La principessa si liberò di lui con uno strappo sdegnoso.
- Come osate? - esclamò con voce limpida, per niente intimorita. Serkol la guardò bene: dovendola giudicare coi criteri dei bipedi gli parve piuttosto graziosa, sotto tutti quegli strati di tessuto ricamato d'oro, perle e grani d'ambra. Il lungo velo di tulle ricamato formava un lungo strascico dietro di lei, ma era abbastanza trasparente da mostrare una folta, morbida treccia castana, che fremeva come la coda di un drago irritato. Le mani erano piantate sui fianchi con grinta, senza che la loro proprietaria badasse ai brutali segni rossi lasciati dalle corde. Una vera principessa, consapevole della sua importanza e ben decisa a farla pesare, fino all'ultima aggraziata pestata di piedini. Serkol sperò che chiudessero a chiave la torre, dopo avercela portata.
- La vostra arroganza ha superato ogni limite! Voi non potete farmi questo!
Il più anziano dei Senza Volto si fece avanti, con un inchino che a Serkol parve pura ironia. - Temo proprio che l'abbiamo fatto, altezza. Purtroppo sono gli innocenti a scontare i crimini degli empi, ma non temete: qui sarete al sicuro, fino a quando il re vostro padre non vorrà venire a più miti consigli.
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