Il medaglione e la spada
di Marcella Pasquali
― No, Sh’eeba! Non puoi impugnarla con un mano sola! Ricominciamo!
Ansimando per lo sforzo, la ragazza annuì e assunse la posizione di partenza. Allora vediamo: piedi ben piantati a terra, uno più avanti dritto, l’altro arretrato e girato verso l’esterno. E posizionò i piedi. Gambe leggermente divaricate, morbide; ginocchia piegate per ammortizzare il peso del corpo, schiena dritta, busto leggermente ruotato nella direzione della gamba avanti. Diede una rapida occhiata e annuì. Mi sembra buona. Ora pensiamo alla spada: lama rivolta verso il basso con punta che sfiora il terreno e pomolo all’altezza dell’ombelico, presa morbida ma non molle. Prima che potesse rimettere ordine nei propri pensieri, il suo avversario caricò e la disarmò.
― Ma non ero ancora pronta! Non è giusto! ― si lamentò raccogliendo la spada.
― Sh’eeba, così non va bene. Finché i movimenti non ti verranno naturali, non riuscirai mai a duellare. Se devi ragionare anche solo per assumere la posizione di base, allora lasciamo perdere!
― Proviamo di nuovo! ― Stava per mettersi in posizione, quando sentì una voce chiamare: ― È ora di rientrare!
― Uffa! ― fece una smorfia, ma rinfoderò la spada e si avviò. Era meglio non far arrabbiare la vecchia Ina.
L’uomo sorrise. ― Meglio così, eviterai altri lividi.
Quando lei si girò e gli fece la linguaccia, lui scoppiò a ridere.
Ridi fratello, ridi pure, pensò mentre si allontanava. Prima o poi ti batterò.
― Io vorrei proprio sapere perché perdi tanto tempo con quella roba. Che se ne fa una donna di una spada come quella? Posso capire sapersi difendere, magari con l’arco come fai tu, ma quella… quella cosa è troppo grande per te!
Sh’eeba era immersa nella vasca con l’acqua che le arrivava alle spalle e gli occhi chiusi. Annuiva ogni tanto per far credere alla vecchia governante che la stava ascoltando, in realtà la sua mente era da tutt’altra parte. Ha ragione Drac. Non sono ancora pronta per la pratica. Sospirò. Devo prima imparare bene le posizioni poi, quando mi verranno naturali, allora potrò provarle con lui. Fece una smorfia. Certo, se mi prendesse sul serio, almeno un po’… comunque è meglio di niente. Anche perché posso imparare molto guardandolo mentre si allena: tutto si può dire di lui, tranne che non sappia combattere.
― Allora?
― Uhm? Scusa Ina, credo di non aver…
― Lascia perdere ― sospirò la governante alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta. ― Ti conosco bene, ragazza: quando hai quello sguardo è inutile parlare. Ci vediamo di sotto non appena hai finito ― e uscì scuotendo la testa.
Sh’eeba sorrise, ma si sentiva un po’ colpevole: la povera Ina cercava soltanto di farla sentire meno sola e lei le era molto grata, ma purtroppo non la capiva. Neanche suo padre ci riusciva. Se solo la mamma fosse ancora qui. Sospirò. Mamma…
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