Lo scorso 7 gennaio L'Unità ha pubblicato un articolo di Roberto Arduini intitolato: Di destra? No, era un romantico. L'Italia finalmente capisce Tolkien. Il giorno dopo, dal sito de Il Giornale, Gianfranco de Turris ha risposto con un articolo dal titolo: Scoop dell'Unità: gli hobbit sono di sinistra. Per chi fosse interessato entrambi i pezzi sono indicati tra le risorse in rete in fondo a questo articolo. Al primo scambio di opinioni sono seguiti nei giorni successivi altri due contributi, uno per autore, che sostanzialmente ribadiscono le rispettive posizioni.
Nel suo primo articolo, Arduini recensisce favorevolemente il saggio La Falce Spezzata: Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien (ed. Marietti 1820) di cui è uno degli autori – cosa che nell'articolo non menziona -, saggio che raccoglie una serie di studi che inseriscono J.R.R.Tolkien tra gli autori del filone tardoromantico. Arduini afferma poi che la destra italiana si è per molto tempo appropriata di Tolkien, ma che oggi ci sono vari segnali positivi per il futuro nonostante il fatto che "i più zelanti alfieri dell’interpretazione di destra continuano a «raccontar la loro favola», senza accorgersi che il mondo va avanti". Nella sua risposta De Turris sostiene che non ci siano contraddizioni tra l'interpretazione dello scrittore inglese come "romantico" e il lavoro di esegesi già portato avanti da tempo da altri studiosi. A chiusura dell'articolo, De Turris scrive di Tolkien: "Benissimo: fu un romantico che cantò i miti ancestrali, ripropose l’epos in pieno ’900, esaltò il coraggio individuale e collettivo, rivalutò il passato, amò la Natura, si oppose al Potere corruttore. E dov’è contraddizione con quel che scrissero «i più zelanti alfieri della interpretazione di destra»? È che per Arduini e gli altri come lui sono le «interpretazioni di destra» che non vanno di per se stesse. Meglio abolirle in blocco con una polemica che lascia il tempo che trova."
E in effetti la polemica sembra singolarmente sterile, visto che entrambi gli autori si accusano a vicenda di appropriarsi indebitamente di Tolkien ascrivendolo a una certa fronda politica. Scrive ancora Arduini il 12 gennaio: "[…] l’Unità denuncia l’appropriazione indebita di Tolkien da parte della destra da quasi vent’anni." De Turris, pochi giorni dopo: "È un fatto che i giornali tipo l'Unità, espressione di una specifica cultura (non credo che Arduini possa negarlo), abbiano prima accusato e poi snobbato Tolkien, e nessuna acrobazia dialettica lo potrà mai smentire." Di queste due affermazioni colpisce sicuramente la specularità perfetta, ma l'insistenza di voler ascrivere Tolkien a una determinata corrente politica è una diatriba antica nel nostro paese, che di fatto si nutre di se stessa, che torna in auge a ritmi alterni senza apparente possibilità di risoluzione, e che sembra parlare più dei giochi di cortile di certa critica italiana che dello scrittore inglese.
Troppo sottile? Lasciatemelo dire meglio: l'appartenenza politica che la cultura italiana vuole appiccicare come un'etichetta a J.R.R.Tolkien è un problema che sicuramente interesserà ad alcuni, ma che non aggiunge o toglie nulla all'opera dello scrittore.
O almeno così dovrebbe essere. Chi scrive ricorda un compagno di università che alla domanda se aveva letto Il Signore degli Anelli rispose di non volersi neanche avvicinare "a quel fascista" (chiaro, questo era prima della trilogia cinematografica di Peter Jackson, che ha sdoganato il romanzo per una nuova generazione di pubblico e di lettori). Il mio compagno di studi era dotato di singolare apertura e vivacità mentale, ma non è questo il punto. Si pensi quel che si vuole di Tolkien, ma sarebbe ben triste se il risultato ultimo di questo tipo di polemiche fosse l'allontanamento dei più giovani e o dei più influenzabili da un autore prima ancora di aver provato a leggere qualcosa di suo.
Indipendentemente dal fronte politico, la cultura militante di qualunque colore tende all'autoreferenzialità. È sufficiente avere un po' di memoria storica per ricordare che nel nostro paese la sinistra ha considerato a lungo J.R.R.Tolkien un autore di destra (quando non fascista), quando la sinistra progressista americana scriveva "Frodo lives!" nelle università occupate. La destra nostrana, dal canto suo, fu ben felice di poter reclamare come propri i valori tradizionali e morali presenti nei libri dello scrittore, dal sacrificio per un bene superiore alla nobilitazione degli umili. Ma il tema portante del Potere come corruttore per antonomasia è legato al messaggio evangelico – tanto caro all'autore – non certo alla destra. Un tale tirare la giacchetta a Tolkien autore sembra avere poco a che vedere con lo studio della sua opera letteraria.
