Dal 6 Febbraio gli artisti della Galleria Dellapina Arte Contemporanea sono riuniti in una collettiva dal titolo Trame, che ripercorre il tracciato di una sensibilità contemporanea trasposta in pittura, disegno, fotografia e scultura.

La sede della galleria è in Piazza Duomo 11, Pietrasanta (Lu). La mostra è aperta dal 6 Febbraio al 14 Marzo 2010, dal giovedì alla domenica, ore 16:30 – 20:00.

Per informazioni: info@dellapinaarte.com

Stefano Bombardieri (Brescia, 1968) ci porta in un grande parco giochi dove nulla è ciò che sembra. Con apparente leggerezza, piacevolmente incantati, le sue opere ci conducono per mano tra realtà e finzione. Le sue sculture disattendono il senso comune per proiettare, ironicamente, il loro contrario. Oltre la meravigliosa apparenza si nasconde sempre la riflessione sul vivere quotidiano. Gli spettatori sono chiamati ad osservare, meravigliarsi, divertirsi, stupirsi, ma anche a ragionare su soggetti tutt'altro che giocosi.

Tom Birkner (Rahway, New Jersey, 1966) si colloca nel contesto dell'attuale recupero della tradizione figurativa e neorealista di area americana. Le sue tele ad olio ci restituiscono questa sensazione primaria: è come immaginare di guardare le scene per caso, stando dietro il vetro di un'auto o di una finestra. Con panoramiche di piccole, medie e grandi dimensioni, la visione pittorica dell'artista è quella di chi, attratto dalla realtà dell'ambiente o da quella dell'azione, da ciò che accade o che è appena accaduto, ne realizza il reportage.

La scultura di  Girolamo Ciulla (Caltanissetta, 1943) è di forte stabilità, estremamente sintetica, misurata, priva di decorazioni, tutta incentrata sulla sostanza, sull’essenza. Attraverso reminiscenze di remote sculture sicule ed echi dell’antica Roma, Ciulla riprende la solennità arcaica del mito calandolo nella contemporaneità. I volti delle sue figure sono tuttavia impenetrabili, facce ambigue come nell’indeterminatezza di un ricordo. Quella di Ciulla è in effetti una scultura della memoria, solida nella forza, sfumata nei contorni. Il travertino è la sua materia ideale: una pietra porosa, imperfetta, che conferisce robustezza alla forma, dando, nel contempo, quell’impressione di sfaldamento che è propria della figura restituita dalla memoria.

Le sculture di Marco Cornini (Milano, 1966 ) sono moderne Cassandre, irrisolte e mute eroine senza corona, che guardano, o meglio sfidano con venerabile e ammaliante malizia alle volte, altre solo con un languore inavvicinabile, uno spettatore che vorrebbe sfiorarle anche solo per un secondo per smuoverle dalla loro ieraticità arcaica. C'è qualcosa di fresco in loro, di popolare e aulico insieme, sono profondamente erotiche eppure lontane dall'essere volgari.

Dalla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, Gian Marco Montesano (Torino, 1949) viene inserito un po' forzosamente nell'ambito del cosiddetto Medialismo, la corrente di revival pittorico, di matrice neopop e fumettista, della quale è stato invece un precursore assoluto. Da questo contesto però si differenzia molto, perché indagando la storia e il passato, Montesano rilegge gli anni drammatici e cruciali della formazione dell'Europa nel corso del secolo XX fino al momento della sua crisi. Ma accanto a queste ci sono anche immagini dolcissime di bambini, seducenti ritratti femminili, vasti paesaggi di gusto romantico, vedute urbane di genere cinematografico, che Montesano dipinge con quel suo inconfondibile stile neorealista, anzi post-realista, carico di elementi grafici e figurativi dai calibrati valori cromatici.

L’ispirazione iniziale delle opere di Jason Jagel (Boston, 1971) è quasi sempre di natura autobiografica e si sviluppa principalmente intorno a tre temi: la famiglia, con la centralità del rapporto che lega il pittore alle sue due figlie; l’interazione con la natura, la passione per la musica.

Queste tematiche costituiscono il cardine a partire dal quale l’artista costruisce e sviluppa un universo visivo in cui s’intrecciano svariate fonti figurative, dal mondo del fumetto e dei cartoni animati a quello del disegno infantile e della fiaba, dalla cultura visuale del cinema a quella della pubblicità, fino all’orizzonte urbano dell’estetica dei graffiti e degli sticker.

Luca Piovaccari (Cesena, 1965) è un artista che gioca il suo lavoro sull’ambiguità dell’immagine, risolta attraverso trasporti fotografici su fogli di acetati, oppure nel gioco più realistico del disegno, in un rimando allusivo che porta allo slittamento continuo fra i vari generi linguistici. Il tutto con i toni del bianco e nero, che sottolineano ancor più la struggente malinconia di queste “radiografie ontologiche”.

L’artista ama il paesaggio: paesaggi di “plastica” che si nutrono del reale ma che estraniano il loro modo di essere e per assurdo diventano altro.