Inoltre, l'accezione di significato che diamo oggi ai due schieramenti politici non è la stessa degli anni di Tolkien, ed è una distanza di cui va preso atto. Sotto un profilo prettamente biografico J.R.R.Tolken era un prodotto della sua epoca e del suo contesto sociale, oltre che delle esperienze vissute in una gioventù certamente non facile, almeno in superficie molto più conservatore di quanto un osservatore occasionale forse non si aspetterebbe dal creatore del fantasy contemporaneo. (Per maggiori informazioni sulla vita di J.R.R.Tolkien rimando a un approfondimento dedicato alla sua amicizia con C.S.Lewis: www.fantasymagazine.it/approfondimenti/5303/j-r-r-tolkien-e-c-s-lewis-osservando-un-amicizi/)
Data l'universalità dei temi trattati da Tolkien e la sua capacità di rivolgersi trasversalmente al pubblico più ampio e variegato è inevitabile che entrambe le parti se lo contendano, ma sembra un esercizio piuttosto fine a se stesso. Il professore di Oxford ha cercato tutta la vita di rileggere il Mito in modo da riproporlo oggi per un pubblico adulto, e il risultato è il corpus di testi che conosciamo. Ben venga una critica seria e uno studio del senso della narrativa tolkeniana, ma ricordando che lo straordinario successo dello scrittore britannico è partito, in ultima analisi, dal semplice fatto che a prescindere dall'età, dagli studi fatti, dal contesto di provenienza o dalla corrente politica di appartenenza, si ha solo piacere di leggerlo.
Destra e sinistra italiana smettano di litigarselo, per favore.
17 commenti
Aggiungi un commentoIl problema di fondo è che lo schema politico italiano è completamente differente da quello dei paesi anglofoni e noi italiani facciamo fatica a comprenderlo. Tolkien era un conservatore (lo dice lui stesso e lo si può benissimo intuire dalle sue opere) e un conservatore è di un uomo di destra. In Italia però il conservatorismo, nel senso originale del termine (quello a cui si riferisce Tolkien appunto), non esiste e gli uomini di destra italiani non sono sempre dei conservatori, ovviamente a destra ci sono conservatori (sempre nel senso tolkieniano del termine) ma non sono piuttosto rari. Per farmi capire quindi un conservatore non è un fascista (o anche neofascista), non è un democristiano, non è un liberale, etc. e per certi versi non è neanche un repubblicano (motivo in più di assenza di conservatori veri in Italia e di abbondanza invece nel UK e paesi "figli": USA, Australia etc.)
Premesso questo, è chiaro che la sinistra abbia rifiutato Tolkien, perché certamente si trovano su posizioni opposte (sempre nel senso di progressismo e conservatorismo) e questo rifiuto si cerca di attenuarlo (secondo me per le ragioni che dice de Turris, cioè "ha troppo successo per non essere di sinistra") trattando le sue opere al pari di un neutro Harry Potter, Eragon etc. cosa che a mio parere rende poca giustizia a Tolkien, la cui idea di fantasy è opposta a quella di tutti gli autori fantasy contemporanei. La sinistra americana invece si era appropriata di Tolkien semplicemente per una errata interpretazione personale dovuta soprattutto al fatto che Tolkien era ancora un loro contemporaneo e quindi non c'era stato proprio il tempo materiale perché spiegasse bene cosa aveva scritto, infatti non per niente la "bibbia degli hippies" non andò oltre la prima edizione e i "Frodo lives" durano solo alcuni anni.
Passando alla destra (italiana) invece, come ho detto non rispecchia sicuramente le idee di Tolkien perché non c'è in Italia una destra conservatrice vera, resta il fatto però che qualunque destra è per certi versi conservatrice per cui poteva comunque trovare dei punti di contatto con il pensiero Tolkieniano, è quindi anche abbastanza oggettivo che a destra si sia cercato di farlo proprio.
In definitiva, Tolkien non è di destra nè di sinistra se lo confrontiamo con la politica italiana e ed è chiaro quindi che non può essere rinchiuso in gabbie ideologiche con il nostro tipo di schema politico. Ma è vero anche che Tolkien non era uno scritto "neutro" e "anonimo", che ha scritto le sue opere per professione, e quindi buttando lì una bella storiella inventata così su due piedi, come fanno gli autori contemporanei, che in alcuni casi producono storie molto belle e gradevoli ma senza lo spessore che Tolkien ha voluto attribuire alle sue opere. Bisogna quindi arrendersi al fatto che Tolkien era un conservatore ma allo stesso tempo che le sue idee non trovano perfettamente riscontro in nessun pensiero politico italiano, esclusi quei singoli casi di politici "tolkieniani" che però contano poco.
Saluti da un "tolkieniano"
Salve a tutti , io penso che la letteratura , almeno quella fantasy , non centri niente con la politica e/o religione , anzi , forse è l'unica cosa che riesce ad unire persone di schieramenti opposti .
Per curiosità: un collega sostiene che Tolkien in un'intervista ammise di essere di destra e (parole del collega) che Mordor rappresentasse il mondo comunista. Visto che mi sembra piuttosto strano, qualcuno sa se è vero o falso?
Ma veramente vi sono lettere di JRRT in cui egli afferma esattamente il contrario.
Poi, come giustamente detto in precedenza, "di destra" all'italiana non equivale a "conservatore" inglese.
Grazie! Mi documento così la prossima volta so come rispondergli!
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